Fattitaliani intervista Filippo Dini: "Il borghese gentiluomo" rappresenta l’uomo dei nostri giorni

Alla Sala Umberto fino al 29 ottobre “Il Borghese Gentiluomo” di Molière. 
Traduzione di Cesare Garboli. Regia Filippo Dini. Produzione FONDAZIONE TEATRO DUE PARMA. TEATRO STABILE DI GENOVA. Con: Filippo Dini, Valeria Angelozzi, Sara Bertelà, Ilaria Falini, Davide Lorino, Orietta Notari, Roberto Serpi, Marco Zanutto, Ivan Zerbinati.

Nella vita di Molière il successo sulla scena teatrale andò di pari passo con una vita privata travagliata tanto che Moliere fu uno dei primi clown tristi che costella la storia artistica. Questo paradosso si stempera se si guarda alla varietà della sua produzione, dove accanto alle farse ridicole ed alle commedie balletto che rivelano un Moliere uomo di Corte, si trovano le grandi commedie che più che il riso, provocano nello spettatore un sorriso amaro e rivelano che dietro al volto comico c’è quello malinconico che nasce dalla constatazione dei vizi e dei difetti dell’umanità. In questo, Moliere riprende la missione più tradizionale della Commedia, quella di denunciare i vizi e di cercare di correggerli in modo che la comicità assurge a valore morale: castigat ridendo mores!     

Chi è Monsieur Jourdain? È un uomo del nostro contemporaneo e come tutti i personaggi di Moliere vive una doppia natura, una estremamente negativa che lo mette a confronto con tutti i personaggi che popolano il nostro quotidiano, in televisione come nella politica. È sicuramente un uomo che ha raggiunto un’agiatezza economica così elevata da pensare di potersi permettere di acquistare l’impossibile ossia la nobiltà o comunque uno stato più elevato di quello in cui si trova. In questo senso vengono in mente tantissimi personaggi del quotidiano che non paghi della loro raggiunta agiatezza economica, vogliono ambire ad avere riconosciuto qualcosa di superiore, come intellettuali, pensatori, filosofi. Da un altro punto di vista che è quello più poetico, Monsieur Jourdain è un uomo che ambisce a qualcosa di superiore e riesce ad includere in sé, sia l’arroganza dell’arrivista che vuole diventare nobile e sia il candore del bambino che vuole aspirare a diventare grande o qualcosa di migliore dello stato in cui si trova. 

Quanto i vizi di Jourdain sono connaturati alla natura umana? Moltissimo perché ognuno di noi ha questa fortissima spinta tanto più nell’epoca in cui viviamo. Ho avuto la fortuna di metterlo in scena ed in un certo senso mi sento un privilegiato a farlo nella nostra epoca. Quante affinità ci sono tra Monsieur Jourdain e tutti i personaggi che lo circondano con quelli della nostra epoca, estremamente corrotti dal potere dell’economia e del denaro! Un’epoca in cui si crede di poter acquistare tutto.
La Commedia nacque da uno sberleffo razzista, commissionata dal fratello di re Luigi XIV in risposta ad una indelicatezza commessa da un ambasciatore turco. Quanto è attuale ancora questo tema? Il problema del razzismo è gigantesco ed all’ordine del giorno, l’intolleranza si accresce ogni giorno perché c’è una difficoltà di comprendere il diverso e che nasce dentro ognuno di noi. Si ha difficoltà a comprendere l’evoluzione, il cambiamento ma soprattutto l’altrui identità nella propria coscienza. E’ un’epoca strana ed estremamente difficile da comprendere sia per un artista ma anche per uno storico o un sociologo. E’ il terrore di qualcosa che non conosciamo che genera il razzismo, poi è chiaro che è alimentato da tutti quelli che dal razzismo ne ricavano quattrini e onori e tendono a creare un clima di terrore. La Commedia prende spunto da questo, poi per carità era solo uno sberleffo per quanto riguarda il Re Sole ed ancor più Moliere.  Era solo l’occasione per farsi quattro risate alle spalle dei turchi, prendendoli in giro in una buffonata alla turca che viene organizzata ai danni di Monsieur Jourdain alla fine dello spettacolo.
Perché l’intento di Moliere è quello di ridere non solo di Monsieur Jourdain ma anche di noi spettatori? 
Molière ha sempre avuto un sacco di guai rispetto alle proprie commedie. Essendo protetto dal Re si pensa che abbia avuto una vita felice ed agiata ma invece era tutt’altro. Pur avendo l’appoggio del Re, non lo rendeva Primo Ministro. Aveva solo la possibilità di realizzare i suoi spettacoli. In realtà lui ha avuto un sacco di guai su ogni Commedia che ha messo in scena, proprio perché la sua vena drammaturgica, poetica, era critica verso la società ed in particolare verso i nobili e i politici. La sua scrittura era estremamente fedele a questo o a quel personaggio che in quel momento era più in vista. I suoi personaggi nascono dalla realtà e lui è estremamente feroce. I due testi che gli hanno causato maggiori guai sono stati “Tartufo” e “Don Giovanni”. Ogni volta doveva barcamenarsi per trovare il modo di andare in scena. La questione della comicità e del divertimento nasce da due fattori, lui prima di tutto era un attore comico ma anche essendo così feroce ed acuta la sua critica verso il contemporaneo, doveva necessariamente inserire ogni sua commedia, all’interno di una cornice comica. Ha dovuto sempre mascherare questa sua nevrastenia nei confronti del contemporaneo, con la maschera del buffone per poterla rappresentare. Altrimenti il suo Teatro sarebbe fallito perché non era completamente sotto l’ala del re. In questo senso, il suo sorriso nei confronti della società e degli spettatori, è sempre estremamente critico. E’ il sorriso non di qualcuno che giudica ma ci costringe ad indagare dentro di noi. Ci costringe a guardarci ed a comprendere i nostri difetti.
Dopo Don Giovanni è il secondo personaggio di Molière che porti in scena. Quali sono le differenze e quali le similitudini? Le differenze sono enormi. Don Giovanni all’epoca era una commedia conosciuta e molto apprezzata dal pubblico. Lui ne ha fatto la peggiore critica della società di allora.  Don Giovanni è un uomo che sfida se stesso, il mondo, gli spettatori e per ultimo Dio. La sua è una continua provocazione nei confronti dell’altro, è un ruolo estremamente complesso e terribile. Monsieur Jourdain è invece un grande divertimento. Don Giovanni è un grande Uomo, Monsieur Jourdain è un piccolo uomo che cerca di elevare la propria condizione sociale ed in qualche modo conserva una tenerezza che mi è sicuramente più vicina e più familiare. Don Giovanni è un archetipo come Amleto, un qualcosa che risiede nel nostro inconscio da sempre!  E’ una figura umana che arriva a sfidare Dio. Monsieur Jourdain è volgarmente impiastricciato di natura umana, rappresenta meglio l’uomo dei nostri giorni.


Elisabetta Ruffolo

Fattitaliani

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