Rai 1, il 5 settembre Dario Aita racconta “Piersanti Mattarella”. L'intervista di Fattitaliani

Nell’ambito del Ciclo “Nel nome del popolo italiano” su Rai 1 in seconda serata, il 5 settembre andrà in onda il docu-film “Piersanti Mattarella”. Regia di Maurizio Sciarra. Racconta Dario Aita. Con la partecipazione di Mimmo Cuticchio. L'intervista di Fattitaliani.

Piersanti Mattarella, allievo di Aldo Moro e uomo-chiave del compromesso storico in Sicilia, era Presidente della Regione Sicilia quando il giorno dell’Epifania, mentre si recava a Messa con la famiglia, fu assassinato sotto casa da Cosa Nostra nel 1980. Fu uno dei primi delitti di mafia in Sicilia. La Mafia puntava in alto uccidendo non solo Politici ma anche Magistrati e Inquirenti. Mattarella era un punto di riferimento per quella parte sana della società siciliana e per quella minoranza politica che aveva a cuore gli interessi del popolo. Mattarella aveva denunciato l’assessorato all’Agricoltura come centro di corruzione regionale, indicando l’allora assessore Giuseppe Aleppo come colluso. Denunciò tutte le irregolarità rilevate e fece anche una grande pulizia nel suo Partito.

Per il suo omicidio, furono condannati Totò Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Antonino Geraci e fu seguita anche una “pista nera” i c.d. NAR (nuclei armati rivoluzionari). Imma, la moglie di Mattarella al processo, aveva riconosciuto come esecutore materiale Giusva Fioravanti che però fu assolto.

Il Regista Maurizio Sciarra ha ripreso notizie ed immagini dell’epoca ma forte è stata la conoscenza dei testimoni diretti del tragico evento. Ha seguito una serie di tracce che gli hanno fornito i nipoti di Mattarella che sentono il peso di una figura così importante alle spalle. Il percorso è stato fatto anche attraverso i loro sentimenti, attraverso i luoghi reali del lavoro di Mattarella. Tutto ciò ha scatenato emozioni molto forti e fatto in modo che si andasse oltre il “ritratto di…”.
A raccontare Piersanti Mattarella Dario Aita che abbiamo intervistato per Fattitaliani.it.

Insieme a Lorenzo Richelmy siete gli attori più giovani. Che ricordi hai di questa figura o forse non eri ancora nato quando è successo? 
Non ero ancora nato, lo conoscevo come vittima di mafia e purtroppo era un nome come tanti altri perché la storia siciliana è cosparsa da vittime di mafia. Questa è stata l’occasione per conoscerlo meglio come figura storica, politica ed umana e per conoscere la sua attività politica. 
Ti sei documentato su “Il viaggio di Gesù” interpretato dal tuo Maestro Valerio Binasco. Che cosa ti ha colpito di più di questa storia? 
Il mio ruolo all’interno della storia è quello di un testimone, di ascoltatore più che di narratore. Il ruolo era quello di fare delle domande a chi più o meno era stato legato a Piersanti Mattarella. Dai loro racconti ho cercato di tracciare un percorso della sua vita e dell’attività umana e politica di Piersanti Mattarella.
Tra le persone che hai ascoltato, chi ti ha colpito di più? 
Devo dire il nipote che porta il suo stesso nome, Piersanti. E’ stato un incontro molto interessante perché rivedevo in lui una forte eredità ricevuta dal nonno. Un carisma che me lo ricordava tantissimo ed un’umanità che trapelava dagli occhi. È stato un incontro che mi ha incuriosito particolarmente.  
È più facile fare il testimone o l’erede? 
Sono due ruoli molto difficili perché entrambi necessitano di una forte attività. Sia il testimone che l’erede devono essere consapevoli del proprio ruolo. L’erede alle volte può essere una lama a doppio taglio perché un’eredità molte volte non la vogliamo. Invece, spesso ci troviamo ad essere testimoni quasi consapevoli. L’eredità è spesso qualcosa che non siamo volontariamente pronti a ricevere. 
L’obiettivo dei docu-film è di far conoscere questi quattro eroi, purtroppo consapevoli in quel momento, ai giovani. Arriverà loro qualcosa? 
Spero di sì, cerco di non fare discorsi troppo scontati sui giovani. Non credo che le nuove generazioni abbiano rose e speranze davanti a loro, non so quanto questo possa servire. Credo in un ottimismo “catastrofico”, sono consapevole che viviamo nel peggiore dei mondi possibili ma abbiamo una volontà molto forte per fare il possibile affinché questo mondo vada al meglio. Credo che questo ciclo di documentari può fare andare meglio le cose. 
Il ciclo è “In nome del popolo italiano”, quanto è cambiato il popolo italiano da Mattarella ad oggi? 
E’ cambiato notevolmente, sono cambiate le esigenze, i bisogni, le dimostrazioni di partecipazione. E’ cambiato tantissimo, non so se in meglio o in peggio, credo che ci sia una bilancia che continua ad equilibrarsi tra il passato ed il presente, rispetto ai pro ed ai contro del tessuto sociale. Non sono un nostalgico del passato, molti miei coetanei sono nostalgici di un passato che non hanno neanche vissuto. Non sono speranzoso e non credo che il futuro andrà tanto meglio di questo presente. Credo che da un certo punto di vista cresciamo sempre un po’ e ci evolviamo e dall’altro ci involviamo. Penso che vivremo in questo costante limbo.
C’è in progetto di portare i docu-film nelle scuole. Che effetto avrà e soprattutto quanti Presidi accetteranno? 
Il rischio è che venga visto come tutte le cose a scuola, dove la maggior parte degli allievi si annoia terribilmente. Quando ci portavano a vedere del materiale video anche se era interessante, per noi rappresentava un momento di svago e pensavamo “per un’ora finalmente usciremo da quest’aula maledetta”. Sarò contento se i ragazzi anche solo per un’ora saranno felici di uscire da quell’aula per fare qualcosa di diverso. Sicuramente faranno qualcosa di diverso.  


Elisabetta Ruffolo
Fattitaliani

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