Comitato delle Associazioni della disabilità e della salute mentale contro il Jobs Act

La Commissione Europea ha respinto la denuncia presentata da un gruppo di Associazioni della disabilità e della salute mentale per ottenere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano contro la chiamata nominativa generalizzata per i lavoratori disabili. 

La decisione è arrivata proprio nel momento in cui l’intero Jobs Act è sotto accusa come provvedimento legislativo profondamente iniquo, costoso e del tutto inefficace.
La battaglia di principio che abbiamo intrapreso si è arrestata davanti alla mancanza di prova che la nuova legge è peggiorativa e lesiva dell’aspirante lavoratore con disabilità.
Per respingere la nostra tesi si è fatto riferimento all’articolo 7 della Direttiva 2000/78/CE che recita: “Quanto ai disabili il principio della parità di trattamento non pregiudica il diritto degli Stati membri di mantenere o adottare disposizioni in materia di tutela della salute e sicurezza sul posto di lavoro né alle misure intese a creare o mantenere disposizioni o strumenti al fine di salvaguardare o promuovere il loro inserimento nel mondo del lavoro”.
La Commissione europea, pertanto, presuppone le migliori intenzioni dei governi nei provvedimenti presi per la categoria delle persone con disabilità, ritenendo che i governi possono intervenire con azioni positive a salvaguardia delle pari opportunità nella vita professionale delle persone disabili.
Tale decisione della CE non ci rassicura perché purtroppo siamo consapevoli che l’abolizione del criterio numerico nelle procedure di assunzione penalizzerà le persone con disabilità più gravi e favorirà meccanismi non trasparenti introducendo surrettiziamente la possibilità di discriminazione delle persone più fragili.
La Commissione europea sembra ignorare il fatto che lo strumento della chiamata nominativa è del tutto inefficace per raggiungere l’obiettivo dichiarato e permette di fatto una grave discriminazione nei confronti delle persone con disabilità: infatti al datore di lavoro è concessa la completa discrezionalità nell’assunzione del lavoratore disabile (consentendo di fatto una forma di “caporalato”). Il sostenere che la norma garantisca la scelta della “persona giusta” nel “posto giusto” non trova alcuna giustificazione atteso che l'art. 1 - comma 4 della legge 68/99 prevede l'accertamento delle condizioni di disabilità, con conseguente rilascio della relazione conclusiva, ed è effettuato secondo le modalità indicate nel D.P.C.M. 13/01/2000.
La decisione della CE deve spingerci ad allargare il nostro ruolo in difesa delle persone con disabilità; non abbandoniamo quindi la lotta e intendiamo presentare alla Magistratura una o più denunce di singoli lavoratori con disabilità che abbiano subito una discriminazione per la loro mancata assunzione.
Inoltre siamo decisi a rivolgerci alla Commissione ONU che ha approvato la Convenzione sulla condizione delle persone con disabilità nel 2006 (recepita dallo Stato italiano con Legge del 2009), affinché riconosca e condanni la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità che la norma del Jobs Act permette.

Comitato delle Associazioni della disabilità e della salute mentale contro il Jobs Act
Coordown – Tutti Nessuno Escluso – Ylenia e gli amici speciali – A.re.sa.m. – Oltre lo sguardo – Sod Italia – Arap – Il mondo che vorrei – Coordinamento sociosanitario per le persone con disabilità Roma – Consulta cittadina permanente per l’Handicap Roma.

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Fattitaliani

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