NAZIM HIKMET "IL POETA SEDUTTORE"

AMO IN TE

Amo in te
l'avventura della nave cha va verso il polo
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.

Il 13 giugno del 1963 si spegne Nazim Hilmet uno dei più importanti poeti del Novecento ricordato principalmente per il suo capolavoro "Poesie d'amore" che testimonia il suo grande impegno sociale ed il suo profondo sentimento poetico.
Nasce a Salonicco all'epoca parte dell'Impero Ottomano (ora Grecia ) il 20 novembre del 1901 da una famiglia aristocratica. Padre console, nonno diplomatico, madre pittrice e poetessa appassionata di poesia francese, in particolar modo da Baudelaire e Lamartine.
Hikmet inizia a lavorare come insegnante ma subito viene costretto ad espatriare per le sue forti idee politiche denunciando platealmente il genocidio armeno. Arriva in Unione Sovietica dove si sposa per la prima volta. Grande amante delle donne certo non si fermerà alla prima consorte. Difatti anulla quasi immediatamente il suo primo matrimonio e torna in Turchia. Viene nuovamente condannato alla prigione nel 1929 e trascorrera' cinque anni in carcere. Questo sara' per lui un periodo pero' estremamente prolifico. Scrive nove libri di poesie che avrebbero rivoluzionato la lirica moderna con l'uso di versi liberi.
Si sposa per la seconda volta con una donna vedova con figli e per mantenere la nuova famiglia lavora come rilegatore di libri.
Nel 1938 scrve un poema per il quale viene accusato di rivolta contro il Governo Turco. Viene arrestato, processato e condannato a ben 28 anni e 4 mesi di prigione anche per le sue idee anti-razziste e anti-franchiste. Nel frattempo divorzia dalla seconda moglie.
La sua carcerazione sara' lunga e dolorosa tanto che in questi anni viene colpito dal primo infarto.
E' l'intervento forte di una commissione internazionale di artisti composta da Pablo Picasso, Tristan Tzara, Paul Robenson e Jean-Paul-Sastre che riesce nel 1950 a farlo scarcerare.
Si sposa per la terza volta con Munevver Andac traduttrice in lingua polacca e francese conosciuta quando lei lo visitava in prigione e a cui lui dedica meravigliose poeie.

SEI LA MIA SCHIAVITU', SEI LA MIA LIBERTA'
Sei la mia schiavitu' sei la mia liberta'
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e virtuosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.

Parole forti, passionali, carnali che inesorabilmente seducono, perche' Nazim Hikmet e' il poeta seduttore.
Da questa donna avra' un figlio, Mehmet.
Viene candidato al premio Nobel per la pace ma nel 1951 la sua odissea continua. E' costretto a tornare a Mosca senza la sua famiglia e la sua vita sara' un continuo esilio viaggiando in tutta Europa.
Arriva a Roma, attraversa di notte il Bosforo su una piccola barca fino a che una nave bulgara lo salva.
Nello steso anno chiede asilo politico in Polonia, rinunciando alla cittadinanza turca, ma il Governo turco gli rifiutera' per tutta la vita di poter rivedere la moglie ed il figlio.
Ha un secondo infarto.
Nel 1962 s'innamora della giovane Vera Tuljakova annullando il terzo matrimonio e sposandosi per la quarta volta.
Morira' di una nuova crisi cardiaca sulla porta di casa. E' il 13 giugno del 1963.
Tra i piu' importanti riconoscimenti ricordiamo la giornata mondiale della poesia istituita dall'Unesco per cui nel 2002 gli viene reso omaggio.Sempre nello stesso anno il Governo Turco gli restituisce simbolicamente la cittadinanza.
Nazim Hikmet rimane uno dei piu' grandi poeti del Novecento, ma pochi lo conoscono. Vi ho voluto rendere partecipi di questo grande genio della poesia. Il libro "Poesie d'amore" e' un capolavoro perche' Nazim fa capire il senso della vita, della lotta e sopratutto l'importanza dell'amore come cibo per vivere. A chi dice che per diventare una " STAR" occorre scegliere tra il lavoro e l'amore, Nazim Hikmet e' la risposta a questa insensata idea della scelta. Non si sceglie, si vive.

SARA TACCHI
Fattitaliani

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