Dopo
aver visto l’ottimo film di Stephen
Gaghan,
mi verrebbe di scrivere d’impulso che la scena è dominata da due
fuoriclasse big star hollywoodiane: Matthew
McConaughey
nei panni ei Kenny
Wells,
e Edgar
Ramirez
in quelli di Michael
Acosta.
Ma ovviamente non è solo questo perché gli artisti che abbiamo
appena citato sono solo una parte del tutto, una componente olistica
dell’intrigante ed eccellente narrazione di Stephen
Gaghan,
Patrick
Massett
e John
Zinman
che hanno firmato la brillante sceneggiatura di “Gold”.
Sono loro i veri protagonisti di questo bellissimo film condito di
tantissime componenti emozionali e di tantissime storie che si
intrecciano magnificamente come un wareshinobu
giapponese! Poi c’è la fotografia di Robert
Elswit,
assolutamente spettacolare, basta quella per ripagare il costo del
biglietto. Così come le bellissime musiche scelte da Daniel
Pemberton.
L’ottima produzione è tutta hollywoodiana: Black
Bear Pictures, Hwy61 e Living Films.
La
dicitura della promozione statunitense del lungometraggio “tratto
da una storia vera”,
calamita ancora di più lo spettatore come l’oro di cui si narra,
che in fondo è il vero protagonista assoluto per quello che è in
grado di generare come pulsione e propulsore di anime inquiete,
dissennate, alcoolizzate, rapaci, cupidigie, avventate, voraci,
ammiccanti, affascinati, seduttrici, truffatrici … ma di chi?
Questo lo scopriranno coloro che andranno al cinema a vedere il film!
Non posso certo anticiparlo io qui … gli spoiler sono
inquisitoriamente ma assennatamente vietati nelle recensioni!
Il
film racconta la storia di Kenny Wells, figlio di un’importante
dinastia di petrolieri, caduto in disgrazia dopo l’improvvisa morte
del padre, che cerca di rifarsi la fama ed il prestigio perduto in
un’avventura che condivide con il famoso e brillante geologo
anglo-indonesiano Michael Acosta, con quale stipula un patto di
sangue inciso con inchiostro in un tovagliolo di pessima carta di uno
scadente bar di periferia orientale dove hanno appena concluso di
parlare e di stringere l’impegno picaresco. Un patto di fratellanza
e di amicizia che i potenziali spettatori dovranno scoprire al cinema
se sarà rispettato da entrambi oppure sarà cinicamente tradito! Il
successo imprenditoriale e pionieristico, come spesso accade nelle
produzioni statunitensi, calamita come mosche attratte dal miele le
lobby del mercato azionario fatto di avventurieri e di squallidi
personaggi che tutto possono e tutto fanno per cupidigia e denaro,
come già ci aveva spudoratamente spiegato Martin
Scorsese
con il suo favoloso “The
Wolf of Wall Street”
(2014).
Anche
qui, e a questo punto sembra essere un must delle produzioni
hollywoodiane dell’ultimo anno, è la famiglia il riparo sicuro e
protettivo dagli insuccessi e dalle delusioni della vita. E se la
famiglia c’è ed è vera, allora la si ritrova nei peggiori momenti
della propria vita, quando tutto sembra perduto e la speranza di
farcela è svanita come polvere sotto la pioggia dirompete. Ma questa
è un’altra storia da scoprire in una narrazione sorprendente,
efficace e assolutamente contemporanea. Buona visione … come
scrivono alla fine della loro recensione tutti i critici
professionisti, quale non sono ovviamente io, per invitare i propri
lettori a vedere un buon film!
ANDREA
GIOSTRA.