Massimo Roscia ospite di Segnalibro. In una soleggiata domenica di marzo che sembra
ferragosto per il caldo anomalo, del
resto si sa che non esistono più le mezze
stagioni, nella splendida cornice di Piazza Ponte Milvio e nello specifico nella location Libri & Bar
Pallotti, Massimo Roscia ci delizia con il suo terzo libro “Peste e corna”.
Il titolo potrebbe far pensare ad una raccolta di scongiuri contro il malocchio e invece no, è sul come disintossicarsi da luoghi comuni, frasi fatte e compagnia bella. Edito da Sperling & Kupfer.
Il titolo potrebbe far pensare ad una raccolta di scongiuri contro il malocchio e invece no, è sul come disintossicarsi da luoghi comuni, frasi fatte e compagnia bella. Edito da Sperling & Kupfer.
La sala è strapiena ma riesco a conquistare la prima fila e mi godo Roscia che con l’argento vivo addosso, il fuoco nelle vene e una birretta in
mano inizia la presentazione. Un
“modestissimo prosatore” che ama la lingua italiana al quale piace scrivere,
scrivere, scrivere come se non ci fosse un domani, estendendo le ricerche
sull’argomento a 360°. Credo non temi di
essere folgorato dalla spada di Damocle e nella sua sicurezza è molto vicino
all’uomo che non deve chiedere mai. Intorno a lui non si sente volare una
mosca”.
“Rompiamo le catene e liberiamoci dalla schiavitù delle frasi fatte, evitando,
come diceva Elio Vittorini di diventare i posseduti e non possessori del nostro
linguaggio. A volte non sappiamo cosa dire ma Samuel Beckett sosteneva che
anche se ci mancano le parole dobbiamo usarle lo stesso e allora vediamo di
usarle bene”.
Per riuscirci è importante seguire le vicende di Mario. Chi è Mario? Uno di
noi!
Parole, parole, parole! Roscia
procede a tutta birra sui luoghi
comuni usati in maniera spropositata soprattutto in campagna elettorale (come da tradizione si apre con il balletto
delle candidature, lavoreremo per i nostri figli, naturalmente i loro e non
i nostri) e nell’ambulatorio medico dove
con frasi fatte sembra che ognuno sia medico di se stesso. È nel calcio che l’uso ripetuto di metafore ripetitive raggiunge
l’apoteosi e il linguaggio, liberatosi dall’inutile e voluminoso dizionario dei
sinonimi e contrari…… esulta con una partita
tattica, superiorità numerica, infallibile cecchino e far partire un
siluro!!!!!
Peste e corna è un manuale intelligente che si legge come un romanzo.
Roscia non si erge a Maestro bacchettando chi li usa, il suo è più un invito a
riderci su e a sbagliare di meno.
Roscia anche in Peste e corna mantiene una grande ironia che fa sorridere il
lettore ma lo induce anche a riflettere. Capita a tutti di usare le espressioni
stereotipate quasi come se fossero un credo comune, l’appartenenza alla stessa
comunità. L’importante è non esagerare!
Ho appositamente infarcito il pezzo di frasi fatte, spero che Roscia non me ne
voglia e continui a lovvarmi…
Peste e corna è utile e divertente, da non perdere! Ovunque voi siate correte
in libreria a comprarlo, a mio parere il cartaceo è sempre meglio di un PDF!
Elisabetta Ruffolo