Una
storia che ha dell’inverosimile, quella di un imprenditore
siciliano per anni sotto protezione antimafia assieme alla famiglia.
E’ la storia di una vita blindata. E’ la storia di un incubo
durato tre lunghi anni. E poi si scopre che è tutto un bluff. Ma chi
sta alla regia? Chi manovra i fili della sua esistenza? Ce lo
racconta direttamente Vincenzo Balli, il protagonista di questa
allucinante esperienza.
di Joey
Borruso
Quella
che vogliamo raccontarvi attraverso la nostra intervista è la storia
di Vincenzo Balli, un imprenditore siciliano, la cui esistenza e
quella della sua famiglia sono precipitate per tre anni nell’incubo
di una vita blindata, sotto protezione dell’antimafia.
Perché?
Cosa è successo a quello che, fino a qualche anno prima della
tragica esperienza, era un piccolo imprenditore dalla vita semplice e
tranquilla?
Succede che, all’improvviso, qualcuno convince
l’imprenditore siciliano di essere nel mirino della mafia. A
convincerlo è il suo socio e carissimo amico di famiglia, Mario
Musotto. E così, la sua esistenza e quella dei suoi cari diventa
quella di una vita blindata, sotto stretta protezione.
Molti i
dubbi. E tanta, ancora, la voglia di andare fino in fondo.
Cosa
è successo, signor Balli? Ci racconti la storia dall’inizio?
La
mia famiglia, compresa mia figlia che all’epoca dei fatti aveva
solo tre anni, ha vissuto per più di due anni nella convinzione di
essere sotto scorta e, quindi, in un sistema di protezione antimafia
con tanto di agenti di protezione e repentini spostamenti.
Perché
questa convinzione? Chi vi ha convinto?
A
convincerci del pericolo che correvamo è stato il mio socio in
affari, Mario Musotto, ex carabiniere, che aveva raccontato di avere
contribuito all’arresto di esponenti mafiosi i quali, una volta
usciti dal carcere, cercavano vendetta.
La decisione della mia
famiglia di non voltare le spalle al socio e amico in difficoltà ci
ha portati a vivere una condizione terribile.
La
vicenda apre molti interrogativi e numerosi ragionevoli dubbi. Perché
tutto ciò? Perché il suo amico le avrebbe fatto questo? Chi c’è
dietro Mario Musotto?
C’è,
senz’altro, un’organizzazione militare o paramilitare finanziata
da poteri occulti che potrebbero avere altre finalità. L’unica
cosa da fare è scavare in fondo, e io sono fermamente intenzionato a
farlo. Al momento non mi è dato sapere la verità fino in fondo, ma
sto lavorando per scoprire e capire.
Come
trascorrono questi tre lunghi anni?
Sono
tre anni trascorsi in un autentico inferno, per poi… scoprire la
verità. Mi sono ritrovato, inconsapevolmente, a essere protagonista
di un’assurda vicenda. Ho vissuto un periodo di grande paura,
insieme alla mia famiglia, ignaro di essere incappato in un tragico
inganno, dove la mafia, che per anni ho creduto l’unica, vera
responsabile dei miei mali, non c’entrava nulla.
Dopo tre
appelli di giudizio e la condanna di tre persone, in realtà mai
scontata a causa della lentezza della giustizia, Lei, vittima di
questa messinscena, ha raccontato quanto accaduto nel libro
“The Truman Boss”, scritto insieme al giornalista Giuseppe Lo
Bianco ed edito da Castelvecchi.
Perché
un libro per raccontare la sua vicenda?
Il
libro racconta la mia storia e quella della famiglia Balli, convinta
dal proprio socio di essere finita nel mirino della mafia.
Una
vicenda che apre molti interrogativi e lascia un’infinità di
dubbi. Il mio obiettivo è proprio quello di sciogliere ogni dubbio.
Passerò il resto della mia vita, cercando la verità e lo faccio,
pure, raccontando nel libro la tristemente vera, ma surreale, storia
della mia vita con dovizia di particolari. Particolari che potrebbero
aiutare a fare luce sulla stessa vicenda.
C’è
qualcosa che si rimprovera? Qualche errore commesso in questa
vicenda?
Avere creduto al senso dell’amicizia ed essere stato
disposto a rischiare la mia vita e quella della mia famiglia per non
abbandonare quello che credevo un amico.
E
poi, come è finita questa assurda vicenda?
Alla
fine, con la condanna, almeno di tre persone, anche se in realtà i
responsabili della vicenda sono molti di più e non si è ancora
riusciti a individuarli e punirli. La condanna dei tre imputati,
inoltre, è rimasta solo sulla carta; nella realtà, sono più liberi
di me. Alla fine gli hanno solo tolto l’impiccio di andare a
votare, mentre Musotto è interdetto dai pubblici uffici.
Quali
sono, adesso, i veri valori in cui crede?
Non
credo più nei meccanismi della giustizia italiana. Troppo spesso,
come in questo caso, sono vanificati dalla prescrizione.
E alla
fine, beffa delle beffe, si scopre che a mettere in piedi il copione
è stato un regista autore di un film antimafia. Musotto, infatti,
durante il processo trova tempo e risorse per girare un film
dichiaratamente contro la mafia.
Cosa
ha provato di fronte a questa vicenda?
Ho
provato rabbia e indignazione per le vittime della mafia. Oggi è
molto facile fare antimafia perché non controllano neanche se chi
perpetra reati mafiosi o chi, in qualche modo, ne è coinvolto, abbia
un procedimento penale in corso.
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