Teatro Tirso, Paola Tiziana Cruciani e Alessandra Costanzo in "Sugo finto" agrodolce come la vita. L'intervista di Fattitaliani

Al Teatro Tirso de Molina fino al 26 novembre “Sugo Finto” di Gianni Clementi per la regia di Ennio Coltorti. Due attrici straordinarie: Paola Tiziana Cruciani e Alessandra Costanzo. Amiche sulla scena e anche nella vita che riescono a sfatare il mito di amiche- nemiche. Due “attrici di razza” che emozionano e sanno toccare le corde giuste. 

Addolorata e Rosaria, due sorelle ma anche due donne sole ma soprattutto vere con i loro sogni e le loro paure. Il testo è molto vivace ma ha un sottile velo d tristezza. Sono due donne che lottano con la vita che non ha loro risparmiato nulla. Una vita agrodolce come quella di tutti. Uno spettacolo che fa pensare e fa venire i brividi. Incanta il pubblico e gli strappa un sorriso o una risata.
Lo spettacolo avrà una Tournée: Firenze, Livorno, Lamezia Terme, Sant’Agata di Militello, San Vito Romano, Formello ed un altro po’ di Piazze.   
Paola Tiziana Cruciani, Chi è Addolorata?  
È una donna che non ha mai conosciuto l’amore, la natura con lei è stata ingenerosa e oltretutto vive con una sorella che le impedisce di realizzare i propri sogni. Nonostante abbiano dei soldini da parte, Rosaria la sorella è piuttosto tirata e tirchia e non gli permette fi fare nulla. E’ una donna che vive di Televisione nel chiuso di una casa a vedere fregnacce come dice mia sorella. Ha una vita fatta di poche cose. 
Cos’è il Sugo finto che dà il titolo alla Commedia e che Rosaria ti costringe a mangiare per non spendere molti soldi? 
Appartiene a parecchie zone d’Italia è il sugo fatto con aglio ed olio e sporcato con la conserva di pomodoro e la pasta diventa un po’ rosata. 
Il testo è molto vivace ma ha un sottile velo di tristezza, sia per alcune cose che loro dicono e sia per il finale che naturalmente non sveliamo. Riuscite a parlare della crisi e c’è la battuta “stanno a chiude tutti…” 
“Solo i cinesi aprono”! È agrodolce così com’è la vita. Anche nella fase più critica della Commedia si riesce a sorridere. L’importante è mantenere sempre il buonumore e vedere le cose con lucidità. 
Con Alessandra siete una coppia collaudata del Teatro, “Due attrici di razza” come vi ha definito di recente Gianfranco Jannuzzo  in un suo post su Facebook, avete mai litigato? 
Abbiamo discusso come si fa normalmente però non ci sono mai state delle vere liti. 
Che cosa avete in comune? 
Abbiamo dei riferimenti culturali simili, una passione per il Teatro comico che però faccia anche un po’ pensare e faccia venire i brividi. Una carriera da caratteriste di cui andiamo fiere. 
“Non esistono piccoli ruoli ma esistono piccoli attori”. Che ne pensi? 
Dico sempre che in America sono attori di supporto e non c’è costruzione senza supporto. Siamo determinanti nella costruzione di un Film o di una Commedia. 
Il Pubblico come risponde? 
Ridono molto e poi quando la Commedia prende un’altra piega, devo dire che seguono con interesse. È bellissimo sentire il rispetto del pubblico anche nei silenzi ed un attimo dopo sentirli sganasciare dalle risate. Segue con molta attenzione. 
Altri impegni?  
Appena finito questo debutto con “L’ebreo” un altro testo di Gianni Clementi, con Paolo Triestino. Saremo prima al Teatro Nino Manfredi di Ostia e poi al Teatro Ghione a Roma. 
Diamo la parola ad Alessandra Costanzo: Chi è Rosaria, la sorella despota? Come tutte le persone deboli che conosciamo, per la paura di dovere far forza su se stessa, si costruisce una corazza di cartone, come fanno tante persone sole. In fondo questi due personaggi toccano il cuore di tutti perché sono due persone sole ma vere. 
La cosa bella è quando vengono in camerino e ci dicono “Oddio te devo portà zia, è uguale, uguale, uguale”. Noi in fondo prestiamo anema e core ai personaggi scritti sulla carta ma che hanno valore solo se il pubblico che ci verrà a vedere trova questa umanità, altrimenti di che parliamo? Di stupidaggini? Negli anni 70 c’era un attore straordinario che lavorava con Judith Malina, quando gli chiedevano perché facesse l’attore, lui rispondeva “per dare voce a chi non ne ha”. Il Teatro a questo serve, non c’è differenza tra il fare ridere o piangere. L’importante è che quando si esce dal Teatro rimanga qualcosa da chiedere a noi stessi, da guardare con più attenzione, stimolare una curiosità, un avvicinamento a qualcosa che magari abbiamo giudicato con troppa superficialità e allora è più interessante porre l’accento sull’umano.
Quanto siete simili e quanto differenti tu e Addolorata?  
Entrambe comunque testimoniano che anche quando si reagisce in maniera diametralmente opposta, se comunque l’input iniziale è lo stesso ci sarà comunque una comunanza di sangue o si può essere amici, colleghi, in ogni caso, si riesce a decifrare cosa fa l’altro e perché. 
Tra Addolorata e Rosaria c’è una simbiosi?  
Assolutamente! Lei alla fine dice “Che faccio senza di te?”. Siccome Paola Tiziana Cruciani è un’attrice e-sa-ge-ra-ta-men-te brava, dopo tanti anni che facciamo questo spettacolo ancora mi commuove. Quando sento nell’orecchio le sue parole, il cuore mi diventa un francobollo. 
Mi fa anche morire dal ridere perché ha delle cose che sono Patrimonio dell’Umanità. I Romani dovrebbero portarla in processione “perché non ci sono più tanti attori che possiedono questo input importante di romanità. È stata la mia Maestra di romanità. Sono siciliana ma sono affezionatissima a Roma, ho tanti amici romani, parlo romano.
In comune con Paola cosa avete?  
I campioni di tennis amano giocare con campioni più forti per tenersi in allenamento. In questi giorni al Cinema c’è il duello Borg- Mcenroe che erano due testa a testa. Paola mi stimola, mi fa crescere, abbiamo un rapporto così sereno che mi affido completamente a lei. So perfettamente che quando usciamo di scena se deve dirmi una cosa me la dice e lo stesso faccio io. E’ un privilegio lavorare con Paola.
Elisabetta Ruffolo

Fattitaliani

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