Libri, Fattitaliani consiglia "Collezione Privata" di Salvatore Cangelosi: scrittori, persone e libri. La recensione

Salvatore Cangelosi, "Collezione Privata", Torri del Vento Ed., Palermo, 2017. Recensione di Andrea Giostra

«Per essere veritieri, bisogna sempre mentire un poco, / così come per mentire bisogna essere un po’ veritieri. / E il passato non risuscita che in un chiaroscuro onirico / dove gioia e dolore diventano le maschere molteplici / che celano i volti e le voci degli anni scomparsi per sempre, / con il solo fine di riapparire in un nuovo camuffamento.» cit. da Frederic Prokosch, “Voices: a Memoir”, 1984, racconto autobiografico dello scrittore e poeta statunitense scomparso nel 1989.
La citazione di Frederic Prokosch scelta da Cangelosi è assolutamente azzeccata e pertinente, non tanto per il significato delle parole riportate che ad una prima lettura potrebbero disorientare il lettore rispetto ai brevissimi racconti dello scrittore palermitano, quando perché in “Voices: a Memoir”, tradotto dall’editore italiano Adelphi con “Voci”, Prokosch mirabilmente racconta della sua brillante arte dello scoprire e dello spiare talenti letterari, e giovani e ancora in erba grandi scrittori che sarebbero divenuti magnifici narratori. L’elenco è poderoso e impressionante insieme: Adeline Virginia Woolf, Auden Claudette Charbonneau-Tissot, James Augustine Aloysius Joyce, Wallace Stevens, Edward Morgan Forster, Walter John de la Mare, Thomas Clayton Wolfe, André Paul Guillaume Gide, Thomas Stearns Eliot, Dylan Marlais Thomas, Gertrude Stein, Ezra Weston Loomis Pound, Ernest Miller Hemingway, Marianne Craig Moore, George Santayana, Mario Praz, George Norman Douglas, Karen Christenze von Blixen-Finecke, Vladimir Vladimirovich Nabokov … dei quali Frederic narra con la pretesa di «penetrare nella natura segreta dei fluidi che finiscono per addensarsi in opere d’arte». Quasi tutti i più grandi autori e scrittori del ‘900, in questi racconti, vengono fissati da Prokosch in immagini fluide e scorrevoli come pellicole di parole, che con semplici e immediati camei ci fanno immaginare di rivelarne la profonda natura e l’intimità. Per farsi un’idea a proposito della raffinata arte dello scoprire talenti letterari, vedere alla magica voce “Genius” (2016) di Michael Grandage.
È da Prokosch che bisogna partire per comprendere l’operazione narrativa ambientata nella via Maqueda del centro storico di Palermo di fine ‘900 per addentrarsi empaticamente, in una sorta di successione di catturanti corto-metraggi, nelle narrazioni visionarie e prospettiche di Cangelosi. Lo stile narrativo è asciutto e fotografico, così com’è essenziale e rivelatore quello di Prokosch. I protagonisti inconsapevoli di Cangelosi sono personaggi altrettanto importanti, ma dell’arte cittadina palermitana, seppur altri di prestigioso passaggio artistico quali Francis Ford Coppola al Teatro Massimo per le riprese di “The Godfather Part III”, dove un già affermato Roberto Andò gli fa da Cicerone e accompagnatore nostrano nella via che insieme al Cassaro divideva in quattro cantoni la vecchia e nobile Palermo dei viceré di Sicilia nell’età degli Asburgo.
Le immagini di Cangelosi sono belle, come il momento storico che trasuda dalle voci dette e non dette degli avventori letterari della libreria che immaginiamo in prossimità dei Quattro Canti. L’autore, nella lettura, ci confessa che: «Osservavo certi personaggi: li vedevo come modelli da imitare; altri li analizzavo, spiavo le loro manie, le indulgenze che praticavano verso se stessi … »
Non credo che il lettore di queste poche righe, a questo punto, possa avere il coraggio di sottrarsi nello sperimentare un piccolo viaggio letterario palermitano, ma anche onirico ad occhi aperti e attenti che leggono, nell’immergersi, in una sorta di realtà virtuale di novelle brevi, nel bel libro “Collezione Privata”.

Post Scriptum
La bellissima immagine della copertina, tratta da uno dei dipinti su carretti siciliani della prestigiosissima scuola bagherese dei fratelli Ducato (oramai scoparsi), e nel nostro caso di Onofrio Ducato, richiama fortemente l’opera dei pupi siciliani ed al contempo le antiche battaglie tra cristiani e musulmani che frequentemente si consumavano sull’allora navigabile fiume Oreto, che fu Abbâs, che con le sue limpide acque lavava sangue di giovani guerrieri siciliani e mediorientali, da Monte Matassaro Renna al Tirreno. Non è inopportuno scrivere qui di questa scuola che pochi siciliani conoscono, portatrice di centenarie tradizioni pittoriche e culturali, ben ed opportunamente fissata nel tempo da Eugenio Maria Falcone Editore con una bellissima pubblicazione illustrata testimonianza di questa sopraffina arte popolare sicula che fu quella della pittura del carretto siciliano.
A seguire, la testimonianza letteraria della prestigiosa famiglia di artigiani, che fu amica d’arte e di bellezza di grandi artisti quali Renato Guttuso, Dacia Maraini, Peppuccio Tornatore che dedicò loro un bel documentario del quale ci parla in una sua intervista che troverete a seguire (ma perché questo documentario non lo pubblica su YouTube? … chiediamo qui al grande maestro Tornatore).
AA.VV., “La Pittura del Carretto Siciliano. Scuola Ducato Bagheria”, Eugenio Maria Falcone Ed., Bagheria, 2008.

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ANDREA GIOSTRA
Fattitaliani

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