Bruxelles, ne "El Baile" un alfabeto del corpo racconta la storia argentina. La recensione di Fattitaliani

Grande occasione a Bruxelles al Teatro Nazionale: fino al 16 novembre è andato in scena "El Baile" della coreografa Mathilde Monnier e lo scrittore Alan Pauls, che attraverso la danza traccia la storia popolare dell'Argentina dagli anni '70 ai giorni nostri.

Espressioni del corpo e attraverso di esso dell'anima emergono grazie a tacchi vertiginosi movimenti energici e divertenti e momenti di grande tensione drammatica: i ballerini evocano con nostalgia e umorismo canzoni, musica e ritmi che hanno segnato il popolo argentino dagli anni Settanta, tra cui il colpo del 1976 e la Coppa del Mondo del 1978.
Samba, cumbia, techno, rock, rap, hip hop: ogni genere evocato ed eseguito con brio. C'è anche il tango, ovviamente e viene offerto al pubblico con uno stratagemma coinvolgente: una coppia inizia a ballare, ma presto viene raggiunta dalla dozzina di altri ballerini, formando una sequenza elegante che alla fine sarà guidato da una donna.
La danza riportata alla sua essenza di movimento che reca in sé un significato: coreografie che si combinano come un alfabeto del corpo il cui linguaggio è carico di rimandi e storici e sentimentali. 
Questa lettura trova piena realizzazione nell'unità del luogo, la sala da ballo, in cui un'assenza di testo parlato esprime fortemente la volontà di raccontare la storia di un paese attraverso la sua danza e le singolari esperienze dei ballerini: i due autori di "El Baile" hanno ripreso l'idea del gioco di culto creato nel gennaio 1980 dal regista Jean-Claude Penchenat e dalla compagnia del teatro du Campagnol. "Le Bal", che ha raccontato la storia della Francia dalla Liberazione negli anni '80, è stato poi portato al cinema dal nostro Ettore Scola. 
Giovanni Zambito.
Fattitaliani

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