"Segnalibro", Paolo Vanacore a Fattitaliani: ne "L'ultimo salto del canguro" c'è molto della mia vita. L'intervista

In libreria l’atteso romanzo di Paolo Vanacore, L’ultimo salto del canguro, edito da Castelvecchi per la collana Emersioni, diretta da Michele Caccamo: una divertente lettura inerente la vita di Edoardo, un giovane gay romano alle prese con un lavoro al Bioparco di Roma (il cui frutto è un costante parallelismo tra gli uomini e gli animali) e un amore proibito. L'autore è l'ospite della rubrica "Segnalibro" di Fattitaliani. L'intervista.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
“Le otto montagne” di Paolo Cognetti, “L’ebreo venuto dalla nebbia” di Andrea Mauri, “La più amata” Teresa Ciabatti.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
“Sacrificio” l’ultimo di Andrea Carraro, un capolavoro assoluto. Letto due volte.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Mi lascio consigliare da persone fidate e leggo molte recensioni.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
La mia più grande impresa da lettore è stata terminare la Recherche di Proust, da ragazzo avevo letto solo i primi due volumi.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
La saggistica, non italiana. Mi sono appassionato a Snyder (“Venti lezioni per salvare la democrazia dalle malattie della politica”) Syaud-Facchin (“Troppo intelligenti per essere felici”) e Piketty col suo saggio sul capitale e le diseguaglianze. 
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Provo piacere a leggere i poeti contemporanei e confrontarli con quelli del passato alla scoperta di  analogie, differenze, ispirazioni. Un giorno mi piacerebbe scrivere un saggio a riguardo, ma forse non sarebbe di grande interesse per il pubblico. 
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
Dany Lafèrriere ne “L’arte ormai perduta del dolce far niente”: la filosofia a braccetto con l’ironia.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
“L’Italia che non c’era. Unioni Civili: la dura battaglia per una legge storica” di Monica Cirinnà. Se penso a quanto è stata dura e aspra la battaglia di Monica in parlamento per far approvare una legge necessaria come quella delle Unioni Civili non posso che provare commozione per il suo impegno e la sua determinazione. 
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare? 
Sempre quello della Cirinnà, quando mi sono imbattuto nel capitolo dell’ormai famoso voltafaccia dei grillini a questa legge.
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
Ancora oggi mi commuovo davanti alla visione del film Gli occhiali d’oro, di Montaldo, tratto dal romanzo di Bassani. Terribile, invece, il Pinocchio di Benigni.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Nessuno, la mia biblioteca è molto prevedibile. Forse la Bibbia.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto?E l'antagonista?
Il preferito è Nathan Zuckerman (da Philip Roth), l’antagonista è ’O Brien in 1984 di Orwell.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
Marcel Proust, Andrea Carraro, Josif Brodskij e Peter Cameron, a disquisire d’amore e di ricordi.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 
Il nome della rosa di Eco; la parte centrale è stata sfiancante al di là del latino.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
David Leavitt.
Che cosa c'è di Paolo Vanacore ne L'ultimo salto del canguro?
C’è l’ironia, l’allegria, ci sono gli aneddoti sulla vita degli animali ma soprattutto il protagonista. Questo romanzo, infatti, è fra i miei lavori quello che più mi appartiene (insieme alla fiaba per bambini sul tema dell’omogenitorialità); dentro c’è la mia infanzia, una parte del rapporto con mio padre, il legame difficile, complesso, seppur affettuoso, con uno dei miei fratelli (che nel romanzo ho trasformato in una sorella), e, ovviamente, la mia omosessualità. Giovanni Zambito. 
©Riproduzione riservata.

Vanacore, già autore nel 2008 di un’interessante raccolta di racconti ambientati nella periferia romana degli anni Ottanta, Donne Romane. Storie al margine sotto l’argine (Edilet), colloca anche questo romanzo nella sua Roma, dove si sviluppano le vicende che hanno per protagonista Edoardo, la sua famiglia, i suoi amori e i “suoi” animali del Bioparco.
Tra foche, pinguini, canguri e lupi, Edoardo, timido e introverso, si destreggia nella sua doppia vita: “figlio di buona famiglia” che ancora vive con una mamma servizievole e un papà tanto amato ma sempre assente, e omosessuale dalla ricca vita amorosa e notturna, timoroso di svelare ai suoi cari i suoi orientamenti. La sua esistenza, però, viene sconvolta dall’inaspettata assunzione presso l’ufficio marketing e commerciale del Bioparco di Roma e dall’arrivo di Gabriele, il fidanzato di Margherita, la sorella esuberante e imprevedibile che gli legge negli occhi qualsiasi pensiero. Edoardo si scopre innamorato di Gabriele, bellissimo e ambiguo, andando così a mettere a repentaglio proprio l’unico legame con una donna che da sempre resiste, quello con la sorella. 
Tra colpi di scena, trasferte lavorative all’estero e scontri con la sua famiglia, Edoardo prova a dimenticare quell’amore proibito, giocando con le somiglianze tra le persone e gli animali, a lui tanto utili per capire meglio il mondo che lo circonda e come affrontare le sfide che lo attendono.

Il libro è corredato da una bella prefazione dello scrittore Andrea Carraro che così si esprime a riguardo:
«…Vanacore non ha peli sulla lingua. Il suo eroe si racconta spudoratamente al lettore , senza autocensure o reticenze, rendendo conto dei suoi tormenti e delle sue pulsioni di giovane gay vagamente cosmopolita e romantico, attratto dalla normalità ma sempre incapace di raggiungerla.  Leggendo questo romanzo, ma anche le altre prove narrative di Vanacore, il pensiero mi è andato a Sandro Onofri (anche lui, come l’autore, cresciuto nel popolare quartiere della Magliana, periferia romana postpasoliniana, negli anni della speculazione edilizia, dove Vanacore ha ambientato gran parte delle sue Donne romane). Ma si sente anche il magistero del Tondelli più sentimentale e forse maggiore: quello di Camere separate – soprattutto nelle pagine della trasferta dublinese».

PAOLO VANACORE, autore e regista teatrale, napoletano, vive a Roma, è laureato in Storia del Teatro. Nel 2006 il saggio Gennaro Pasquariello, attore e cantante di varietà vince il Premio Nazionale Studio 12 nella Sezione Teatro. Nel 2006 il racconto Che vuole Marta? viene inserito nell’antologia di racconti gay Men on Men vol.5 per Mondadori. Nel 2008 pubblica la raccolta di racconti Donne Romane, storie al margine sotto l’argine, nel 2011 Piccoli quadri romani dieci corti teatrali in dialetto romanesco, entrambi ambientati nella periferia romana (Edilet). Per Tempesta Editore pubblica nel 2014 Mi batte forte il cuore una fiaba per bambini sul tema dell’omogenitorialità e nel 2015 il romanzo Vite a buon mercato scritto con Silvia Mobili e Romeo Vernazza. Ha frequentato la scuola di scrittura Omero.

L’ultimo salto del canguro
Paolo Vanacore
Castelvecchi - Collana Emersioni
2018
160 pg
€ 17.50
9788832820478

Fattitaliani

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