Maximilian Nisi e
Benedicta Boccoli vi aspettano al Teatro della Cometa di Roma, dal 4 al 22 ottobre con Fiore di
Cactus di Pierre Barillet e Jean- Pierre Grédy. Regia di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovesi.
Un classico della commedia brillante che fa
molta presa sul pubblico e divertendo riesce a raccontare grandi verità sulla
vita, sull’amore, sul dolore e su tutte le debolezze umane. Risate assicurate!
Chi è Stefania Cincotti?
Benedicta: E’ il personaggio più brillante e carino che fino ad oggi abbia mai
interpretato. Come attrice è impossibile non amarlo perché è pieno di fragilità
e questo lo rende simpatico agli occhi del pubblico. Apparentemente la
Signorina Cincotti è una donna insopportabile, scontrosa, rigida, a tratti
urticante, ma a poco a poco, sciogliendosi e lasciandosi andare, riesce a tirar
fuori la sua parte più dolce ed umana. Mi è capitato spesso di accettare di
interpretare un personaggio perché mi sono innamorata perdutamente delle sue
debolezze. Ecco, questa è una di quelle volte. Adoro questo personaggio.
Maximilian: Stefania Cincotti è la mia fedele assistente. E’ una
presenza importante, direi quasi determinante, per il regolare svolgimento
della mia giornata. Mi aiuta in studio, prepara i panini del mio pranzo, mi
compra le camicie, i calzini, mi ricorda gli appuntamenti. Non potrei vivere
senza il suo preziosissimo aiuto. È come una madre/moglie attenta e premurosa e
come tale non può che essere da me amata e al tempo stesso profondamente
odiata.
In "Fiore di cactus" sono Giuliano Foch, un facoltoso dentista.
Un ruolo inconsueto per te...
Sì. Quando mi è stato proposto ho pensato che non fosse un ruolo giusto per
me. Nell'immaginario collettivo il Dottor Foch non può che avere la fisicità,
la voce e l'aria sorniona di Walter Matthau, che lo ha magnificamente
interpretato nella versione cinematografica nel 1969 diretto da Gene Saks.
In verità leggendo la pièce teatrale ho poi scoperto che Giuliano Foch non è
altro che un uomo di quarant' anni, farfallone ed allergico al matrimonio.
Quindi la distanza tra lui e me si è decisamente accorciata. Certo, Foch è un
bugiardo patologico, io lo sono meno anche se devo riconoscere che dire qualche
bugia, di tanto in tanto, può essere liberatorio.
E così ho accettato di interpretare questo ruolo e mi sono mosso su territori a
volte conosciuti a volte no e devo dire che, alla resa dei conti, si è rivelato
un lavoro intrigante.
In questa pièce si parla di bugie...
Benedicta: Sì, ed è un argomento vincente. La bugia in teatro è l'equivoco
fondamentale che fa procedere l'azione. È il sale. Chi non dice bugie? Tutti le
diciamo: i bambini, gli adulti, gli anziani; chiunque può riconoscersi in
questo testo e la catarsi che ne deriva e senz'altro divertente. È un tema
perfetto perché genera situazioni esilaranti.
Maximilian: In teatro le bugie creano un bel gioco. Quando una bugia ne
genera un'altra e questa a sua volta, per sopravvivere, non può che generarne
un'altra ancora il miracolo si compie. Una catena di bugie senza fine non
possono che stupire, divertire e raccontare.
Giuliano Foch è un bugiardo seriale che fino alla fine spera di farla franca
ma, ahimè, così non sarà.
Giorgio Barattolo, il direttore artistico
del Teatro della Cometa, ha dichiarato che con la Stagione di quest’anno vuole
alternare momenti di comicità a momenti di riflessione. Vi sembra che
"Fiore di Cactus" sia uno spettacolo in linea con questa sua
necessità?
Benedicta: Questo testo è una macchina da guerra, da più di
cinquant’anni viene rappresentato sui palcoscenici di tutto il mondo con
grandissimo riscontro sia di critica che di pubblico. È un testo estremamente
empatico che sa creare una sinergia perfetta tra attori e pubblico. È un
passaggio di energia potente tra gli attori che lo interpretano, a volte
improvvisando, e il pubblico che assiste.
Maximilian: "Fiore di Cactus" è una commedia che fa sorridere
e in qualche momento anche riflettere. I personaggi sono credibili perché, nel
bene o nel male, sono umani ed è veramente molto difficile non riconoscersi in
loro e nelle dinamiche raccontate. Il finale è poetico. C'è una parte ludica e
una più profonda. Si, credo che possa essere sicuramente una buona scelta per
la Stagione ormai prossima del Teatro della Cometa.
Lo spettacolo ha debuttato due estati fa
a Borgio Verezzi, in occasione del 50esimo Festival Teatrale e poi?
Benedicta: Lo scorso anno lo abbiamo portato in diversi teatri del
Nord Italia. Quest’anno ripartiamo da Roma e poi debutteremo in Svizzera, in
Sardegna, in Veneto, in Emilia Romagna, in Trentino, in Lombardia e in altre
città italiane.
Il pubblico come ha risposto?
Maximilian: La storia è molto articolata e lo spettacolo, anche se
agile, non è molto corto. Eppure, nonostante la lunghezza, il pubblico sta con
noi e ci segue con vivo entusiasmo. È preso dalla vicenda e si affeziona
moltissimo ai personaggi.
Benedicta: Lo scorso anno a Borgio Verezzi, durante la terza recita è
piovuto e non abbiamo potuto portare a termine lo spettacolo. Il pubblico è
rimasto immobile, seduto sotto la pioggia senza ombrello: voleva assolutamente
sapere come andasse a finire la storia.
Elisabetta Ruffolo
di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy
con Benedicta Boccoli, Maximilian Nisi
e con Anna Zago, Piergiorgio Piccoli / Daniele Berardi, Thierry Di Vietri, Matteo Zandonà, Anna Farinello, Ilaria Pravato, Federico Farsura
regia Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese
musiche a cura di Stefano De Meo
scenografia Adriano Pernigotti
realizzazione scene Palcobase
luci e fonica Samuel Donà
costumi Rosita Longhin
service tecnico Claudio Scuccato - Sia Idee
assistente alla regia Federica Bassi
produzione Teatro de Gli Incamminati
compagnia THEAMA TEATRO