All’interno del giardino segreto del seicentesco Palazzo Donà dalle Rose,
al civico 5039 alle Fondamenta Nove, nel cuore dell’antichissimo quartiere di
Cannaregio, a 100 metri dall’Atelier del Tiziano, si apre il giardino segreto Algiubagiò
Garden Ca’ Donà dove viene allestita l’esposizione d’arte contemporanea di
presentazione della prossima BIAS 2018 (Biennale Internazionale Arte
Sacra delle religioni dell’umanità) sul tema della Porta: Porta itineris
dicitur longissima esse e dell’essere la porta la parte più lunga -
sia essa in entrata o in uscita - di un percorso di viaggio metaforicamente
rappresentato.
La BIAS (www.biasinstitute.it) è un appuntamento
transnazionale di arte contemporanea che si svolge a Palermo negli anni pari e
che viene di anno in anno presentata con mostre itineranti in diverse città nel
mondo. La BIAS è una esposizione munita di diversi Padiglioni che si libera dal
concetto di appartenenza e di rappresentazione di una Nazione o di lingua, e
ricollocando l’artista nella sua dimensione più umanistica e introspettiva
laboratoriale evidenziando e ricollocandola in una sua astratta e concreta al
tempo stesso appartenenza spirituale con tutte le sue evoluzioni interdisciplinari,
dall’arte plastica all’architettura, dalla musica alla fotografia. La BIAS
infatti come nella precedente edizione è scandita dal Padiglione della
filosofia, dal Padiglione Scientifico Darwiniano, dal Padiglione delle
Religioni Perdute, dal Padiglione Abramitico che racchiude ebrei, cristiani,
maroniti, ortodossi, protestanti e islamici, dal Padiglione Indù, Padiglione
Buddista, Padiglione Sciamano, Padiglione Taoista, Padiglione delle Religioni
Africane, Padiglione degli Atei, Padiglione dei Sincretista.
Praeteritum, praesens et futurum International Holy Art o meglio la Biennale
Internazionale d’Arte Contemporanea delle Religioni dell’Umanità è tutto
questo, è un’esperienza cognitiva nuova, un poggiare in modo innovativo
rigenerante il proprio visus
sull’arte, antica, passata o contemporanea soffermandosi sulla spiritualità
dell’arte e di cui l’artista è portatore, consapevole o inconsapevole, nei
secoli.
Esiste un complesso patrimonio di incognite, profondamente scolpito nella
mente dell’uomo. È il filo atemporale dell’Umanità che lega – inconsapevolmente
- l’uomo di un tempo all’uomo di oggi. L’innata oscillazione tra il corpo
materiale e l’immateriale, cerniera tra il finito e l’infinito cede lo spazio
all’intuizione, all'ispirazione dell'artista che assume la sua funzione di
anello di congiunzione tra individuo e cosmo, parvenza di una improvvisa
risoluzione degli enigmatici quesiti di sempre.
Il coinvolgimento contemporaneo delle due città, Venezia, nella Preview
nella settimana iniziale della Biennale di Architettura di Venezia, e Palermo un
anno dopo in versione completa, vuole gettare le basi di un ponte ideale della
cultura che unisca l’Occidente e l’Oriente, il Nord ed il Sud, superando ogni
pregiudizio ed intolleranza. Un ponte simbolo ed ideale tra tutti i Nord e i
Sud, gli Ovest e gli Est sparsi nel mondo.
La BIAS racchiude in sé la ricerca e la rappresentazione dell'inclinazione
della fede religiosa nell'arte, visto come luogo di rielaborazione dell'intima
intuizione verso il sacro, espressione del fare umano, promuovendo una
importante riflessione nel panorama dell’arte contemporanea, volta a
concentrarsi nella spiritualità dell’artista.
Kandinskij narrava, tra le fibre delle sue tele colorate, la parte più vera
e più preziosa dell’artista: l’anima e la spiritualità dell’uomo, il percorso
individuale e collettivo che rivelava le matrici dell’essere nato e vissuto
casualmente in una confessione religiosa - piuttosto che in un’altra - portando
con sé per tutta la vita il Credo, in una realtà essenziale nascosta dietro
l’apparenza e l’indefinita certezza.
La teosofia, intesa come la verità fondamentale e sottofondo alla dottrina
ed ai rituali presenti nelle diverse confessioni religiose di tutto il mondo,
fornisce infine naturale razionalità all'arte astratta moderna e contemporanea
BIAS 2018 ogni biennio indica un tema su cui gli artisti sono chiamati a
sviluppare un progetto d’arte partecipando a un bando di selezione.
Il tema della Porta per BIAS 2018, scandito nei diversi Padiglioni secondo l’intima appartenenza viene
così affrontato e sviluppato in modi diversi dagli artisti invitati a
partecipare secondo le loro specificità all’evento collaterale di presentazione
della 57th Esposizione Internazionale Arte della Biennale di Venezia.
A BIAS 2018 collaborano attivamente la curatrice Chiara Modìca Donà
dalle Rose, dello IUAV di Venezia nella persona del Magnifico Rettore Arch.
Prof. Alberto Ferlenga, dell’Arch, Vito Corte, Responsabile
Architettura area occidentale Sicilia per WISH World International Sicilian
Heritage, il coordinamento del Polo Museale Arte Contemporanea Regione Sicilia
Palazzo Belmonte Riso – Terrasini nella persona della Dr.ssa Valeria Li
Vigni, dell’Arcidiocesi di Palermo e del Comune di Palermo, dei curatori
del Politecnico di Torino Prof. Fabio Armao ed Ing. Michela
Sichera Prof. Roberto Lavarini, il coinvolgimento diretto dell’Aristotle College
di Lugano del suo Presidente e Prof. Ord. di filosofia teoretica presso
l’Università di Lucerna Giovanni Ventimiglia a capo del padiglione
filosofico, del Dr. Federico Bonelli capo dipartimento Arte
Contemporanea Olanda per WISH World International Sicilian Heritage, della
Prof. Giovanna Capilli dell’Università San Raffaele di Roma responsabile
istituzionale Roma Capitolina per WISH, della Dr.ssa Franca Pallaro
responsabile WISH per l’area Padova e Colli Euganei, Dr. Lorenzo Morello
Capo Dipartimento Piemonte e relazioni internazionali USA per WISH, del Prof. Rolando
Bellini di Storia dell’Arte dell’Accademia di Brera, del Prof. Guido
Brivio dell’Università di Torino, di Roberto Bilotti d’Aragona del
Museo Carlo Bilotti di Roma, della Dr.ssa Elena Benassi Capo
Dipartimento Arte Contemporanea per le Puglie di WISH World International
Sicilian Heritage, di Mme Donatienne Graham Bates Marquise D'Asserac de
Ranrouët Capo Cerimoniale rapporti con Editoria WISH per la Francia, di
Sarita Marchesi Progetto Sinai
Tavola dell’Alleanza per WISH – World International Sicilian Heritage per BIAS
2018, del Prof. Neil Kent di Cambridge, Capo coordinamento Padiglioni
Abramitici e Ceppo Cristiano nei Paesi Anglofoni e rapporti con la Russia
per WISH World International Sicilian Heritage e nei workshop di Davide
Crippa, curatore ufficiale
degli allestimenti del Politecnico di Torino, Ghigos Ideas e lo
staff di WISH World International Sicilian Heritage.
Tutto prende spunto dal tema della prossima edizione della BIAS 2018
(www.biasinstitute.it) che si svolgerà a
Palermo nella primavera del prossimo anno, anticipandola al mondo dell’arte
internazionale con una complessa PREVIEW durante il periodo della 57th
Esposizione Internazionale Arte della Biennale di Venezia, siglando una stretta
collaborazione con il Politecnico di Torino - mantenendo vive ed invariate le
numerose partnership e collaborazioni che hanno creduto nel progetto sin dal
suo inizio e che sono state suggellate nella edizione precedente consultabili
nel sito e nel catalogo della BIAS 2016.
Nel 2018 Palermo sarà Capitale Italiana della Cultura e,
oltre ad essere sede di BIAS 2018, sarà anche sede della 12th Edizione di
Manifesta prevista per il 15 giugno 2018 che si
preannuncia di grandissima qualità e livello per il grande coinvolgimento della
città e coordinamento all’unisono delle numerose attività che Palermo e la Sua
comunità da anni hanno attivato con iniziative pubbliche e private.
Gli artisti coinvolti sono Andrea Kantos con l’opera Sulla Soglia,
Tomek Kolczynski, Tamar
Halperin e Etienne Abelin (bachSpace) con
una installazione musicale, Rosa Mundi con BJM
Mario Bajardi La porta di Nain – Umanity’s time life of Umanity
e l’ultima cena omaggio a Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Sulla
Soglia, Les Vestiges du jour, Edo Janic con la Lega d’Oro La
porta di Costantinopoli, Daniela Papadia con The Table of
Alliance, Federico Bonelli con il Protoquadro, Rita Elvira Adamo, Barbara Cammarata e gli Analogique con una installazione pneumatica Acquasanta, Paola Cassola con Homo
Mundus Minor, In Memory of Bones e Liquid City, Valentina
Rosa con Frammenti,
Maurizio Montagna con Trittico Portaluppi, Albedo Ragusa Ibla 2002, Albedo Palazzolo 2002, Albedo S.M. delle Grazie Milano 2000
e Scenary #011 - Pretare e Scenary #020 - Piedilama, Armando Perna con Viadotto Sfalassà,
RC
(2013), Niccolò Montesi con Famiglia e La Scusa è Servita, infine Gaia Todeschini con fotografie tratte
da Dissoluzione.
ARTISTI
Analogique, architecture design
atelier | Rita Elvira Adamo, architect | Barbara Cammarata, visual artist
bachSpace, musical ensemble | Tomek Kolczynski, composer | Tamar Halperin, pianist |
Etienne Abelin, violinist
BJM Mario Bajardi, musician, pianist, violinist, composer
Federico Bonelli, visual artist
Paola Cassola, visual artist
Aldo Cichero, visual artist, boat designer
T. Halperin, musician, pianist, composer
Edo Janic, sculptor,
engraver
Andrea Kantos, visual artist
Aude de
Kerros, writer
Maurizio Montagna, visual artist, photographer
Niccolò Montesi, visual artist, photographer
Rosa Mundi, visual artist, photographer, writer
Daniela Papadia, visual artist, painter
Armando Perna, photographer
Valentina Rosa, artist, sculptor,
painter
Gaia Todeschini, photographer
Per l’edizione BIAS 2018 collabora attivamente con WISH World International
Sicilian Heritage il Politecnico di Torino con un progetto condiviso a
Venezia, in occasione della 57th Biennale di Venezia, portando a compimento
l’evoluzione raggiunta nel 2017 per Contemporary Art del progetto laboratoriale
ed espositivo Gang City nel 2016 che fu ambientato nello spazio Tethis
dell’arsenale di Venezia in seno alla Biennale di Architettura 2016.
Il tema concettuale della Porta sarà occasione e stimolo di riflessione
introspettiva per gli artisti che parteciperanno al bando BIAS 2018 prossimo,
con evoluzioni che si snodano tra il pensiero filosofico più frequentemente
sviluppato sul concetto di soglia per spingersi sino alla rappresentazione
dell’esodo con un focus sul tema dell’immigrazione, per giungere ad una sorta
di guado catarsico rappresentato dalla stanza confessionale, restituendo
sacralità all’attimo della consapevole confessione umana del suo errare e
delle conseguenze del suo errare – attualizzato in canoni moderni – e della
consumazione eucaristica, trasformato in pane e vino.
Per presentare, in anteprima nella laguna veneta, la BIAS 2018 di Palermo
in seno alla settimana di opening della 57th Esposizione
internazionale di Arte della Biennale di Venezia, si snoda un’esposizione
interdisciplinare, dalla fotografia alla musica all’architettura, allestita
negli spazi di Ca’ Donà a filo con l’Algiubagiò Garden ed il giardino segreto, a
20 metri dal Padiglione Iraniano.
Un piccolo essai del viaggio nel mondo della porta di BIAS 2018
interpretato da artisti contemporanei nelle diverse prospettive e sfaccettature
possibili.
PROGETTI
Porta | Porta itineris dicitur longissima esse
L’esposizione si articolerà dentro i locali al piano terra di Ca’ Donà,
entrando dal giardino segreto al 5039 delle Fondamenta Nove mimetizzandosi,
al suo interno, ed integrandosi nel flusso turistico della Biennale e di
Venezia.
Il tema della Porta è il tema della BIAS
2018, ossia la seconda edizione della Biennale Internazionale di Arte
Contemporanea delle Religioni dell’Umanità – ideata dall’artista Rosa Mundi –
presentata nella precedente edizione a Venezia ed a Palermo
sull’originario tema della Creazione | La Genesi, verrà
anticipata in occasione della 57th Esposizione Internazionale Arte della
Biennale di Venezia con due video installazioni allestite all’interno
di uno spazio concettualmente denominato Confessionale, per indicare
quel luogo di riflessione ed introspezione personale, il passaggio tra il
materiale e l’immateriale, il visivo ed il pensiero.
La curatrice Chiara Modìca Donà dalle Rose ha chiamato
a confrontarsi su questa specifica progettualità della porta alcuni artisti,
progettando un allestimento che spazia dal giardino nascosto al limite delle
Fondamenta Nove e dalla laguna Nord che conserva, dietro al muro, il suo
silenzio per poi procedere ed entrare attraverso due successive porte in due
contesti nuovi, il primo estremamente intimista con due video installazioni, ed
il secondo fortemente domestico con impatti volumetrici dilatatori.
Un viaggio attraverso il quale è possibile
oltrepassate le Porte (dei più complessi Padiglioni che verranno allestiti
in Sicilia e a Palermo tra aprile e giugno 2018 quali i Padiglioni Filosofico,
Darwiniano, delle Religioni Perdute, Cristiano, Abramitico, Islamico, Ebraico,
Zoroastriano, Induista, Buddista, Africano, Sciamanico, Sincretista) della
prossima BIAS 2018 in versione annunciata ci narrano l’evoluzione della BIAS
2018 a Palermo ed in altre città della Sicilia.
Lo spazio confessionale a cavallo tra la riflessione –
il pentimento – la seduta psichiatrica, è la porta interiore, una riflessione
introspettiva liberatoria dei propri errori, la ricostruzione e riscoperta di
frammenti del proprio passato e della propria umana esistenza. Una sorta di
passaggio da una dimensione di inconsapevole leggerezza a concreta
consapevolezza. Il pubblico potrà vedere ed ascoltare le video installazioni
progettate per la presentazione della BIAS 2018, unendo in chiave
interdisciplinare arte figurativa, foto e musica come creazioni artistiche a se
stanti ed autonome in una composizione scenica.
Nel confessionale due schermi e due cuffiette da
indossare: all’interno di ciascuno di essi due videoinstallazioni di Rosa
Mundi, Andrea Kantos, Tomek Kolczynski, BJM Mario Bajardi.
La curatrice chiama a completamento di questa
esposizione anche l’artista Daniela Papadia con la sua opera The Table
of Alliance, ossia una tela di lino ricamata da lei con 12 donne carcerate
nella prigione di Rebibbia, una sorta di tovaglia di 12 metri per 33 persone
che rappresenta la ricerca scientifica dell’unicità del genoma umano.
VIDEO e COMPOSIZIONI MUSICALI
PRIMO VIDEO | ROSA MUNDI
Rosa Mundi (artista fotografa,
pittrice e scultrice, è l’ideatrice del concetto ed è l’originaria autrice
dell’umana performance della BIAS, ossia di una esposizione di arte
contemporanea che guardi alla spiritualità dell’artista in luogo della sua
nazionalità o lingua) propone un video in post produzione tratto delle sue
foto artistiche scattate in diversi siti Siriani, prima della guerra e dopo, che
rappresentano l’umanità di questi luoghi, il loro esodo e la loro corsa e
l’attraversamento di un numero infinito di porte. Le foto ci narrano della
civiltà di questo secolo presso il monumentale sito di Palmyra, ruderi
della Chiesa dedicata a San Simeone Stilita nei pressi di Aleppo
ed il Krak des Chevaliers presso la città di Homs, con la
giustapposizione dell’umanità precedente che nei secoli ha costruito e vissuto
quei luoghi, oggi ruderi e merbres della Storia dell’Umanità.
Il titolo del video e delle foto di Rosa Mundi - montate lentamente in
sequenza - è UMANITY’S TIME LIFE con tre episodi: The Passengers, The Door,
Jump. Le foto La Porta di Nain e La Soglia invece sono allestite sotto l’arco dell’altare
nel giardino. Sulla Porta ossia all’interno del confessionale -
porta della propria anima, soglia della consapevolezza del proprio errare e
raggiungimento del pentimento - si celebrerà l’incontro tra il viaggio nel
tempo ed il dolore dell’umanità e la compassione di Dio.
Rosa Mundi rappresenterà con le sue foto - tratte da più missioni i
Siria prima e durante il conflitto armato - la Porta di una umanità
in movimento, di una umanità che nei secoli varca la soglia della sofferenza,
della costruzione, del dolore, del peccato, del raggiungimento della
consapevolezza dei suoi errori, della confessione e della redenzione. Il tutto
è scandito dal ritmo infinito e lento del tempo dell’umanità,
infinitamente più lungo del tempo individuale, umanamente percepibile dal
singolo individuo. Le foto raffigurano in particolare i luoghi delle
religioni perdute e le umanità che le abitavano prima del conflitto e quelle
che le abitano tutt’oggi. Rappresenta un viaggio, fuori e dentro l’anima
dell’umanità, nel cercare la salvezza e la ricerca della luce dalle finestre e
dalle porte. Le foto evidenzieranno il ruolo della comunità internazionale, l’Umanitas
che ha varcato questi luoghi nei secoli, pietre vive di una civilità
passata e presente, sempre leggibile. La Porta del tempo, passato e presente,
è la soglia, del prima e del dopo della Porta della vita.
Tre estratti dell’opera
di BJM Mario Bajardi Schengen da 3,57 minuti, 2,35 minuti e 5,46 minuti
verranno montati su uno dei due video di Rosa Mundi. Le opere di BJM
Mario Bajardi e l’opera di Rosa Mundi viaggeranno insieme mantenendo ciascuna
la loro unicità e specificità. L’opera Schengen di BJM Mario Bajardi,
violinista e compositore (elettroacustico come elettronico tout court). Dopo
quasi dieci anni di pubblicazioni discografiche (l’esordio, Overture Arcaica,
del 2007 e da allora le mirate pubblicazioni Archives e gli EP Glass Orchestra
e Inverse EP) ha necessitato nel suo percorso di una pubblicazione di peso che
nella scelta del titolo – Schengen – già evoca a pieno temi di attualità,
richiamando inequivocabilmente l’epocale transizione che stiamo vivendo. Una
transumanza che ha messo in serio pericolo proprio l’acquis di
Schengen, ovvero quell’insieme di norme e disposizioni, integrate nel
diritto dell’Unione Europea, che ha enormemente favorito la libera circolazione
dei cittadini all’interno del cosiddetto Spazio Schengen, giurisprudenza che
davamo per scontata e che Bajardi mette in relazione con la libertà con la
quale ha sempre prodotto la sua musica. Nella sua musica, al riparo dalle mode
elettroniche, lo sguardo si fa più scuro e cinematografico, vestito di una
cinematografia astratta in dialogo tra spazio e umori, più che tra storia e
storie. La sottoscritta curatrice della BIAS 2016, Chiara
Modìca Donà dalle Rose, sceglie di fare dialogare le due creatività
artistiche di BJM Bajardi e Rosa Mundi all’interno del confessionale,
realizzando una sorta di soglia della Porta del mediterraneo, il mare
internum nostrum, interpretata come occasione di una ricerca introspettiva
del viaggio dell’umanità e dei migranti nei secoli verso una auspicata ed
immaginata nuova vita in Europa, lasciando le rive del Nord Africa e del medio
oriente. Il mare ed il varcarlo si materializza tra musica ed immagini in una
sorta di soglia che spesso non lascia scampo, restando purtroppo soglia,
trovando la salvezza nei lidi dell’isola certa, la Sicilia, ed in altri casi la
morte nei fondali del grande mare. (Credit
Song Schengen Published by Iter-Research 2014 Courtesy
by ONDE Electronic contents 2014).
SECONDO VIDEO | ANDREA KANTOS
L’artista Andrea Kantos continua la sua ricerca filosofica - dopo il
progetto Dei Dispendium / Compendium, sul tema della creazione
presentato in BIAS 2016 a Venezia ed a Palermo a Palazzo Gaetani di Bastiglia -
e presenta un progetto sulla soglia, sul concetto di limite. Se la creazione
viene vista come creazione ex nihilo, così il concetto di limite è in qualche
modo implicito, cioè creazione e limite, sono uniti da due concetti di
determinazione. C'è un termine usato da Anassimandro: «Ápeiron», il senza limiti (in quanto è un limite lui
stesso, quello più lontano e profondo nel suo essere in-finito – pone e si pone
nella finitezza). La riflessione sul limite si è concentrata su un aspetto
implicito della porta, quello della soglia. Si potrebbe dire che
molta o tutta la storia della filosofia è contenuta nel concetto di soglia,
demarcazione, convalida e superamento (il ragionamento è una stratificazione
di soglie). Il concetto di finito e infinito tiene saldamente lo scacco
sulla società occidentale non governata più da alcuna metafisica; l'infinito
(l'idea di volontà di potenza che governa la volontà di superamento della
morte, come sottolinea Severino) è il simbolo della modernità e della sua
libertà in-condizionata, senza territorio; là dove troviamo il non-limitato è
il nulla che ci aspetta, “quel nulla di inesauribile segreto” a cui si
accennava più sopra. Andrea Kantos elabora così una sorta di grande
disegno, esplorato per parti (limiti), dove i solchi sono soglie, le forme si scambiano con le parole che le delimitano, in un
approccio sinestetico. La curatrice Chiara Modìca
Donà dalle Rose sceglie di affiancare due artisti diversi, Andrea Kantos - visual artist - e Tomek Kolczynski - compositore del gruppo bachSpace - nel rispetto dell’identità e
dell’autonomia delle loro distinte opere, nella produzione di un’opera unica audiovideo
dal nome Thauma | Il Gioco delle Parti
che utilizza la composizione
musicale Voodoo (Constellation Hiraeth / bachSpace / Neue Meister 2017).
TERZO VIDEO | DANIELA PAPADIA
Rappresentativo del Padiglione
Cristiano Ortodosso e Darwiniano l’opera di Daniela Papadia La
Tavola dell’Alleanza, lunga 12 metri come il numero degli apostoli,
con 36 coperti come gli anni di Cristo. La Tavola
dell’Alleanza, attraverso l’intreccio dell’arte, della scienza, e della
vita, promuove l’incontro e il dialogo profondo con culture diverse, poggiando
sui principi di uguaglianza e di fraternità fra tutti i popoli,
indipendentemente dalla loro religione e origine. Il processo creativo
artistico con il supporto scientifico può favorire il cambiamento, la crescita
personale e il rispetto delle differenze culturali e religiose. L’artista Daniela
Papadia definisce la Tavola dell’Alleanza come una mappa
esteriorizzata del nostro sé interiore. La scienza e l’arte rappresentano un
mezzo, una via per promuovere l’intrecciarsi di relazioni che rigettano la
discriminazione, l’esclusione e la violenza. La conoscenza come porta che
conduce all’alleanza. L’Italia, Venezia, nel cuore del mediterraneo,
diventa il luogo ideale per ricucire gli strappi che si sono aperti
nell’interruzione del dialogo ed avviare un processo di integrazione
multiculturale. Il genoma è il legame di comunione e patrimonio genetico del
genere umano. Il genoma è composto da miliardi di piccole unità chiamate basi
azotate, che rappresentano l’architettura di un individuo. Queste
piccole unità sono legate tra loro in una lunghissima molecola di DNA che
differisce da specie a specie, ma è sorprendentemente simile all'interno di
ogni specie. La mappa del genoma, nella sua complessa elaborazione, ci mostra
gli elementi comuni che appartengono all’umanità intera. Lo studio del genoma
umano porta così a un paradosso linguistico: "Unicità e comunanza”. Il
genoma ci dice che facciamo parte di un unico progetto umano. Noi siamo
unici, esattamente come tutti gli altri, ed il rispetto di ogni uomo è il
fondamento della dignità della comunità umana. Questo è il principio di
uguaglianza e fraternità degli uomini, indipendentemente dalla loro
provenienza, religione, nazione e sesso. Gruppi eterogenei di persone si
integrano e lavorano insieme attraverso i fili dei diversi quartieri e
nazionalità che la compongono. Questi stessi fili ricordano quelli che nel
ricamo diventano preziosi punti che definiscono un disegno. Il disegno che
vogliamo rappresentare è quello del genoma che integra e definisce l’unicità e
somiglianza di ogni persona.
CON
L’ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E SUA MEDAGLIA DI
RAPPRESENTANZA
Con il patrocinio di: Ministero
della Giustizia, Roma-Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività e
Promozione Artistica, Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali e
del Turismo, Pontificium Consilium Pro
Familia
OPERE ESPOSTE
Aldo
Cichero le sedute
dell’Architetto Design Aldo Cichero fungeranno da comode poltrone confessionali
da cui visionare i video di Andrea Kantos ed Aldo Cichero al limite tra il
luogo della confessione e quello della riflessione introspettiva.
Analogique | Rita Elvira Adamo | Barbara Cammarata
Presentano il progetto
ACQUASANTA: “L’acqua potente scorre per sempre senza essiccarsi e senza
fermarsi. é come il Tao. Quando deve scorrere in una valle profonda decine di
migliaia di zhang, si butta in avanti senza paura. é come il coraggio.
Equilibra sempre se stessa. é come la Fa (legge)”. Lu Zhen
Acquasanta è
un’immersione nell’acqua. Un telaio metallico è l’infrastruttura che intreccia
insieme un’orditura di sacche che disperdono lentamente l’acqua. Una
camera-visione pneumatica incapsula il telaio e raccoglie l’acqua alla sua
base, è il primo passaggio verso l’interno. Uno spazio del vedere e del
sentire, che, attraverso il movimento del visitatore, si rimodella attivando
imprevedibili deformazioni delle tessiture. L’immersione è un attraversamento,
un viaggio nella profondità delle diverse forme dell’acqua che, una volta
rivelate, assumono carattere purificatorio e vitale. L’installazione attiva
un’interferenza continua tra il mondo complesso ed evoluto dell’uomo e quello
sacro e primordiale dell’acqua.
bachSpace l'opera musicale del
gruppo bachSpace, installata in giardino di Ca’ Donà, è il frutto di una
stretta collaborazione tra il compositore Tomek Kolczynski, il pianistaTamar
Halperin ed il violinista Etienne Abelin. bachSpace opera una giustapposizione dell’Adagio
della Sonata BWV 1005 di J.S. Bach, originariamente composto per un violino
solo, è una rielaborazione elettronica dell’Adagio di Tomek Kolczynski di nome ADA.
Traendo
ispirazione da una intuizione di Tamar, il violinista Etienne ha registrato le
quattro voci individualmente, una dopo l'altra, reinserendole di volta in volta
e dando vita ad una musica da camera ‘virtuale’. Con la registrazione di
Etienne, Tomek ha poi creato un ostinato
armonico e una nuova voce sola usando esclusivamente frammenti di Bach. Il
risultato è una nuova composizione che dolcemente richiama il contenuto
musicale e la componente emozionale del brano originario di Bach.
Federico Bonelli, Protoquadro è il
quadro digitale, ispirato al movimento del mare mediterraneo e al senso del
colore blu, si compone ricombinando in modo sempre differente fotografie del
mare dello stretto di Messina. E’ uno studio per un più grande trittico, da
realizzarsi, ispirato dal miracolo della traversata dello stretto di San
Francesco di Paola. Il trittico nella versione finale cambierà colore e
comportamento in funzione dello stato del mare nello stretto con dati in tempo
reale.
Paola Cassola l'opera Homo Mundus
Minor (2017) ruota attorno all'esperienza personale dell'artista ed al
percorso intrapreso per superare un traumatico episodio che ha segnato la sua
prima età adulta. L’artista presenta un cabinet in legno (che replica il tradizionale
altare del Buddha giapponese) con due ante che una
volta aperte svelano una parte di un autoritratto fotografico in bianco e nero.
Parte integrante dell’opera è una precedente performance The Body-Bondage (2012)
realizzata a Santiago de Chile. Nella performance, che si risolve in una serie
di autoritratti fotografici, in bianco e nero, l’artista utilizza tecniche di
movimento del corpo e mimica teatrale interpretando ruoli ed emozioni del suo
variegato mondo interiore. Con l’ausilio di bende e garze nasconde i tratti più
riconoscibili del suo corpo femminile esponendo la fragilità’ e vulnerabilità
che si celano dietro alla sua naïveté.
Dal Guatemala (nel 2013) al Messico (nel 2016) In
Memory of Bones e' un viaggio di ricerca in cui l'artista si confronta con
la tradizione culturale, politica e storica del Giorno dei Morti (Dias De Los
Muertos), la celebrazione dei defunti con le consuete visite alle tombe degli
antenati, le cerimonie ed i rituali in loro onore. Tra testimonianze,
iconografia, scritture geroglifiche, reperti archeologici, l’interesse
dell'artista ruota intorno alla rappresentazione e la comprensione del corpo,
della morte, della vita e della memoria dall'epoca Maya ad oggi. Come una porta
aperta, un collegamento tra morte e vita, corpo e mente, passato e presente, In
Memory of Bones si risolve con una riflessione sui ricordi extra-cerebrali
dell'inconscio e sulla capacità del corpo umano di incamerare,
indipendentemente dalla mente, la memoria di esperienze appartenute al passato
e cio’ che tali emozioni hanno significato.
Spinto dall'impulso di fornire un approccio alternativo
all'evoluzione della civiltà contemporanea che cresce a spese dell’identità
personale e del senso dello spazio e di appartenenza, il lavoro fotografico Liquid
City (2017) ripropone le caratteristiche architettoniche di una citta’
inondata, e le interpreta con immaginazione: il suolo diventa cielo, porte
diventano finestre e viceversa. e le stesse immagini sono talvolta sottosopra.
Le città’ invisibili (1972) del filosofo
italiano Italo Calvino, l’esploratore veneziano Marco Polo racconta storie
sulle città che ha incontrato durante i suoi viaggi. Descrive dalle "città
della memoria” alle “città nascoste", dalle "città reali” a quelle
"immaginarie", che colpiscono sempre più l’imperatore dei Tartari
Kublai Khan. Ad un certo punto diventa evidente che tutte queste città non son
altro che lo stesso luogo. Quando il gran Khan comincia a perdere la speranza
di uscire dall' “Inferno” in cui è caduto, il suo impero che si sta
sgretolando, Polo gli dice: “ci sono due modi per non soffrire: il primo riesce
facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non
vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento
continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è
inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Le opere del fotografo Maurizio
Montagna riflettono il lavoro di questo artista in diversi momenti della
sua carriera. Rappresentare il paesaggio è un’attività necessaria al fine di
fissare valori fondamentali per la comprensione della nostra esistenza.
Comprendere il paesaggio vuol dire comprendere le persone che lo abitano o che
lo hanno abitato, nonostante le possibili macroscopiche differenze. In gran
parte del paesaggio contemporaneo un comune denominatore accomuna questi
luoghi: le tracce lasciate dall’uomo.
In questa sorta di geografia antropica, i luoghi
dell’abitare e quelli di passaggio intrecciano e sedimentano elementi che
parlano lingue diverse e stratificate, e la comprensione di questa
sedimentazione e lo studio delle varie forme del paesaggio emergono come un’urgenza
quasi ancestrale: “l’arte in questo ha fatto e deve continuare a fare la sua
doverosa parte”. Nelle sue fotografie, Maurizio Montagna ambisce a creare,
con uno sguardo coerente, dei punti di vista univoci: la sua necessità è una
lettura del paesaggio e dell’architettura definita e definitiva: “il mio
interesse per la stratificazione e per la complessità dei soggetti viene
risolto dalla mia posizione e delle precise inquadrature, i simboli e gli
elementi ripresi, nel loro continuo reiterarsi, costruiscono svariate storie,
la loro messa in sequenza le identifica e da’ loro un senso di lettura”. Le immagini qui esposte
tratte da Albedo, Scenary e l’imponente Trittico Portaluppi,
immortalano luoghi ingaggiando lo spettatore in una lettura trasversale che
affianca ed accomuna archi, geometrie ed architetture che tragicamente possono
diventare macerie e rovine. In questa architettura e nelle sue macerie possiamo
leggere il dramma di una comprensione parziale del nostro paesaggio, un
paesaggio che chiede sempre maggior attenzione, e in quella attenzione che ci
si auspica, la fotografia e l’arte non possono che responsabilmente produrre la
memoria necessaria per documentare e mettere in atto cortocircuiti possibili,
affermando utopie che talvolta si dimostrano urgenze.
“In questo inizio di XXI sec. si parla con sempre
maggiore insistenza di paesaggio, attribuendo spesso a questo termine
significati diversi, ma seguendo una comune aspirazione: quella di ritrovare
nelle qualità che vengono di volta in volta attribuite al paesaggio un
principio di equilibrio del nostro habitat, in un’epoca di trasformazioni dalle
dimensioni finora sconosciute” (da Nuovi Paesaggi - Franco Zagari).
Rosa Mundi in dialogo diretto con la Tavola
dell’Alleanza questa rivisitazione dell’ultima cena con sagome di specchi
riflessi che introdurranno il pubblico all’interno della macchina scenica
dell’ultima cena, con l’opera omaggio a
Jacopo Robusti rappresentativo del Padiglione
Cristiano.
All’interno dell’astratto Padiglione delle
Religioni Perdute questa immagine al limite tra la vertigine ed il
soffocamento che ci rivela una seconda porta ricamata e nascosta dietro una
prima porta, in una sorta di staffetta del tempo di una umanità sommersa.
Niccolò Montesi nell’opera di Niccolò Montesi l’atto di
mettere a fuoco assume una nuova valenza, non solo visiva. E’ nel dato
sensibile e tattile, nelle dinamiche del supporto che l’immagine immortalata
dall’obbiettivo fotografico si differenzia da una semplice stampa per diventare
un’opera d’arte unica in cui è richiesta la partecipazione attiva del fruitore.
Nelle sue opere il gioco
di logica, dove l’artista seduce ed al tempo stesso sfida lo spettatore a
confrontarsi con se stesso e a dare una propria personale interpretazione, si
collega al « gioco » inteso come la porta per un ritorno
all’innocenza ed alla spensieratezza infantile, spesso in forte contrasto con
l’immagine in cui le tematiche dai risvolti emotivi, religiosi e sociali e di
attualità, come nel caso della Famiglia e de La
Scusa è Servita, sono espresse in un equilibrio formale di grande
fascinazione estetica, creando realtà differenti che si incastrano e si
ripetono tra loro ad esprimere « giochi di potere » forieri di una morte elegantemente
travestita, dettati da logiche a volte incomprensibili. I dettagli nelle
opere di Montesi diventano protagonisti della composizione scenica.
Armando Perna con la sua opera
Viadotto Sfalassà, RC (2013), La Porta del Mediterraneo, in un solo scatto ci racconta i numeri della
A3, ossia dei 443 chilometri di autostrada, 190 gallerie, 52 svincoli e 480 tra
ponti, viadotti e cavalcavia che attraversano l’estremo sud dell’Italia per
arrivare nel centro del mediterraneo, il mare internum nostrum. Una sorta di serpentone che taglia Campania, Basilicata e Calabria,
una porta del sud verso il nord e viceversa. Questa
opera è tratta dalla mostra Verso il
Mediterraneo - Sezioni del paesaggio
da Salerno a Reggio Calabria, a cura di Emilia Giorgi e Antonio Ottomanelli
e ci offre una particolare prospettiva della Salerno-Reggio Calabria, aperta
nel 1962.
Valentina Rosa l’installazione di questa giovane artista palesa, non solo metaforicamente, il dramma di questo periodo
storico e consiste in una serie di figure femminili modellate in argilla,
ognuna contraddistinta da rotture, lacerazioni o crepe che si estendono lungo
diverse parti del loro corpo e da cui fuoriescono granuli di terra. Le opere di
Valentina Rosa parlano delle fratture che si sono aperte in questa società,
parlano anche del cambiamento e della rigenerazione che questa crisi
comporta. Il tema delle soglie e della porta nelle sculture di Valentina
si materializza nella materia dalla quale queste figure prendono forma ed
emergono terracotta ed argilla: materiali poveri, e per questo preziosi,
definitivi, che parlano del Tempo e di una Umanità lacerata, alla ricerca di
soluzioni per ricostruirsi, per rifondare le proprie radici.
Gaia Todeschini la scelta
fotografica qui proposta fa parte di un progetto in fieri “Dissoluzione” che consta di
una serie fotografica di 350 foto suddivise in diverse sezioni che ritraggono scenari
desolati, volutamente in bianco e nero, collocabili in uno spazio temporale
indefinito. La sezione dal titolo
“Inferno - Canto III” racchiude una serie fotografica di differenti varchi tra
porte, cancelli e saracinesche di spazi industriali, proponendo una riflessione
sul tema dell’abbandono e della speranza. Le opere scelte in Bias 2018
evidenziano la contemporaneità delle porte di un ambiente industriale, che
lascia intravedere margini di terre agricole ritmando nei successivi scatti,
invece, il suo trasformarsi in archeologia industriale sino a diventare rovina,
inscenando un susseguirsi di Pale Eoliche quali principali protagonisti di una
nuova composizione paesaggistica, al limite dell’apocalittico.
BIOGRAFIE DEGLI ARTISTI E DEI CURATORI
ARTISTI
Analogique | Rita Elvira Adamo |
Barbara Cammarata Analogique è uno studio di architettura fondato in
Sicilia nel 2015 da Claudia Cosentino,
Dario Felice e Antonio Rizzo che opera nel campo dell’architettura, del progetto
urbano e di paesaggio, della produzione di arredi e della pratica curatoriale.
Tra le ricerche in corso la più significativa riguarda l’architettura
pneumatica che, rinnovando le forme e gli strumenti classici, ridefinisce gli
spazi individuali e collettivi, ponendosi come catalizzatore in grado di
alimentare accadimenti inediti al suo interno ed interazioni stupefacenti con
l’ambiente circostante. L’architettura pneumatica celebra contemporaneamente la
forma pura e la sua negazione, il senza della forma, l’informe con le sue
deformazioni. Contemporaneamente rappresenta la forma assoluta, indifferente al
contesto e la forma indefinita che si adatta all’esistente preservandolo ed aprendosi
a nuove relazioni. Ha esposto al padiglione Venezia della Biennale di Venezia
“Mar gh’era 2222” in occasione della XV Mostra di Architettura e ha realizzato
“RAFT”, un nuovo spazio espositivo per Farm Cultural Park a Favara; é stato
selezionato per IFLA 2016. Nel 2017 ha realizzato il progetto di allestimento
“Intruso” per la mostra “Architettura Invisibile” a Cura di Rita Elvira Adamo
negli spazi del Museo Carlo Bilotti a Roma, e ad aprile ha esposto all'interno
del progetto Design Nomade, BASE Milano. Rita Elvira Adamo nasce a Cosenza nel 1990. Consegue
la maturità classica al liceo “Bernardino Telesio” di Cosenza nel 2008. Dopo il
diploma si trasferisce a Londra e frequenta la London Metropolitan University
dove si laurea in Architettura nel 2013. La ricerca iniziata durante gli anni
universitari è alla base della mostra “Architettura Invisibile – Movimenti
italiani e giapponesi degli anni Sessanta e il dibattito contemporaneo” che è
stata ospitata dal Museo Bilotti di Villa Borghese a Roma da gennaio a marzo
2017. In questo periodo, lavora anche come internship presso lo studio di Norman
Foster a Londra. Nel 2013 si trasferisce a Zurigo e collabora per due anni
nello studio Santiago Calatrava. Attualmente vive tra Roma, Londra e Amantea
(Calabria) e sta per conseguire la laurea specialistica in Architettura sempre
presso la London Metropolitan. A luglio 2016 promuove come ideatrice la
“Rivoluzione delle Seppie” un movimento culturale sperimentale che partendo
dalla conoscenza dei piccoli paesi calabresi, propone esempi e modelli di
rigenerazione urbana e sociale dei centri storici attraverso le risorse tipiche
del territorio e le opportunità generate dai flussi migratori provenienti dal
sud del Mediterraneo. Barbara Cammarata è un visual artist, vive e
lavora in Italia. La sua esperienza si colloca all’interno di progetti di
rigenerazione sociale/urbana e di innovazione sociale. Attualmente collabora
all’interno di differenti progetti tra cui Polline, Farm Cultural Park e Gang City,
un progetto del DIST Dipartimento del Politecnico di Torino e Dimora Oz. Co-fondatore di Polline, un
progetto di arte digitale, e fondatore del LAB4 spazio culturale indipendente.
La sua produzione mostra un particolare interesse per il concetto di gruppo e
di identità culturale, nelle sue installazioni, l’artista analizza ed esamina
l’identità di un oggetto / soggetto, modificando ed innescando un processo di
cambiamento (destrutturazione). Attraverso ciò è
possibile rileggere l’oggetto in questione dando allo spettatore una varietà
di interpretazioni, al fine di mettere in discussione le percezioni di
comprensione comune. Attualmente la sua ricerca si spinge ad osservare l’individuo
come animale sociale da osservare in relazione al luogo, sia esso uno spazio
pubblico o privato. La sua indagine ha immediatezza visiva ed una ricerca
accurata. Tra le partecipazioni più
recenti: Farm Cultural Park, Dimora Oz, Museo Riso/Palermo, BIAS 2016, Gang City/XV
Mostra di Architettura La Biennale di Venezia 2016, Design Nomade/BASE Milano.
bachSpace La pianista Tamar
Halperin e il violinista Etienne Abelin uniscono la musica di Johann Sebastian
Bach con composizioni elettroniche di Tomek Kolczynski. Insieme elaborano pezzi
ibridi, in cui la musica barocca si trasforma in elettronica e viceversa. Il
loro CD di debutto bachSpace sarà editato dalla casa tedesca Neue Meister il
prossimo agosto 2017. Tomek Kolczynski nato nel 1973 a Gdansk (PL), Tomek cresce
in Svizzera dove studia ‘audio design’ dal 1997 al 2002 con Wolfgang Heiniger,
e dal 2010 al 2012 performance libere con Alfred Zimmerlin e Fred Frith alla
Basel Music Academy. Attualmente Kolczynski lavora come musicista e compositore
principalmente per film, radio e teatro. Nel 2015 ha composto una colonna
sonora di 90-minuti soundtrack for per il computer game Feist e
nel 2016 la musica per Die Reichsgründer oder das Schmürz di Boris
Vian at Schauspielhaus Hannover. La sua compilation del Trio bachSpace debutterà
ad agosto del 2017. E’ stato membro del Swiss Institute di Roma tra il 2008 e
il 2009. Tamar Halperin Born in Israel 1976, Tamar Halperin received her musical
education at the Tel Aviv University, the Schola Cantorum Basiliensis in
Switzerland, and at the Juilliard School in New York, where she received a
Doctor’s degree in 2009, having written her dissertation on J. S. Bach.
With repertoire that ranges over five centuries, Dr. Tamar Halperin
performs world-wide as a soloist and with various chamber groups. She
appeared in venues such as New York’s Carnegie Hall and Alice Tully Hall,
London’s Wigmore Hall, Amsterdam Concertgebouw, and the Berlin Philharmonie,
Konzerthaus, Festspiele, and Berghain Club. Together with her husband, singer
Andreas Scholl, she recorded “The Wanderer:” a Song album with works by Haydn,
Mozart, Schubert, and Brahms. Etienne Abelin born in Bern 1972. From conducting
Bach&Electronics with pianist Francesco Tristano, the Youth Orchestra of
Caracas together with the Sistema Europe Youth Orchestra at La Scala Milano to
world- and Swiss premieres of orchestra pieces with the Basel Sinfonietta,
Indie Rock singer Shara Nova and Belgian DJ Grazzhoppa, an own evening at the
Concertgebouw Amsterdam with the ensemble bachSpace or a release with label ECM
with Nik Bärtsch's Mobile Extended, the Swiss conductor and violinist Etienne
Abelin follows his passion to explore new ways in classical music and to
inspire people. He was a musical collaborator of Claudio Abbado for many years
as the principal second violin in the Orchestra Mozart Bologna and member of
the Lucerne Festival Orchestra.
BJM Mario Bajardi Bjm è un riconosciuto compositore di
musiche per Film, cortometraggi, spot, jingle internazionali
(Tasca Almerita spot: "The sound of vine") e
collaborazioni con artisti internazionali e aziende internazionali che
creano suoni per Film di Hollywood come la Twistead Tools e la 8DIO.
Nell’album Schenghen sono inclusi alcuni brani composti negli ultimi anni per
opere audiovisive e teatrali: fra questi “Insemina”, additional music per
il cortometraggio “Sweetheart” diretto da Miguel
Angelo Pate (già aiuto regista in “Bastardi senza gloria” di Quentin
Tarantino e “Unknown - Senza identità”
con Liam Neeson e Diane Kruger), insieme ai tre atti
o momenti di “Officium” creati per l’omonimo documentario di
Giuseppe Carleo, in cui si può apprezzare anche il coro del Liceo Musicale
Regina Margherita di Palermo. Il disco è ulteriormente impreziosito dal
contributo sonoro che arriva dal recente progetto “BlendInstrument Motion Textures”,
prodotto da BJM per la software/music library company 8DIO
di San Francisco, arricchendo la palette timbrica ed espressiva
nella composizione. Credit Song
Schengen Published by Iter-Research 2014 Courtesy
by ONDE Electronic contents 2014.
Federico Bonelli filosofo e artista multimedial. Nato a Roma
nel 1969, vive e lavora ad Amsterdam dal 2002. Collabora a progetti di ricerca
che integrano la prospettiva delle arti all’indagine e all’azione sociale.
Attualmente e’ CMaO a dyne.org, free
software think and do tank, attiva nel campo dell’innovazione sociale e della
ricerca in vari progetti europei. Dal 2012 dirige un progetto di arte
contemporanea site-specific e sostenibile in cui elabora metodologie per l’art
driven innovation: Trasformatorio (www.trasformatorio.net). E’
co-autore di protoquadro (protoquadro.net) progetto
d’arte generativa co-sviluppato con Philips Research dal 2005 al 2009. Ha
diretto cortometraggi, disegnato luci e video, inventato scenografie
multidisciplinari, fatto il drammaturgo e il regista per spettacoli di danza e
altre arti sperimentali. “The spirit of times of our age is rich and poor at the same time. Is rich
in words, news, bits, shouts and mere numbers of links between concepts. Is
poor of poetry, vision and empathy. I question myself with some abstract form
of art, in the sense of the humanist ideal of “Homo Universalis”.” (www.fbproductions.net)
Paola Cassola nasce a Milano nel 1980, e nel 2002 consegue
un Bachelor of Arts a Londra al Goldsmiths’ College, University of London.
Senza mai abbandonare la sua macchina fotografica, dopo Londra e Madrid si
trasferisce a Ginevra dove per un anno lavora alla sua prima mostra fotografica
internazionale: The spirit of making something out of nothing (2003),
presso le Nazioni Unite. E’ una riflessione sulla figura della donna e
dell'immigrazione nella societa’ dell’informazione e delle nuove tecnologie.
Nel 2004 Paola Cassola torna a Milano, diventa giornalista e collabora come
fotografa e reporter con le principali testate nazionali ed internazionali.
Durante un fotoreportage a Tokyo, un episodio traumatico rivoluziona la sua
vita, e da quel momento diventa artista. Muovendosi liberamente tra fotografia,
video, performance e installazione, realizza numerose opere di impronta
autobiografica e sposta al centro della sua ricerca il corpo, l'energia, il
movimento. Paola lascia il giornalismo e realizza le sue prime performances: The
Body-Rope (2011) e The Body-Bondage (2012) a Santiago de Chile. Nel
2012 partecipa a CarnemBody alla Fabbrica del Vapore a Milano. Nel 2013
si trasferisce a Rio de Janeiro: nel 2014 coinvolge il pubblico nella
performance My Back-Story ad ArtigoRio e nel 2015 propone SchitzoFREEnia,
presso l'Accademia di Arte EAV Parque Lage; partecipa a Future
Identities-Bodies.Places.Spaces presso la Galleria Laura Haber, di Buenos
Aires. Dal 2016 vive a Miami ed espone tra Miami e New York.
Aldo Cichero inizia giovanissimo (1960) lavorando nel
cantiere Baglietto di Varazze, dove disegna barche che hanno fatto la storia
del cantiere come la serie Ischia, Elba, ecc. A fine anni ’60, lavora per
l’architetto Paolo Caliari e con lui approfondisce la progettazione degli
esterni e degli interni e si dedica anche all’industrial design. Nei primi
anni ’70, fonda con Cesare Cassina la Bracciodiferro lavorando con grandi
artisti quali Gaetano Pesce e Alessandro Mendini. La produzione di
Bracciodiferro è, oggi, considerata uno dei migliori casi di arte applicata al
design. Inizia così la carriera di uno degli architetti che hanno segnato il
design nautico dagli anni 70’ con le mitiche Alalunga, i nuovi Magnum Marine,
gli Admiral, i Lamborghini passando per gli anni ’90 con le linee dei Baglietto
che hanno dettato a lungo uno stile. Ha lavorato con moltissimi cantieri
elaborando sempre nuove linee e creando molti progetti innovativi. Negli ultimi
anni ha proposto nuove soluzioni per le floating power barge per la
produzione di energia. Nel 2015 ha creato con il collezionista Juerg Brauchli,
C&B Design, un progetto in cui l’arte incontra il design. Collabora con la
Crystal Caviar di Marek Landa con la creazione di sculture luminose
in cristallo e a settembre 2016, a Palermo, ha partecipato alla
Biennale Internazionale di Arte Sacra Contemporanea con il progetto NUN, un
avveniristico motor sailing yacht pensato come museo d’arte itinerante.
La ditta di design Boffetto Form to furniture ha presentato al Salone
del Mobile 2017 di Milano la collezione di arredi “Concert” da lui firmata e
presto verrà presentata al pubblico la linea dedicata nautica creata per
Venini, storica ditta muranese del vetro. Aldo Cichero si è contraddistinto nel
tempo per aver progettato varie tipologie di imbarcazioni tutte connotate da
una pulizia formale unita ad un’attenzione per gli aspetti funzionali e di
confort. Nell’ultimo anno l’attenzione per la qualità della vita a bordo lo ha
portato a sviluppare alcuni progetti per grandi motoryacht dotati di vele al
fine di consentire una navigazione silenziosa e rispettosa per l’ambiente
marino. Ha partecipato alla BIAS 2016.
Edo Janic nato a
Valvasone è incisore e scultore. Ha realizzato dal 1968 ad oggi circa 200
lastre all’acqua forte raccolte per lo più in crtelle realizzate per i
principali editori d’arte italiani. Per l’editore Sellerio ha realizzato ì, dal
1972 al 1987 per la pregevole collana “La civiltà perfezionata illustrata con
incisioni” numerose lastre riprodotte in copertina. Ha tenuto personali dal
1971 ad oggi a Roma, Bucarest, Amsterdam, Belgrado, Zagabria, Reggio Emilia,
Ravenna, Ferrara, Padova, Palermo, Ragusa, Spalato, Silimbergo, Torino, San
Giovanni in Valdarno. Ha partecipato alla Bias 2016.
Andrea Kantos Project
Manager e Visual Artist. Nasce a Palermo nel 1977. Cofondatore di Dimora Oz, di
cui è coordinatore e responsabile per i progetti di arte contemporanea. Semionauta
e infomane, si interessa all’Alter come un primo processo che vede l’individuo
e il suo destino in una fitta rete di trame e frame, le cui derive e i principi
sono assolutamente metafisici. Ha presentato Dimora OZ al Creative Lab
(Direzione Enzo Fiammetta, Orestiadi di Gibellina e il Museo di Alcamo) al
Digital Farm (Farm Cultural Park di cui è responsabile per l’area di Palermo)
ed è stato presente alla Biennale di Architettura di Venezia 2016. Ha esposto
alla BIAS 2016 a Venezia ed a Palermo. Dal 2004 al 2010 realizza Simulacri,
disegni e testi sinestetici. Nel 2012 Per Macerie realizza il ciclo di Erra Et
Elabora (Tesi N.1, Medusa/Mater, Chiesa del Giglio, 2013; Tesi N.2
San Sebastiano/Turkish Apocrypha, Palazzo Costantino di Napoli, 2014; Tesi
N.3 Settima Persona, 2014), Frammenti, 2014, e il ciclo Pasta
Reale (2015). Nel 2014 realizza Locus Amoenus,
video/performance/installazione (Argimusco, Montalbano, Trasformatorio).
Nell’ambito dei laboratori annuali di Dimora Oz realizza con Andrea Mineo ReMoto
a Luogo, Osservazioni (ORIGINI/Strutture, PaMaP Lab/Dimora Oz, 2015). Nel
2015 inizia un ciclo sulla crisi: CRISIS; one Body e CRISIS
Pre-production (UNICORN, Farm Cultural Park, 2015). Nel 2016 continua la
sua ricerca col medium del testo, con MaGriffe (Fondazione Bartoli - Felter,
2016), A no(u)s A (giornata del libro), Dei Dispendium / Compendium (Bias,
2016), Gang Bang in the City (Gang City, Arsenale, Biennale di Venezia
2016), This is not a Stand, understand,
support it! (Hotspot, Dimora OZ, 2016).
Aude de Kerros saggista, pittrice francese nata a Batavia nell’India orientale olandese
nel 1947 proviene da una famiglia di marinai, artisti e avvocati. Vive in Asia,
Sud America , Medio Oriente e di Israele.
Di ritorno in Francia per i
suoi studi universitari, si laurea presso l'Istituto di studi politici di
Parigi ed in seguito consegue un Master in legge e partecipa a numerosi
workshop incisori Henri Goetz, SW Hayter e Johnny Friedlaender. Non si contano
le esposizioni di Aude de Kerros, più di ottanta in Francia ed in Europa.
Invitata dalla Fondazione Konrad Adenauer nel 1984. Le sue opere sono presenti
nelle collezioni del Museo Nazionale delle Donne nelle Arti a Washington. Ha
partecipato alla mostra "Da Bonnard a Baselitz" presso la Sala della
Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi.
Dagli anni 1990, Aude è
conosciuta anche per i suoi articoli sull’analisi del mondo dell’arte subendo
anche le influenze dello scrittore Wladimir Weidlé. Da anni anima in Francia e
nel mondo il dibattito sul tema arte contemporanea, dando una prospettiva d’artista
indipendente. Ha contribuito, come testimone della storia dell'arte di più di
mezzo secolo, a raccontare le due facce di una realtà complessa: il mondo
visibile dell'arte nella finanza
internazionale ed il concettualismo dell’arte. Ha scritto i discorsi dell’Istituto
di Sound Archive di Franklin Picard. Dirige il giornale Aude Royalty Kerros su
Radio Cortesia, programma dedicato alla riflessione ed all'esplorazione delle
arti visive, al di fuori delle tendenze dominanti.
Maurizio Montagna nato a Milano, Maurizio lavora con la
fotografia da oltre 20 anni. I suoi lavori realizzati con macchine fotografiche
in grande formato affrontano temi legati al paesaggio urbano, architettura e
studi relativi alle varie modalità espressive della fotografia. Realizzando
articolati progetti che creano complesse relazioni tra linguaggio e
rappresentazione, il suo lavoro mette in evidenza le svariate possibilità della
fotografia documentaria. Le opere di Maurizio Montagna, attraverso una
costruzione semantica incisiva e personale, guidano lo spettatore verso una
attenta riflessione sul paesaggio contemporaneo, creando una narrazione poetica
che va oltre il soggetto ripreso. Ha esposto in musei e gallerie in Italia ed
all’estero, tra le sue ultime esposizioni si annoverano:
Verso il Mediterraneo. Sezioni del
paesaggio da Salerno a Reggio Calabria, Palazzo Poli Roma,
2016; Passaggi di Sguardo e Tempo tra Salerno e Reggio Calabria - SP 3 Gallery,
Treviso, 2016; Aldo Andreani architetto, Palazzo Te, Mantova, 2015;
Architettura Sintattica Milano capitale del moderno, Expo Milano 2015,
Grattacielo Pirelli, Milano; The Third isalnd “OIGO”, La triennale
di Milano, 2016; II° International Photography and Video
Biennale Changjiang, Museum of Contemporary Art, Changjiang, Cina, 2017;
Le città invisibili, Triennale di Milano, 2002/03; Fundamen tals,
XXIV Architecture Biennale, Arsenale, Venezia, 2014; Peripheral Visions:
Italian photography in context, 1950s - Present, the Bertha and Karl
Leubsdorf art gallery, Hunter College New York, Stati Uniti, 2012; Expo
dopo Expo, Triennale di Milano, 2009; Le città invisibili, Triennale
di Milano, 2002/03.
Tra le Monografie: Albedo 2004 (the Plan Ed.), Billboards
2008 (Damiani Ed.), Giulio Minoletti Architetto 2009 (Schine Ed.) ed
un progetto monografico sull’architetto Aldo Andreani 2016 (Electa Architettura
Ed.).
Tra i Premi: Gallarate award in contemporary
photography, Terzo Paesaggio, Civic Gallery of Modern Art, Gallarate, 2009;
Statement Paris Photo, international exposition: 8 artists of the emerging
scene represents Italy and expose their works at the Carrousel du Louvre,
Parigi, Francia, 2007; Les laurate de la Galerie d’Essai, Le Rencontres International
de la Photographie d’Arles award, Arles, Francia, 1999.
Niccolò Montesi nasce a Padova nel 1977,
e dopo gli studi di Architettura a Londra, studia fotografia a New York.
Rientrato in Italia nel 2002, lavora per diversi anni nel settore della moda
(Prada, Etro) senza però mai abbandonare la sua passione per la fotografia. Nel
dicembre 2012 lascia l’azienda Moncler per dedicarsi alla professione di
fotografo. A novembre del 2015 Niccolò inaugura la sua prima mostra personale a
Bologna presso la Galleria D’Arte Maggiore GAM di Bologna: Family Games.
Nel corso del 2016 i suoi lavori vengono presentati a New York al The Armory
Show e a Basilea ad ART Basel Scope, con la Galleria MG Art di San Francisco
(CA). A maggio del 2017 Niccolò partecipa con la Galleria The Pool NY a Vittel
Tonné, una collettiva durante la 57 Biennale d’Arte di Venezia. Attualmente
Niccolò vive e lavora a Milano.
Rosa Mundi nasce in
coincidenza delle coordinate 5° 26’23 ‘’ N12° 19’ 55’’. RM è uno pseudonimo
d’artista. Vive tra due isole di mare e un’isola di fiume. Prestata all’arte ed
alla fotografia da più di un ventennio, viaggiatrice instancabile, predilige
trasporre in arte ed in fenomeni artistici vicende reali del quotidiano e
fenomenologie ambientali. Il suo percorso laboratoriale parte dalla fotografia,
reinterpretando in un fantasioso dialogo costante la realtà e l’immaginario,
per spingersi a produzioni video ed ad manifatture ed istallazioni miste di
vetro, tessuto, ferro, acciaio a strutture lignee. Frequenta i corsi di
Pittura, Scultura, Coreografia e Storia dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti
di Venezia, l’Accademie des Beaux Arts di Strasburg, l’Ecole Martenot di Paris.
Nell’arco degli ultimi 20 anni ha esposto a Strasburgo, Venezia, Parigi,
Deauville, Vimoutiers, Canapville, Neuilly sur Seine, Palermo, Salemi,
Castelporrona (Grosseto), Montecarlo (Lucca), Siena. Nel 2016 viene selezionata
dal Politecnico di Torino per esporre nello spazio arte Thetis alla Biennale Internazionale Architettura di Venezia 2016
all’Arsenale da maggio a novembre 2016 nella mostra Gang City con la sua opera Lupara al Borotalco. Partecipa anche
alla Biennale Arte Contemporanea di Venezia 2011. Sempre nel 2016 Rosa Mundi
porta a compimento una grande progetto scritto nel 2009, ossia una grande
performance interdisciplinare dal nome BIAS - tra Venezia e Palermo -
coinvolgendo più di 77 artisti provenienti da tutto il mondo nell’innovativo
concetto di Biennale transnazionale di arte incentrata sulla spiritualità
dell’artista, al posto della nazionalità
o della lingua che parla. Espone al Museo RISO- Palazzo Belmonte, nella
Cattedrale di Palermo, a Palazzo delle Aquile e nella Chiesa dei Teatini. Nel
novembre del 2016 presso il Castello di Morsasco si tiene una sua
personale fotografica dal titolo The
Stone patrocinata da Asso Castelli e dalla Regione Piemonte. A settembre 2016 partecipa all’esposizione
internazionale finlandese a Helsinki denominata Piexelache con una
installazione Video Virtual Mapping Admid
Animals Morph Empathic Phisiognomy sul tema della empatia, rielaborando i
principi della camera oscura di Gian Battista La Porta. Da febbraio 2016 è
co-worker di Dimora Oz. Nel 2015 espone a Palazzo Monte di Pietà a Palermo con
la mostra dal titolo Sicilia - Il Volto
di una umanità patrocinato dall’ABI itinerante nelle sedi centrali delle
banche italiane. Nel 2015 si cimenta nella scrittura della sceneggiatura e
co-regia del film “L’altra faccia di Corleone”. Nel 2009 scrive il romanzo
storico filosofico, incentrato sul neoplatonismo di Pico della Mirandola dal
titolo "Il Bestiario nel Roseto".
Nel 2014 espone nella mostra collettiva “The
Power of Diversity” – per l’UNESCO DESS dentro la Chiesa serpottiana dei
Tre RE nella Palermo, città ai tempi in corsa per la nomina di patrimonio
mondiale dell’Unesco.
Daniela Papadia ha esposto le
sue opere in Italia, Europa, Stati Uniti e Svizzera. E’
nata a Palermo, attualmente vive e lavora a Roma. I suoi
lavori sono stati esposti presso
Gallerie quali Sergio Tossi, Firenze, Barbara Davis Gallery, Huston,
Ernest Hilger Gallery, Vienna e Parigi, Generous Miracles, New York e presso
istituzioni Italiane, Europee ed Americane quali Fondazione Hardhof, Basilea,
American Accademy in Rome, Palazzo delle Esposizioni, Roma, Fondazione
Marzotta, Milano, Galleria Civica, Instabul, Citizens Columbus Fundation, New
York, Museo Pino Pascali, Bari, Fundus Fundation, Kassel, il Museo D’arte
Moderna di Palermo e il Museo PAN di Napoli.
Nel 2006 il Museo D’arte Moderna di Palermo ha esposto una sua personale presentando
gli ultimi cinque anni della sua
attività artistica. Nello stesso anno anche la Fondazione Hardhof di Basilea ha
esposto una sua personale con gli ultimi anni della sua attività.
Armando Perna nel 2014 entra a
far parte del progetto di ricerca “The Third Island”, presentato alla Triennale
di Milano a dicembre 2015, pubblicato a gennaio 2016 da Planar Books, ed
esposto nella sua versione definitiva presso l’Istituto Centrale della Grafica
in Roma da dicembre 2016 a febbraio 2017. Dal 2013 si occupa con continuità
della realtà Libanese e di Beirut, in particolare alla luce della crisi dei
profughi generata dalla guerra in Siria. Nel 2014 “Dahiye”, un progetto di
libro avente ad oggetto la periferia meridionale di Beirut, è finalista al
“Photobook Dummy Award” di Kassel.
Valentina Rosa è una giovane artista
che lavora principalmente con la scultura, scegliendo le installazioni
come mezzo per raccontare il proprio immaginario interiore.
Durante gli studi superiori, la sua formazione artistica si è
concentrata sulla modellazione della ceramica, maturando negli
anni una buona esperienza grazie alla partecipazione a
diversi workshop e progetti inerenti le tecniche
di decorazione. Tra questi, “Ceramica per architettura di interni ed
esterni” con lo scultore e designer Nino Caruso e Gastone Primon nel 2009,
ed il progetto “Tekne-Percorsi ceramici” in collaborazione con l'Istituto
d'Arte di Este. Nel 2010, inizia il percorso di studi presso l’Accademia
di Belle Arti di Bologna, dove consegue il diploma di I° livello in
Scultura, proseguendo poi al biennio specialistico. Qui arricchisce
le conoscenze acquisite affiancando alla lavorazione della ceramica altre
sperimentazioni con diversi materiali, al fine di maturare una propria identità
progettuale nella creazione
di sculture e di installazioni ambientali.
I suoi lavori sono stati esposti in varie
mostre, in ambito accademico (presso la galleria Art Forum
Contemporary e l'Istituto Storico Parri) e nell’ambito degli eventi di Art
city White Night durante Arte Fiera Bologna. Di recente, grazie al bando
Atelier 2017, Valentina è stata premiata con una residenza annuale
presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Gaia Todeschini nasce a Milano nel 1987. Dopo il Liceo
Classico, consegue la laurea in Scienze Politiche dell’Università degli Studi
di Milano, per poi scegliere la fotografia come mezzo di introspezione e
strumento di indagine. Seguendo la sua passione, dal 2013 segue diversi corsi
didattici diventando assistente del fotografo Maurizio Montagna nel progetto
“The Bull Project” (Spagna).
CURATORI
Fabio Armao Professore ordinario di Processi della
globalizzazione presso il DIST - Politecnico e Università di Torino, Visiting
Professor presso la Cornell University (Usa), docente presso il Master di
Economia e politiche internazionali dell’Aseri (Università Cattolica di
Milano), socio fondatore di T.wai (Torino World Affair Institute), membro
dell’Editorial Board della rivista “Global Crime” e dello Standing Group on
Organized Crime dello European Consortium for Political Research. nel 2016 è stato
curatore di Gang City, Evento collaterale della 15th Mostra Internazionale di
Architettura di Venezia. Tra i principali interessi di ricerca: metodologia
delle scienze sociali, guerra e criminalità organizzata internazionale.
Davide Crippa Architetto, Ph.D. in Architettura degli
interni e allestimento del Politecnico di Milano, docente a contratto presso la
scuola di Design del Politecnico di Milano e la NABA, svolge attività
professionale come co-fondatore di Ghigos, studio interdisciplinare votato alla
ricerca ed alla sperimentazione. Ha curato nel 2014 l’allestimento della mostra
“FoodPeople”, per il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci
di Milano; per EXPO 2015 ha curato la progettazione preliminare e definitiva
del Cluster del riso; nel 2016 ha curato l’allestimento di Gang City, Evento
Collaterale della 15th Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Chiara Modìca Donà dalle
Rose nasce a Venezia nel 1970. Doctor
Juris in Italia e Francia alla Sorbonne di Parigi ed alla Robert Schumann
di Strasburgo - in diritto civile ed amministrativo, mecenate e promotore di
numerose iniziative artistiche tra Venezia e Palermo. Nell’aprile 2017 viene
insignita del premio Albatros 2017 nella Basilica di San Giovanni Maggiore a
Napoli per le sue attività di mecenatismo e di promozione della cultura in
Italia ed all’estero. Project and Legal Manager del Padiglione Ufficiale dello
Stato Iraniano alla 57th Esposizione Internazionale Arte della Biennale di
Venezia. Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università di
Architettura di Venezia IUAV. Dal 2017
corpo docente nel Master Diritto ed Arte e nel Master Cyber Security presso
Università San Raffaele di Roma. Advisory Board for Journal of Intelligence and Terrorism Studies
anglo-americano - Veruscript. Nel 2016 cura
integralmente la BIAS – Biennale Transnazionale Arte Contemporanea Sacra delle
Religioni dell’umanità, allestita tra Venezia e Palermo nei palazzi del centro
storico, coinvolgendo 77 artisti concorrenti, selezionati e provenienti da
tutto il mondo. Dal 2003 Docente alla Sapienza nei Master di secondo Livello
Diritto e Responsabilità Civile e Diritto Privato Internazionale.
Professionista impegnata nella tutela e valorizzazione del patrimonio
artistico, storico ed antropologico ed altresì nella salvaguardia
dell’ambiente, del paesaggio e della biodiversità. Nel novembre 2016, in
occasione della giornata mondiale del libro, cura la mostra collettiva d’arte
contemporanea Fortezza Libraria a
Palermo in collaborazione con il coinvolgimento diretto di alcuni membri di
Dimora OZ, il Prof. Neil Kent di Cambridge e l’Istituto Gesuita Gonzaga di
Palermo. Sempre nel 2016 progetta e cura
il corteo arabo federiciano con spettacolo equestre con costumi di scena e
musica dell’epoca nel centro storico di Palermo. Nel 2015 cura la tappa
siciliana del concerto I Miti greci
eseguito dal maestro Alexandros Kapellis al Teatro Politeama con il patrocinio
del Consolato di Grecia. Presidente dal 2012 di WISH – WORD INTERNATIONAL
SICILIAN HERITAGE. Nel 2014 riceve l’onorificenza “Premio Pirandello Sezione
Internazionale” per la sua attività professionali e di mecenatismo svolte a
tutela ed a favore del paesaggio, del patrimonio storico e del patrimonio
artistico siciliano. Opera come avvocato tra Venezia, Parigi, Roma e Palermo.
Autrice di numerose pubblicazioni sulla dottrina e l’applicazione del principio
di precauzione in ambito nazionale ed internazionale con un particolare focus
in merito alla convenzione di Tokyo e Rio de Janeiro, sulla biodiversità in
ambito agroalimentare industriale, farmaceutico, medico e per la salvaguardia e
tutela dell’ambiente. Nel 2013 cura
l’esposizione d’arte Donne in Estasi con opere dell’artista Lucia Stefanetti
presso la Cavallerizza di Palazzo Sambuca in associazione con la Fondazione
Sambuca allora gestrice dello spazio e la Camera della Moda di Palermo. Nel
2012 cura la Mostra collettiva On ne nait
pas femme mais on le devienne dentro lo storico giardino di Palazzo dei
Normanni. Nel 2004 editor del dipartimento internazionale francofono del sito
diritto e dottrina Persona e Danno edito dal prof. Paolo Cendon di Trieste.
Fondatrice dello Studio Legale Politeama nel 2009 e della sezione Veneziana e
Palermitana di Legalit nel 2014 ha perorato, con le reti di entrambi gli studi,
cause di tutela e sensibilizzazione ambientale. In particolare da anni tutela
il Golfo di Gela, il Castello di Falconara dal progetto di trasformare il mare
prospicente in un enorme parco eolico e le colline dell’opposto versante
occidentale in colline di sterminati campi fotovoltaici a terra. Nel maggio
2010 per i festeggiamenti dei 150 anni dell’unità d’Italia, viene nominato
curatore del museo del Risorgimento di Salemi restituendo alla città il primo
Museo del Risorgimento e del Pre Risorgimento curando personalmente ogni più
piccolo dettaglio architettonico, artistico, storico ed allestitivo utilizzando
e facendo restaurare anche gli antichi cimeli ormai abbandonati provenienti da
una mostra spontanea svoltasi 1960. Dal 2006 al 2011 collabora con Beatrice
Martin, allora direttore artistico del Musée Debussy, nel Festival Musicale del
Monte Amiata, e in quello di Montecarlo nella Lucchesia. Nel 2010 idea e cura
la il Symposium Musicale denominato La Via dei Mille in Musica, coinvolgendo un
pubblico prevalentemente straniero in terra di Sicilia, inscenando concerti sul
Cretto di Burri, il Castello di Salemi e la Fondazione Orestiadi a Gibellina
con esecutori del calibro di Denis Pascal, Philippe Graffin, Marie Paule
Milione.
Roberto Lavarini è docente di Sociologia del
Turismo presso il Dipartimento Turismo e
Comportamenti Università allo IULM di Milano. Tiene corsi
presso l'Università Cattolica e l'Università Statale di Milano. È stato
Segretario scientifico dell'Osservatorio sul turismo e le risorse culturali
della Camera di Commercio di Milano e consigliere presso l'APT, l'Azienda
provinciale per la promozione del turismo nel territorio milanese. Roberto
Lavarini è il nuovo Presidente del Centro Studi Manageriali di ADA
(Associazione dei Direttori d'Albergo).
Mila Sichera Ingegnere, phd in Estimo e Valutazioni
economiche DIST– Politecnico e Università di Torino, giornalista, ha
collaborazioni didattiche e di ricerca con il Politecnico di Torino, il
Politecnico di Milano e la IULM. Si occupa di comunicazione in architettura.
Nel 2016 ha curato l’organizzazione di Gang City, Evento collaterale della
15thMostra Internazionale di Architettura di Venezia. I suoi interessi di
ricerca sono rivolti ai processi di trasformazione urbana e ai metodi e alle
metriche di valutazione della qualità della vita.
Tutte le foto inserite nel presente documento in formato Word sono coperte
da Copyright, possono essere divulgate unicamente a scopo divulgativo e non
sono riproducibili per scopi commerciali salvo autorizzazione dei singoli
artisti e della WISH-BIAS.
Credit Song
Schengen Published by Iter-Research 2014 Courtesy
by ONDE Electronic contents 2014.
Gli unici referenti del progetto scritto e progettato sono Chiara Modìca Donà dalle Rose (cell.
380 1541468), Fabio Armao, Michela Sichera ed Elena Benassi (cell. 393 1969130).