Pescara, Festival biblico “Jobel”. Intervista a mons. Tommaso Valentinetti: gli spettatori diventano protagonisti

Al via oggi, a Pescara, il Festival biblico “Jobel”, appuntamento organizzato dall’Ufficio catechistico dell’arcidiocesi di Pescara, per avvicinare le persone alla Sacra Scrittura in un modo coinvolgente ed innovativo. Il chiostro dell’Episcopio arcivescovile farà da cornice alle rappresentazioni bibliche, mentre, nella Chiesa di San Pietro Apostolo, si svolgeranno laboratori di studio e di preghiera sugli Atti degli Apostoli, per un totale di 6 giorni e 12 “esperienze da vivere”. Giulia Bedini ha intervistato mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne:

R. – L’iniziativa nasce in verità da una lunga ricerca ormai di parecchi anni: negli ultimi tempi abbiamo constatato che, forse, le modalità per l’approccio ai testi biblici, in particolare per le nuove generazioni e per coloro che vogliono iniziare un cammino di riflessione sulla Sacra Scrittura, non erano poi così immediate. Per questo, abbiamo scelto un'altra modalità, che è una modalità di approccio un po’ diversa, perché per sei sere saranno rappresentate nell’episcopio - quindi nel cortile della casa del vescovo - alcune scene e tematiche bibliche, che cercheranno di interpretare e soprattutto di far capire, in chiave di catechesi, che cosa la Parola stessa suggerisce ai protagonisti che vivono quella scena, e che cosa la scena stessa può trasmettere a coloro che in qualche modo la guardano e la ricevono. Parallelamente a questo lavoro, avremo quattro giorni in cui ci fermeremo a riflettere sugli Atti degli Apostoli, anche in questo caso con modalità interattiva: innanzitutto inquadrando l’idea dell’ascolto e dell’annuncio della Parola in una dimensione di evangelizzazione; e poi, anche, facendola diventare preghiera e sostanzialmente scelta di vita.
D. – Questa è un'iniziativa che si inserisce all’interno di un cammino di nuova evangelizzazione …
R. – Sì, anche se in realtà non si tratta di una modalità nuova, ma fondamentalmente di persone, che sono in realtà operatori dell’ufficio catechistisco - catechisti, operatori della pastorale familiare ed altri - che si confrontano, prima di tutto personalmente, con la Parola di Dio, e la fanno diventare vita. E oltre a farla diventare vita concreta nella loro esperienza quotidiana, cercano di rappresentarla e di portarla nel vissuto di ogni giorno, attraverso una sceneggiatura che, lungi dall’essere una sceneggiatura teatrale o filmica - perché è fatta di pochissime cose - vuole invece diventare un atto comunicativo, cioè un atto di annuncio. Il cammino della presenza del Signore in mezzo a noi diventa la possibilità di renderlo di nuovo presente anche attraverso questa modalità, che può essere una comunicazione diretta al cuore e alla mente delle persone.
D. – Uno degli intenti di questa iniziativa è quello di rendere gli spettatori non soltanto osservatori ma anche sperimentatori, in che senso?
R. – Gli spettatori diventano protagonisti: vengono coinvolti da alcune figure principali e devono a quel punto interagire, perché l’annuncio della Parola, è un annuncio immediato, forte e colpisce la persona, il suo cuore, e lo fa partecipare a quello che sta accadendo. Giulia Bedini, Radio Vaticana, Radiogiornale del 4 luglio 2017.
Fattitaliani

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