Ospite odierno della rubrica "Segnalibro" lo scrittore e giornalista siciliano Andrea Giostra, che sabato 25 novembre presso la sala Barozzi dell'Istituto dei Ciechi di Milano riceverà la Targa Milano International con l'opera "Novelle brevi di Sicilia". L'intervista di Fattitaliani.
Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Nessuno! Non tengo libri sul mio
comodino. In camera da letto non ho mai avuto neanche la TV. I libri da leggere
li tengo sulla mia scrivania e quando posso ne prendo uno e lo leggo. Li tengo
sulla scrivania perché quando leggo ho bisogno di segnare, di appuntare le mie
note, i miei commenti, un po’ come fa il cavalier Filippo Gargallo nel racconto
“A proposito…” di Luigi Capuana della raccolta “Racconti Siciliani”. Quando
leggo ho bisogno di prendere appunti, mi serve per tracciare la mia memoria. Lo
faccio da sempre. In questo momento sulla mia scrivania ho una ventina di
libri. Se dovessi dire quale ho letto l’ultima volta, allora direi un
interessante romanzo di uno scrittore torinese, Enrico Remmert, “La Guerra dei
Murazzi”. Da rileggere ho la raccolta delle opere di Gesualdo Bufalino edita da
Bompiani, uno dei più grandi scrittori siciliani secondo me. Questo per fare
solo due nomi, ma ovviamente ce ne sono tanti altri e di diversi generi
letterari.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Dall’adolescenza sono un appassionato
di Dostoevskij, quindi dico Dostoevskij! Se devo suggerire uno dei suoi romanzi,
certamente “Delitto e Castigo”. Se invece uno dei suoi racconti brevi, “Il
Giocatore” o “Memorie del Sottosuolo”. I suoi libri sono tutti molto interessanti,
da leggere o rileggere senza esitazione, almeno per me.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Se un libro mi viene consigliato da
una persona che apprezzo per la sua cultura, allora lo compro per leggerlo.
Negli altri casi vado in libreria, in centro a Palermo ce ne sono un paio
facilmente raggiungibili dal mio studio, Feltrinelli e Broadway, faccio un giro
per i banconi e gli scaffali, leggo le copertine, la quarta pagina, chi è
l’autore, la sua short-bio, e se mi convincono, lo compro. Poi ci sono i libri
che mi vengono inviati dai miei amici virtuali scrittori. Quelli sono parecchi,
in formato elettronico o cartaceo, li tengo virtualmente impilati al computer
in una cartella che chiamo “libreria”, e quando posso, ne leggo qualcuno.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima
volta?
Ho recentemente riletto la raccolta
dei “Racconti Siciliani” di Luigi Capuana, Giovanni Verga e Luigi Pirandello, pubblicati
tra il 1900 e il 1920 dall’allora famosissimo quotidiano siciliano “L’Ora”, editi
nel 1988 dalla “Nuova Editrice Meridionale” di Palermo con una splendida
introduzione di Leonardo Sciascia. Un vero capolavoro per chi ama la
letteratura siciliana. L’avevo letto moltissimi anni fa. È stato come ritrovare
un prezioso gioiello dimenticato in un vecchio scrigno. Una prelibatezza
letteraria! Ho visto che non si trova più nel mercato editoriale, né cartaceo
né in formato e-book. Almeno io non l’ho trovato! La casa editrice non esiste
più da tanti anni. Si può leggere da alcuni Blog online, tra cui quello che
riporto alla fine di questa intervista.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare
vitalità?
Siamo nell’era dei social, di Internet, dei Blog, delle
pagine Facebook, di Instagram. Oggi è la scrittura di questi portali che
cattura molto l’attenzione, che si dimostra essere la più vitale. Le frasi
copiate e incollate, oppure create dagli utenti internet. I post con i loro
significati evidenti o celati. I consigli o le raccomandazioni. Le esperienze
vere o immaginate. Insomma, tutto quello che è social e virtual, oggi
domina su tutto quello che è tradizionale: narrativa, giornalismo, fumetti,
etc... Non so quale sarà il futuro della letteratura su carta per i nati nel
ventunesimo secolo. Forse tra venti o trent’anni anni scomparirà. Non lo so!
Vedo che i nati nel ‘900, come lo sono io, siamo ancora ancorati alla lettura
di determinati generi letterari su carta, per l’impronta culturale che abbiamo
ricevuto a partire dalle elementari in poi. Ma i nati del ventunesimo secolo?
Quanti libri su carta leggono? E quali generi? Ne leggono, a parte quelli della
scuola? Sinceramente non ne ho idea. Bisognerebbe studiarlo questo fenomeno in
così forte evoluzione. Per cui, per tornare alla domanda, posso dire, dal mio
personale punto di vista, che la vitalità dipende da tanti fattori e che spesso
un elemento apparentemente insignificante può divenire dirompente nel successo
di uno scritto, di un libro che appartiene ad uno specifico genere letterario.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere
ultimamente?
Non è il genere letterario che mi
procura curiosità intellettuale o piacere letterario, è lo stile della
scrittura dell’autore che deve essere in grado di catturarmi, che deve intrigarmi.
È la stessa cosa che vedere un bel film. Ci sono per esempio film drammatici o
romantici bellissimi, che emozionano, che fanno piangere, che mettono i
brividi. In questi casi quello che ha funzionato sono tante componenti messe
insieme dalla produzione: la storia, la sceneggiatura, le musiche, la regia, i
dialoghi, gli attori, la fotografia, e tutte le varie parti dell’industria
cinematografica che hanno creato quell’opera. Non c’entra nulla il genere
cinematografico. C’entrano invece tutti questi “ingredienti” ben amalgamati, che
devono essere messi insieme in un “modo” artistico che funzioni, dove
funzionare significa che il “prodotto finito”, di cui godrà lo spettatore, sarà
riuscito ad emozionare e a innescare emozioni in chi ne fruirà. Se tutto questo
non accade, allora è un pessimo film, di qualunque genere esso sia. La stessa
cosa vale per i libri. Se lo scrittore non è riuscito a raccontare la sua
storia in modo efficace, dove per efficace intendiamo riuscire a catturare il
lettore, ad innescare emozioni in chi legge, allora quel libro è un pessimo
libro, un libro da cestinare, al di là della storia raccontata che può anche essere
una storia interessante, ma raccontata male. Se vogliamo fare un altro esempio,
è come raccontare una barzelletta, la storia è sempre la stessa, ma non tutti
nel raccontarla siamo in grado di far ridere il nostro ascoltatore, di
emozionarlo con una risata. Cos’è che non ha funzionato? Io per esempio non so
raccontare le barzellette, e come me tantissime persone. Perché? E il modo di
raccontarle che non funziona, non siamo in grado di “recitare” una barzelletta.
Non è la storia, il genere, bensì il modo. Se vogliamo fare un salto indietro
nel tempo, per approfondire quello che intendo dire, potremmo leggere un bel
saggio di Sigmund Freud, “Il Motto di Spirito” (1905), dove sono spiegate
benissimo tutte queste cose, quali sono gli elementi e come devono essere messi
insieme per suscitare il sorriso o la risata.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere? Perché?
Sono tanti i libri che mi hanno fatto
sorridere, di un sorriso intelligente e acuto. Di chi è capace di comporre letteratura
per far sorridere delle cose della vita, cosa molto ma molto più complicata del
far piangere. “Racconti Siciliani”, per rimanere in tema, è certamente un libro
che fa sorridere, che fa pensare. Ci fa capire che il ‘900 in Italia non è
ancora finito se è vero come è vero che quello che scrissero nei primi anni del
secolo scorso, potrebbe sicuramente essere utilizzato come metafora dei giorni nostri.
E poi non può mancare Andrea Camilleri, e di lui senza dubbio consiglierei “La
Rivoluzione della Luna”, un capolavoro assoluto a mio parere, che scrive della
Palermo del diciassettesimo secolo, ma anche della Palermo di oggi, una
straordinaria metafora che fa sorridere ma che insieme rattrista. Il messaggio?
In Sicilia da millenni non è mai cambiato nulla! E qui ci scappa un altro
sorriso!
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
Non ho mai pianto leggendo un libro.
Non lo so perché, ma è così. Mi sono rattristato e arrabbiato tantissime volte.
Anche in questo caso l’elenco dei libri sarebbe lunghissimo.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
Ci sono libri che mi stupiscono per
come sono scritti male e per il successo incredibile che hanno ottenuto. In questi
casi penso che chi lo ha comprato non l’abbia letto, perché se l’avesse letto
per davvero l’avrebbe riportato indietro dal libraio per chiedere indietro i
soldi! E ce ne sono parecchi di questi, alcuni hanno pure vinto premi letterari
importantissimi come lo Strega o il Campiello. Questo per dire che certamente
in questi concorsi letterari non vincono i migliori romanzi, ma quelli meglio
sostenuti “politicamente” dalle case editrici. Ecco, questo mi rattrista e mi
fa arrabbiare, proprio perché il merito in questo Paese non è consentito in
niente, neanche nella scrittura!
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale
no?
Senza dubbio alcuno “Il Nome della
Rosa”, il primo vero romanzo di Umberto Eco, pubblicato nel 1980. Libro
straordinario, bellissimo. Dovrebbe essere un romanzo da leggere
obbligatoriamente nelle scuole italiane insieme ai “Promessi Sposi” di Manzoni.
Un libro che lessi da adolescente. Divorato. Che mi prese tantissimo, storia e
giallo insieme. Pochi anni dopo, nel 1986, uscì nelle sale cinematografiche il
capolavoro con lo stesso titolo di Jean-Jacques Annaud con un superbo Sean
Connery e un impressionante Ron Perlman. Ancora oggi ho presenti nella mia
memoria quelle immagini. Aver letto il libro prima di vedere il film, mi diede
la possibilità di ripercorrere i ricordi che avevo della lettura attraverso la
straoridnaria narrazione cinematografica di quella che io penso sia una vera perla
della settima arte.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua
biblioteca?
Non lo so! Ho migliaia di libri, di
tutti i generi. La sorpresa non potrebbe che dipendere da come è fatto chi si dovesse
sorprendere … più che dal libro.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? E l'antagonista?
L’uomo e la sua interiorità, le sue
emozioni, le sue pulsioni, le sue paure, le sue speranze … un po’ quello che
racconta Dostoevskij in tutti i suoi romanzi, in tutti i suoi racconti …
insieme a lui tantissimi altri scrittori ovviamente. È questo il mio
“protagonista preferito” quando leggo un libro, l’uomo e la donna e la loro
interiorità raccontata, disvelata. Cosa molto ma molto difficile da scrivere.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti,
inviterebbe? Perché?
Nessuno. Degli scrittori vanno letti i libri.
Conoscerli dal vivo e passare una serata con loro potrebbe essere deludente.
Molto deludente e forse anche noioso. Nel leggere un libro ognuno di noi si fa
un’idea dello scrittore. Ma è un’idea illusoria, proiettata, irreale,
immaginata. Si arriverebbe a quella cena con delle aspettative che certamente
andrebbero deluse. E per questo non ne inviterei neanche uno dei miei scrittori
preferiti. Inviterei i loro lettori invece, per chiacchierare e confrontarmisulle letture che abbiamo fatto dello
stesso autore. Quello sì. Sarebbe molto interessante.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?
Ci sono tantissimi libri che ho
interrotto. Non posso fare un elenco. Sono tanti. Se dopo le prime dieci quindici
pagine non mi appassiono, lo chiudo e lo archivio in libreria con una mia nota.
Appunto sul libro perché l’ho interrotto così se un giorno dovessi riprenderlo,
leggendo i miei appunti saprei subito perché non devo perdere il mio tempo per
rileggere quel libro.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Non ho mai pensato, né penso, che qualcuno
potesse scrivere una mia biografia. Quindi nessuno!
Cosa ritroviamo di Andrea Giostra in "Novelle Siciliane"?
Niente e tutto.
“Niente” perché stiamo parlando di
tre “divinità” della letteratura siciliana e internazionale, gli autori che
hanno scritto le “Novelle Siciliane” sono dei mostri sacri della letteratura.
Io sono solo un loro semplice lettore da quando andavo al liceo.
“Tutto” nel senso che certamente
Verga e Pirandello, come tutti i siciliani e come tutti gli studenti del sud,
li studiai e li lessi al liceo, e poi per i fatti miei. Ricordo liceale di aver
comprato tutti i libri di Pirandello per esempio. Da questo punto di vista
“tutto” perché certamente hanno contribuito parecchio alla mia formazione
culturale e alla conoscenza che ho della mia terra, la Sicilia, da una
prospettiva letteraria, oltre che da quella mia esperienziale. A questi
aggiungerei Tomasi di Lampedusa con il classico “Il Gattopardo”, Sciascia,
Bufalino, poi il Camilleri romanziere più che quello “Montalbano”, e altri scrittori
siciliani che però ho letto più distrattamente.
Le “Novelle brevi di Sicilia” non
hanno nulla dei “Racconti Siciliani”, parliamo di due pianeti diversi, un
sassolino da una parte e il sole dall’altra! Le scrissi oltre dieci anni fa con
il mio Nokia E90, e le ho pubblicate con StreetLib poco più di un anno fa. Sono
piccolissime storie di vita quotidiana e si leggono in un minuto ciascuna. Tra
l’altro, è forse il primo libro che vince un premio letterario, il Premio
Letterario Milano International assegnato a Milano il 25 novembre 2017, che si
può leggere e condividere gratuitamente da sempre dal mio Blog. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
Link:
ANDREA GIOSTRA