Kaos 2017, Angelo Andrea Cellura finalista con "Ho perso le chiavi di casa": coltivare i propri ricordi rende veri. L'intervista di Fattitaliani

Si concludono oggi le interviste di Fattitaliani ai finalisti di Kaos 2017, festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana che quest'anno si svolgerà il 9 e 10 dicembre presso l’Accademia di belle Arti Michelangelo diretta da Alfredo Prado, nella nuova sede di via Bac Bac 7. È la volta di Angelo Andrea Cellura autore di Ho perso le chiavi le casa, ed. Medinova. 

Intanto, complimenti per il titolo: apparentemente semplice, sembra già racchiudere in sé e raccontare tutto un mondo, un'esistenza... è così?
È proprio così, in fondo cosa è la vita se non un magnifico susseguirsi di situazioni, semplici, strane o stravaganti, avvincenti o monotone, ricche di emozioni o povere di sentimenti. Perdere le chiavi di casa può essere considerato un minimo comune denominatore delle normali quotidianità. Un fatto magari banale, ma che accomuna il 90% delle persone che in un momento della loro vita si sono trovate di fronte ad una situazione del genere. Affrontare tale situazione, apre scenari del proprio io che forse non si sono mai totalmente esplorati.
Come descriverebbe in poche battute i personaggi principali del libro? Immagini di presentarli ai suoi lettori...
Il protagonista è un sognatore, un “divoratore” di ricordi, un ragazzo che si ciba del passato per immaginarsi il futuro. Nostalgico ma cosciente del fatto che tutto ciò che oggi egli è, rappresenta il risultato di un viaggio durato tanti anni, che ha avuto come stazione di partenza, il giorno della sua nascita. Gli altri personaggi non sono classificabili o presentabili, sono l’innumerevole varietà dell’essere umano, rappresentata in tutte quelle sagome splendide che si incontrano giorno dopo giorno, dal bidello all’incallito giocatore di scopa, dal salumiere al guidatore che deve fermarsi in mezzo alla strada con la sua auto per salutare l’amico che non vede da tanto e crea una fila immensa dietro di lui…
Oltre ai personaggi, mi piacerebbe che si soffermasse su alcuni oggetti simbolo che attraversano la narrazione...
Le chiavi rappresentano la possibilità di avere accesso alle forme percettive più intense che l’uomo può provare. In un tempo di sapori sopiti, di sguardi poco attenti, di lacrime che nascono dal cervello più che dal cuore, le chiavi ti danno la possibilità di riaprire quelle porte che con l’essere adulti, inevitabilmente, si socchiudono. E poi ci sarebbe il cellulare, sicuramente ai margini della storia, ma che si ritaglia un suo momento importante e fondamentale nell’evolversi della stessa, rappresenta il nostro “dipendere” da qualcosa di materiale, il nostro essere connessi al mondo, ma solo in maniera virtuale.
Personalmente, per lei scrivere un libro così intriso di ricordi è stato utile emotivamente?
Mi ha fatto riflettere, mi ha fatto piangere, mi ha fatto pensare che coltivare i propri ricordi, renderli parte della propria vita, non vergognarsi di ridere a crepapelle per una battuta stupida o piangere di fronte a gente che a malapena ti conosce, non fa di te una persona poco matura, ti rende vero.
Qual è il contesto esterno che fa da sfondo alle riflessioni e ai ricordi del protagonista?
Sicuramente il teatro della nostra sicilianità, il paese attraversato dal protagonista potrebbe essere un qualunque paese del meridione e della Sicilia in particolare. Gli stereotipi che si incontrano per le strade, sono facilmente accomunabili a tutte le piazze, a tutti i bar, a tutti gli uffici postali della nostra splendida terra. E così il vecchio liceo potrebbe essere quello della grande Palermo come quello della piccola Licata, poco o nulla cambierebbe.
Alla fine, questa chiave viene ritrovata? 
Beh, dire se le chiavi vengono ritrovate farebbe perdere il gusto della scoperta. Di sicuro vengono ritrovate tante e tante cose, molto più di quello che il protagonista si attendeva all’inizio della sua giornata di ricerca. Al termine della giornata (e del libro), il protagonista si ritrova sicuramente più ricco, di cosa? Leggiamolo e lo scopriremo. Giovanni Zambito.

Le pagine social dell’evento:
Instagram: Kaos Festival
Twitter: @kaos_festival
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Fattitaliani

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