Si chiama Kinderheim Kunst Quintett's Shilla’n’Kariddy Tour il tour di sei concerti che Mezz Gacano, insieme al suo Self-Standing Ovation Boskàuz Ensemble in versione quintetto, fino a domenica 28 aprile (stasera al Caffè delle Arti - Via Fontana Vecchia a Catanzaro): appuntamenti importanti per un musicista orgogliosamente indipendente, creativo e fantasioso, come ha confermato il recente album Kinderheim, pubblicato da Almendra Music e Lizard Records.
Insieme al chitarrista una formazione coi fiocchi, altamente rappresentativa dell'underground palermitano che trova nella factory Almendra un riferimento forte: la giovane pianista e compositrice Ornella Cerniglia, la coppia ritmica Luca La Russa e Simone Sfameli (basso e batteria ritrovati ultimamente nei Forsqueak) e Beppe Viola, attivissimo fiatista già con Jacqui McShee, Aes Dana, Daniele Sepe e lo stesso Mezz. L'intervista.
Inner
Question. Partiamo dal di dentro. Dal cuore di Kinderheim,
ovvero il booklet che mostra una nutrita scolaresca, apparentemente
riottosa ma in realtà legata dall’amore per la musica. Una sorta
di grande famiglia - in prevalenza palermitana - che anima e
scuote l’intero nuovo album.
La
'scolaresca' parte da lontano, sia per quel riguarda lo spazio-tempo
che per le “risorse umane”; ci sono musicisti che provengono da
'luoghi' musicali completamente differenti fra loro: jazzisti,
concertisti da camera, producer elettronici, musicisti
tradizional-popolari, concretisti, esponenti del Fluxus, saltimbanchi
e mangiatori di fuoco.
Kinderheim
è un titolo eloquente: orfanotrofio, casa vacanza, colonia. Ci fa
venire in mente che la componente nostalgica è spesso prevalente nel
panorama musicale odierno, anche se se le pubblicazioni Almendra
Music guardano di più al futuro che a un’età dell’oro da
rimpiangere, di cui tanti ascoltatori e musicisti sono orfani. Questo
vale anche per Mezz Gacano?
Siamo
tutti orfani di 'qualcosa', soprattutto in termini “artistici”, e
non da ora, nella secolarizzata civiltà europea e occidentale in
genere. “Kinderheim”
letteralmente significa “casa dei bambini”, quindi
“orfanostrofio”, ma in tedesco lo trovi anche col significato di
“colonia”: un luogo in cui i bambini possono stare in sicurezza.
In questo caso particolare per me ha anche una connessione diretta ad
uno dei musicisti a cui faccio spesso riferimento, ovvero Tommaso
Leddi degli Stormy Six: “...acchiappacitrulli/kinderheim...” è
un verso de Il
labirinto
contenuto in L'apprendista,
album che quest'anno compie quaranta anni (il doppio di quanti ne
compie Mezz Gacano). Per me è stata entusiasmante la possibilità di
ospitare in Kinderheim
il disponibilissimo Tommaso, che non finirò mai di ringraziare!
Alla
fine del 2016 hai riportato alla luce il Self-Standing Ovation
Boskàuz Ensemble, protagonista di Kinderheim.
Quali sono le caratteristiche di questa piccola orchestra rock
rispetto alle altre creazioni targate Mezz?
Il
SSOBE è una perfetta combinazione di Rock/Folk/Pop band miscelata
con un sestetto da camera, per poter dare 'sfogo' anche alle
soluzioni più arzigogolate della mia scrittura, ma anche
potenzialmente al servizio di altre scritture “compatibili nella
libertà”.
Questo
tuo nuovo album ha due caratteristiche principali: la coralità e la
“geometria variabile” dell’organico a seconda dei brani. Qual è
il filo conduttore che lega l’intera operazione?
Il
filo conduttore sta nel pensiero, nelle cellule compositive (o se
preferiamo 'moduli') all'interno di ognuna delle composizioni, che
anche se scritte nell'arco di molti anni - alcuni brani risalgono
al 1993 - hanno una sorta di DNA in comune.
Per
gli appassionati della grande e trasversale storia del Rock In
Opposition (RIO) spuntano due nomi chiave: Tommaso Leddi (ospite in
Pic-Nic,
di cui è anche autore, e in altri brani) e gli Henry Cow (ispiratori
di Bitter(N)
Stormy Over Vesuvio).
Cosa ti affascina di questo movimento?
Del
RIO mi piace l'idea 'primordiale' di musica, cioè concepire la
musica, o più ampiamente l'arte, come forma di comunicazione, che
richiede quindi attenzione reciproca, e non come 'arte fine a se
stessa' (tema e dilemma che ha attanagliato tutti gli avanguardisti
del '900): arte - o se ti piace di più, artigianato - per
tutti!
Il
ricco ensemble di Kinderheim
ha il suo baricentro palermitano anche se guarda all’Italia e al
mondo. Palermo Capitale della Cultura del 2018, Palermo sede
operativa di Almendra Music e città natale di Mezz: per chi fa
musica e arte in generale, quali sono le opportunità e le sfide che
lancia la tua città? Quali invece i limiti?
Eh,
Palermo è “La Città delle Sfide”! Lottano tutti, dalla massaia
che fa la spesa al mercato a qualsiasi direttore di teatro o
istituzione e ovviamente “lottiamo noi”. Va da sè che questo
“tessuto di emozioni”, positive o negative che siano, è l'humus
di cui si nutre qualsiasi artigiano del capoluogo siciliano: avere la
ambigua fortuna di esserci nati, e poi fuggiti , tornati, ri-fuggiti
e ri-ritornati, è già di per se una (per)forma(nce) artistica!
I
limiti sono quelli di sempre, ma credo che sia un problema nazionale,
tutt'altro che limitato a Palermo.
Negli
ultimi tempi lo Zeit Studio, gli studi di produzione Almendra Music a
Palermo, si è rivelato ambiente creativo stimolante come pochi:
quanto è stato determinante il luogo e il suo clima per la riuscita
di Kinderheim?
Se
con “clima” ti riferisci all'umidità, devo dire che funziona
alla perfezione per mettere in coltura nuove forme di vita!
Lo
Zeit per me è come andare a casa di un fratello, anzi di una zia che
ti coccola e si prende cura di te, nutrendoti e mettendoti a tuo agio
davanti al camino. Lavorare con Luca, Danilo e Gianluca, e Antonio, è
stato come tornare fra i banchi di scuola, anzi, meglio: come tornare
all' ”orfanotrofio”!
Introducing
Mezz Playlist. Sei uomo e artista di notevole curiosità, la tua
musica lo dimostra in pieno. Cosa c’è attualmente nelle tue
cuffie?
Potrei
forse deluderti, nella mia lista degli ascolti nel giorno di oggi ci
sono: Ruth Brown, Roberto Gatto, Ferdinand et les Philosophes, Boom,
Victim's Family, Gilgamesh, Fred Ho e Zap Mama.
Questa
sorta di “Centipede sicula”, questa big band mutevole, andrà
anche dal vivo o stai immaginando soluzioni diverse?
Il
SSOBE ha già suonato dal vivo in questo ultimo anno, peraltro
facendo sempre il pienone, anche, a Palermo, in luoghi come il Teatro
Biondo e l'Auditorium della RAI. Il prossimo live sarà l'1 dicembre
al Caffé Internazionale, un club in città sempre attento e aperto
ad accogliere musiche e arti diverse dal solito, e che in questa
occasione accoglierà il live del SSOBE (con ospiti speciali...) per
presentare l'album dal vivo. L'idea è quella di portare tutto
l'ensemble in giro per il mondo intero, ma per ovvie limitazioni di
mercato sarò costretto ogni qualvolta ad 'adattare' il gruppo, che
per fortuna è molto flessibile, la qual cosa comunque è anche
stimolante e apre a sempre nuove possibilità.
Foto di Fabio Sgroi