Segnalibro, Oscar Iarussi a Fattitaliani: amo le letture che mi chiamano a una sfida. L'intervista

Domani, giovedì 23 novembre 2017 alle ore 18.00 nel Foyer del Teatro Eliseo di Roma ci sarà la presentazione del libro "Andare per i luoghi del cinema" del giornalista e saggista Oscar Iarussi (con lui interverranno Giancarlo De Cataldo e Paolo Di Paolo). Ecco l'intervista di Fattitaliani per la rubrica "Segnalibro".

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Sono novità degli ultimi mesi. "Gli anni del nostro incanto" di Giuseppe Lupo (Marsilio), "Non sono razzista, ma" di Luigi Manconi e Federica Resta (Feltrinelli), "Vite che sono la tua - Il bello dei romanzi in 27 storie" di Paolo Di Paolo (Laterza), "L'innominabile attuale" di Roberto Calasso (Adelphi), "Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane" di Massimo Carlotto (e/o), "Esposizioni - Pasolini, Foucault e l'esercizio della verità" di Marco Antonio Bazzocchi (il Mulino), più altri ancora. Non è detto che li legga tutti per intero, a meno che non debba scriverne. Con gli anni mi sono liberato del senso di colpa rispetto al non finire un testo". 
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Ne cito due che sto leggendo e credo proprio che arriverò in fondo. "Il misticismo occidentale" di Cuthbert Butler, appena riproposto dalle edizioni EDB  e un volume della Laterza, a sua volta fresco di stampa, "Storia mondiale dell'Italia" a cura di Andrea Giardina, che ripercorre cinquemila anni di vicende italiane, dall'uomo di Similaun agli sbarchi dei migranti a Lampedusa in 180 "tappe" affidate ad altrettanti autori: un libro importante, che farà discutere.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro? 
Recensioni di firme cui presto credito e il consiglio di amici. 
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
"Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L'avevo letto da ragazzo, quarant'anni fa. Quindi non la considero una rilettura, ma una magnifica "prima volta" che mi ha folgorato per la lingua: un italiano corrusco e tagliente, perfetto: “in un sonno che rassomigliava al nulla” o “Il ragazzo ebbe una delle sue crisi di serietà che lo rendevano impenetrabile e caro". La corda costante della storia italiana - il trasformismo - risuona nel capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (uscì postumo per i tipi di Feltrinelli nel 1958), che tra l’altro cita “la carrozzella da bambini di Eisenstein” in chiave di “felicissimo gag”, ben prima della parodia di Paolo Villaggio.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
Sul mercato tirano le tante sfumature del  noir e i fumetti o graphic novel che dir si voglia, ma i titoli più interessanti a mio avviso vengono dalla saggistica e dal giornalismo. Faccio qualche esempio: tra i saggi "Rabbia e perdono" di Martha C. Nussbaum e "Ribelli contro Roma - Gli schiavi, Spartaco, l'altra Italia" di Giovanni Brizzi, entrambi editi dal Mulino;  per il giornalismo "L'edicolante di Charlie" di Anais Ginori (Bompiani) e  "Sillabario dei malintesi" di Francesco Merlo (Marsilio).  
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Le letture che mi chiamano a una sfida, tipo "Ada o ardore" di Vladimir Nabokov per Adelphi, comprato ieri l'altro.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
"Quanto sei cool" di Gaetano Cappelli (Sonzogno), un autore che trovo irresistibile. 
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
L'anno scorso nei "Racconti" di Daniele Del Giudice (Einaudi)... "camminavo in puro allontanamento, in un buon odore d'ottobre" ("L'orecchio assoluto"). C'è un perché nella commozione? A volte tra l'altro confina con il sorriso, mi è successo un mese fa con "Saluti notturni dal passo della Cisa" di Piero Chiara. Ero al Premio Chiara ospite di Bambi Lazzati e Mauro Gervasini, che mi ha detto "Leggilo!". Aveva ragione, struggente e divertente. 
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
Faccio il giornalista delle pagine culturali di un quotidiano, "La Gazzetta del Mezzogiorno". Mi occupo di libri ogni giorno, perché arrabbiarsi? Si può sempre stroncare o ignorare.    
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
Di recente mi è piaciuto "Le nostre anime di notte" con Robert Redford e Jane Fonda, dall'omonimo romanzo di Kent Haruf (NN editore). Meno "Una questione privata" dei fratelli Taviani, dal romanzo di Beppe Fenoglio. E sì che i Taviani avevano fatto centro, a mio avviso, con "Maraviglioso Boccaccio" dal Decamerone solo un paio di anni fa. 
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Nessuno, credo. 
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
Difficile. Ci penso e la prossima volta mi dichiaro, ma Milton e Giorgio (senza dimenticare Fulvia) nel suddetto Fenoglio, Bartleby lo scrivano, Oblomov e certi personaggi di Joseph Conrad ed Henry James sono in zona podio.  Per non parlare di Garibaldi, me ne innamorai quando lessi le biografie di Denis Mack Smith per Laterza e  di Jasper Ridley tradotta da Mondadori.    
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
Tra chi non c'è più, per rimanere al Novecento, lo stesso Fenoglio, Dino Buzzati ed Eugenio Montale, due grandi giornalisti-scrittori, Elio Vittorini, Virginia Woolf, Anais Nin, Wislawa Szymborska e Marshall Berman, un saggista di cui amai nei primi anni Ottanta un libro cruciale, "Tutto ciò che è solido svanisce nell'aria. L'esperienza della modernità". Tutti insieme per vedere l'effetto che fa e non annoiarsi. Vivi, gli amici, ma eviterei di fare nomi. In compenso, mi capita di partecipare alle cene di un editore, Alessandro Laterza, dove i convitati sono sempre interessanti e l'ospite è uno chef niente male. 
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?
Non lo ricordo. 
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Biografia? "Ma de che!", per dirla con Albertone. Risparmierei sulla carta. 
Che cosa ritroviamo di Oscar Iarussi in "Andare per i luoghi del cinema"?
Molto, a partire dalle pagine romane sul Centro Sperimentale di Cinematografia dove mi diplomai nell'85 e dal girovagare nei luoghi del Lido di Venezia cari alla Mostra del Cinema, che frequento da oltre trent'anni e alla quale ho l'onore di collaborare. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
L’Italia oggi ha ripreso a vincere premi e a far parlare nel mondo della sua Grande Bellezza. Una bellezza sfaccettata e contraddittoria, mai convenzionale, che vibra nel racconto di dieci «città del cinema»: Torino col suo Museo, Milano borghesissima e proletaria sullo schermo, Venezia decadente e festivaliera, Bologna e la sua Cineteca, Firenze con vista sulla storia, Roma eterno caos calmo, Napoli da Totò a Gomorra, Palermo gattopardesca e «paradisiaca», Bari capitale di Lamerica e Matera della cultura europea nel 2019. 
Il Paese del neorealismo con i suoi attori «presi dalla strada» anche un set favolistico per le produzioni hollywoodiane, da Guerra e Pace girato in Piemonte alla Passione di Cristo in Basilicata, all’Inferno nella Firenze dei nostri giorni. Trame, luoghi, volti e avventure produttive con cui il nostro cinema ha continuato a ispirare generazioni di cineasti. 
L'AUTORE
Oscar Iarussi è giornalista e saggista, responsabile Cultura e Spettacoli della «Gazzetta del Mezzogiorno». Critico cinematografico, fa parte del Comitato esperti della Mostra di Venezia; ha presieduto la Apulia Film Commission e ideato la rassegna «Frontiere. La prima volta» (catalogo Laterza, 2011). Tra i suoi libri: «L’infanzia e il sogno. Il cinema di Fellini» (Ente dello Spettacolo, 2009), «Ciak si Puglia. Cinema di frontiera 1989-2012» (Laterza – Edizioni della Libreria, 2012), «Visioni americane. Il cinema “on the road” da John Ford a Spike Lee» (Adda, 2012); per il Mulino «C’era una volta il futuro. L’Italia della Dolce Vita» (2011). 

Fattitaliani

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