Segnalibro, Guido Guerrera a Fattitaliani: ci stiamo allontanando dalla ricerca della Bellezza. L'intervista

Guido Guerrera, massimo conoscitore dello scrittore statunitense Ernest Hemingway e amico personale della scrittrice Fernanda Pivano. ha pubblicato il volume "Io e Ernest. Pivano-Hemingway sul filo di un amore", edito da Minerva, che ha presentato venerdì scorso, ospite del “Salotto della Cometa”, rassegna letteraria del Teatro della Cometa (via del Teatro Marcello, 4), accompagnato dalle letture di Gennaro Cannavacciuolo. Fattitaliani lo ha intervistato per la rubrica Segnalibro.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Attualmente sono alle prese con la rilettura di un best seller di Mark Twain: Huckleberry Fiin. Possiedo una biblioteca di alcune migliaia di libri e alla mia età, oltre a quelli che continuo a comprare, ritrovo il gusto di una sorta di riscoperta, semplicemente rovistando tra gli scaffali della mia libreria. Prima di Twain ho letto con gusto due interessanti volumi di Pupi Avati: Il Signor Diavolo e Il Ragazzo nella Soffitta.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Quando un autore mi piace ritengo il suo lavoro comunque 'grande'. Adoro Ernest Hemingway e ho un debole per Irene Nemirovsky. Ultimamente di lei mi è capitato tra le mani 'Due': un testo di strepitosa attualità, legato al rapporto di coppia, dai tempi dell'innamoramento iniziale, appassionato e viscerale, fino
al fatale degrado in cui spesso si precipita dopo il matrimonio. Magistrale.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Sono un lettore onnivoro, prima di essere uno scrittore, e come testimonia la mole della mia libreria non mi sono mai fatto mancare nulla...
Ma come per molte altre cose non mi lascio influenzare dalle mode o dalle proposte. In genere aspetto che un libro venga a me, piuttosto che il contrario. 
Significa che quando avviene è perché doveva essere: Es muss sein per dirla con Kundera!
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
Il Don Chisciotte della Mancia di Cervantes. Lo avevo, ma non mi era ancora deciso a leggerlo. Una rivelazione in tutti i sensi e un grande godimento intellettuale. Ci sono avventure dello spirito e della mente che probabilmente si apprezzano meglio a una certa età, così trovo giusto che questo capolavoro sia arrivato nelle mie mani in questa fase della mia vita, per evitare superficialità o fraintendimenti.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità?
Se vuole le rispondo sinceramente: almeno per quanto riguarda l'Italia noto una disarmante e piuttosto diffusa  tendenza alla piattezza ontologica nello scrivere, specchio di un atteggiamento di moda che inclina al 'minimalismo'. Come per altre forme d'arte (musica, pittura, cinema, eccetera) non è un'epoca, questa, particolarmente fertile. Quindi è proprio la vitalità a mancare, a mio avviso. Inoltre ci stiamo imbarcando in tematiche monocordi che si pensa possano 'vendere' . Ma con questo si rischia solo un ulteriore appiattimento del gusto e un servilismo nei confronti del pubblico che non si aiuta a crescere, né  si spinge  a quella ricerca della Bellezza tanto invocata da Dostoevskij e dalla quale mi sembra ci stiamo sempre più allontanando.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Quella degli autori ispanici, dei Padura Fuentes, dei Gutierrez, dei Chavarria, dell'immenso  Marquez ... C'è poesia senza retorica nella loro scrittura, ma anche
colore , tensione,  forza , tecnica descrittiva e sogno. Perché la scrittura come il cinema deve fare specialmente sognare, aprendo varchi all'immaginazione, in una dimensione sospesa tra realtà e fuga calcolata da essa. Leggere è viaggiare, istantaneamente, comodamente seduti in poltrona e al prezzo più basso possibile: e tanto più questo viaggio è leggero e ci porta lontano, quanto più lo vogliamo ripetere. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
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IL LIBRO 
Sullo sfondo c'è lei, Fernanda Pivano, sottilmente innamorata per essere traduttrice e testimone della vita privata e professionale di Ernest Hemingway. Si tratta di un sentimento profondo e lasciato allo stato puro dal rispetto per se stessa e nei riguardi di cose contingenti che non possono essere mutate a nessun costo. Questa è una biografia romanzata nata dalla personale amicizia tra Nanda e l'autore Guerrera. La svariate testimonianze fornite nel corso di nove anni di frequentazione lo hanno indotto a farne un racconto 'in prima persona' cercando di conferire lo stile di una atmosfera, molto 'flou' , priva di una severa consecutio spazio-temporale, pur attingendo a fatti assolutamente veri. Con un andamento 'circolare', il romanzo parte dall'incontro tra lei e Hemingway a Venezia e dopo aver toccato tappe salienti a Cuba si chiude nella stessa città in un clima di memorie nostalgiche e bilanci di una vita.

Fattitaliani

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