Cinema, il produttore Roberto Cipullo a Fattitaliani: “Sconnessi? Una scommessa vinta”. L'intervista

L’ultimo successo, il film “Sconnessi”, lo ha firmato con la sua casa di produzione: la Camaleo. Roberto Cipullo, tra i produttori più richiesti e apprezzati del settore cinematografico italiano, si racconta in esclusiva a Fattitaliani.
Roberto, un bilancio di questa tua esperienza legata a Sconnessi?
Certamente un bilancio molto positivo. La scommessa era quella di prendere un cast importante, un tema assolutamente attuale e affidare il tutto a un regista praticamente alla sua opera prima. Operazione che, purtroppo, in Italia quasi sempre si rivela fallimentare. Noi ci abbiamo sempre creduto, e con l’aiuto di una distribuzione giovane e molto proattiva, siamo riusciti a portare a casa un risultato importante. Un incasso di 1.200.000 euro al botteghino per un’opera prima è un dato che non si vede praticamente più ai giorni nostri. Personalmente poi è stato una esperienza bellissima: abbiamo vissuto per 6 settimane in un paesino del Trentino tutti insieme, dalla mattina alla sera; in clima, anche umano, che si è creato dovrebbe essere d’esempio per tutte le altre produzioni che verranno.
Quali sono i prossimi traguardi che ti auguri che il film possa raggiungere?
Beh, per una commedia i traguardi sono principalmente quelli del botteghino, che già sono stati raggiunti. Non mi aspetto grandi riconoscimenti in termini di premi perché si sa, il nostro è un genere che non fa breccia nei cuori dei giurati dei principali festival italiani. Comunque la cosa buona è che il tema è piaciuto anche all’estero e non escludo che ci possa essere un remake in lingua straniera in tempi abbastanza brevi.
Come nasce il tuo lavoro nel mondo della produzione cinematografica?
Certamente da una grandissima passione. Per anni sono stato amministratore delegato di una delle più grandi società di eventi in Italia e lì ho cominciato, un po’ per gioco, a occuparmi di produzione. Quando poi ho venduto la mia azienda a un fondo internazionale, ho capito che la cosa che più mi sarebbe piaciuto fare era quella di trasformare una passione in un lavoro. E così ho fatto. Dandomi una regola però: non diventare mai un cinematografaro, nel senso meno nobile che questo termine racchiude.
Quanto è complicato, oggi, lavorare in questo settore?
Non puoi neanche immaginare quanto. Sono due anni che aspettiamo la legge che regola il settore, specialmente nelle parti economiche: ho tre film in stand by perché ancora non sono in che modi e termini posso iniziare la raccolta fondi presso finanziatori privati. E se sei un produttore indipendente come me, chiaramente questa situazione di stallo ti complica terribilmente la vita. La nuova legge sembra buona, ma che si sbrigassero a pubblicarla! E poi diciamo che se vuoi provare a creare una vera e propria azienda, fai un po’ più di fatica che in altri campi; nel cinema da sempre sono abituati a cavarsela in qualche modo…non è semplice far capire che è una azienda è che come tale, aldilà della passione e della creatività, ci deve essere una rigorosa organizzazione aziendale, altrimenti i numeri non torneranno mai.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Diciamo che il 2018 sarà un anno importante: abbiamo in preproduzione una co-produzione con l’Argentina per un film molto bello e intenso. Il regista è Sergio Mazza che è già stato in concorso a Berlino e a Venezia. Poi stiamo preparando l’opera seconda di Christian Marazziti, che dopo il successo di Sconnessi torna a lavorare su una commedia molto forte, e da ultimo abbiamo due film, che hanno ricevuto l’interesse culturale del Ministero le cui riprese dovrebbero iniziare entro l’anno…come vedi non riesco proprio a stare fermo.
Fattitaliani

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