Gaetano Pompa, un artista a torto poco noto in Italia

Scriveva Alberto Savinio nel 1920 “Pochi sono rimasti che sanno rappresentare lo ieri e il domani” intendendo per “ieri” la nostra memoria e per “domani” i nostri pensieri e non solo i nostri, ma anche i pensieri degli altri uomini”. Uno di coloro che ha scelto come religione la “memoria” è, appunto Gaetano Pompa.

Nato in Lucania nel 1933 ma presto trasferitosi a Roma e poi addirittura in Germania a Monaco di Baviera dove soggiornò alcuni anni e dove conobbe anche la sua futura moglie, l’artista cercò da subito di far rivivere la poesia del passato attraverso i suoi paesaggi ariosi e pieni di lontananze e nelle sue figure ambigue e talvolta paradossali creando una serie di suggestioni che si sovrappongono con l’insistenza dei ricordi, mescolando passato e presente con una facoltà visionaria che incanta. Il suo stesso arcaismo, nutrito di fonti principalmente romaniche e gotiche, non si risolve mai nel prodotto erudito o a una scelta ironicamente evasiva, ma esprime invece la partecipazione al dramma di cui l’uomo d’oggi soffre costituito dal mito erroneo e pericoloso di un’attualità astratta.

E che egli non sia un divertito narratore di favole lo rivela la carica emotiva e lo spessore umano che tra espressioni ironiche o grottesche spiccano in tante sue opere; il suo mondo poetico è molto più complesso e molto meno “surreale” di quanto può apparire a prima vista poiché la sua memoria del passato ha densità e gravità ammonitrici, non rinchiudendosi nel vagheggiamento di tempi remoti ma calandosi dalla mitologia nella realtà del presente.

Nei suoi quadri sono rappresentate storie così come potrebbero essere raccontate ad un fanciullo: Ulisse, Giuliano l’Apostata, Federico II di Svevia, i Pontefici ed il Diavolo sono tutti personaggi quasi senza tempo perché in tal modo maggiormente ci fanno sognare e ci astraggono dalla realtà di ogni giorno.

Da un punto di vista più strettamente “tecnico”, molto ricorrente è nei suoi quadri l’utilizzo dell’oro come colore e come nobile simbolo costituendo anche un ricordo di quella Scuola dei Maestri senesi che tanto lo incantò da giovane. Ma, d’altra parte, i suoi paesaggi non vogliono rappresentare l’amore per la natura ma l’amore che l’uomo impegna nel trasformare la natura, dandole i connotati e lo spirito della propria regione.

Numerose sono state le mostre di Gaetano Pompa sia in Italia che all’estero e non solo nel campo della pittura ma anche della scultura, dell’incisione e del disegno a cui non corrispose, almeno in Italia, una pari fama, tanto da giustificare quanto lo stesso Vittorio Sgarbi scrisse pochi anni dopo la sua morte avvenuta ad Ansedonia nel 1998: “ Pompa, nonostante l’immensa mole di opere prodotta, non ha quasi bibliografia” ed è quindi “infinitamente meno noto di quanto meriterebbe”.

Riccardo Bramante 

Facebook: https://www.facebook.com/riccardo.bramante
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