Bruxelles, alla Monnaie "Il prigioniero" e "Das Gehege": musica potente, regia efficace, artisti eccelsi. La recensione di Fattitaliani

Fattitaliani
In scena all'Opera La Monnaie di Bruxelles "Il prigioniero" e "Das Gehege" fino al 27 gennaio. Qual è il legame fra l'opera di Luigi Dallapiccola e quella di Wolfgang Rihm? Composte in epoche diverse, apparentemente distanti, entrambe hanno al centro della narrazione due persone e due gabbie, un uomo in carcere illuso dal suo crudele carceriere e una donna allo zoo, appena dopo la caduta del Muro di Berlino, che libera un'aquila, simbolo dello Stato, che però rimane indifferente alle sue provocazioni. 
Nel primo caso il protagonista soccombe e muore perché condannato a morte, ma già la vana speranza di trovare la libertà e la successiva inaspettata delusione che lo aspetta alla soglia dell'uscita lo aveva ferito mortalmente perché si accorge di essere stato vittima fino all'ultimo momento di un gioco e di una tortura inumana. 
Nel secondo caso, è paradossalmente la donna a prevalere su un essere che nonostante le sue dimensioni e le sue forze non la aggredisce ma che anzi, alla fine, si fa soggiogare e uccidere.
La rappresentazione colpisce lo spettatore grazie alle magistrali interpretazioni degli artisti, alla messa in scena, alla musica possente, energetica, inquietante e coinvolgente.
Grandissimo il baritono austriaco Georg Nigl nel restituire con la voce le differenti fasi di un'emotività messa alla prova da una continua alternanza fra dolore, angoscia, dignità e barlume di speranza e di nuovo sgomento: nella parte del Carceriere e del Grande Inquisitore gli fa da perfetto contraltare il tenore inglese John Graham-Hall che lo solleva dalla polvere chiamandolo "fratello", gli infondendo la speranza di una possibile redenzione già sulla terra, ne alimentando l'illusione con il riferimento alla rivolta in atto (siamo in Spagna, al tempo del re Filippo II) per poi gelargli l'anima rivelando l'inganno.
In "Das Gehege" emerge tutta la vocalità potente e solida del soprano spagnolo Ángeles Blancas Gulín (che interpreta anche la madre del prigioniero): eccezionale, al limite dell'umano, un'interpretazione difficile perché tutto il peso del dramma e della vicenda (praticamente è da sola sulla scena) ricade sulle sue spalle e la voce deve conciliarsi anche con un movimento corporeo che deve esprimere da sé il sentimento di ambiguità, timore e prepotenza.
Grande prova anche per il coro diretto da Martino Faggiani e per il Maestro francese Franck Ollu che ha diretto l'Orchestra Sinfonica della Monnaie per una musica potente, forte, sensuale e di grande umanità, una vera e propria sfida. 
Perfetta e coerente la regia di Andrea Breth che si staglia sulla scenografia di Martin Zehetgruber, essenziale ed efficace: realtà e proiezioni della stessa si mescolano, fino alla perdita di connotazioni e confini, in un rimando persistente fra l'una e l'altra dimensione. Il che rende le due opere "simili", universali, atemporali, liriche e drammatiche.
Giovanni Zambito.


Direction musicaleFRANCK OLLU
Mise en scèneANDREA BRETH
DécorsMARTIN ZEHETGRUBER
CostumesNINA VON MECHOW
ÉclairagesALEXANDER KOPPELMANN
DramaturgieSERGIO MORABITO
Chef des chœursMARTINO FAGGIANI
IL PRIGIONIERO
La MadreÁNGELES BLANCAS GULÍN
Il PrigionieroGEORG NIGL
Il Carceriere, Il Grande InquisitoreJOHN GRAHAM-HALL
Primo SacerdoteJULIAN HUBBARD
Secondo SacerdoteGUILLAUME ANTOINE
DAS GEHEGE
Die FrauÁNGELES BLANCAS GULÍN
Orchestre symphonique et chœurs de la Monnaie
Académie des chœurs de la Monnaie s.l.d. de Benoît Giaux
ProductionLA MONNAIE / DE MUNT
Co-productionOPER STUTTGART



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