Sul
palcoscenico di Tor Bella Monaca (sala piccola) il 29 e 30 aprile approda ORESTEA di Eschilo, regia
e drammaturgia Giuseppe Argirò, con Renato Campese, Cinzia Maccagnano,
Maurizio Palladino, Maria Cristina Fioretti, Silvia Siravo, Alberto
Caramel, Silvia Falabella.
“Il passato - afferma Giuseppe Argirò - esercita un’attrazione irresistibile,
infatti le nostre radici affondano in una cultura immortale: i classici ci
parlano da lontano e spiegano il presente. L’eternità della tragedia consiste
nella sua contemporaneità. L’Orestea
ancisce non solo la nascita della storia teatrale, ma della messa in scena come
specchio della civiltà. L’archetipo dell’eterna lotta tra il maschile e il
femminile si concretizza in un conflitto universale tra matriarcato e
patriarcato, materializzandosi nelle figure di Clitennestra e Agamennone. Le
solitudini dei diversi personaggi trovano conforto nella scrittura sublime di
Eschilo. L’intera trilogia, l’unica a noi pervenuta, è stata condensata in 75
minuti, mantenendo comunque intatta l’azione scenica, più evidente nell’Agamennone e legata alla vendetta nelle Coefore. La parte dibattimentale delle Eumenidi è stata interamente affidata al
personaggio di Atena. La tessitura drammaturgica è scandita dai capitoli che
confermano la serialità della tragedia e ne aumentano la dimensione
epicizzante. L’ambientazione è volutamente borghese, nella ricostruzione di un
interno che racconta le vicende familiari degli Atridi: il ghenos è infatti il nucleo originario della
colpa che si tramanda senza pietà di padre in figlio e costituisce l’essenza
stessa della tragedia classica rispetto alla modernità. Il conflitto
degli opposti inconciliabili esplode in una sequenza di omicidi parentali che
sembrano affollare le cronache contemporanee. Si intrecciano così vendette ed esecuzioni
sommarie che anticiperanno, grazie al futuro teatro di Seneca, le più buie
atmosfere shakespeariane. La drammaturgia eschilea è viva e di forte
impatto emotivo, in virtù di una scelta stilistica condivisa con un cast di
attori straordinari, che prosciugano il testo, privandolo di ogni retorica,
stilizzandone alcuni momenti, scegliendo una parola rarefatta e profondamente
poetica. Il coro, testimone degli eventi, è composto da due elementi che
rappresentano la comunità di Argo: il vecchio, depositario della memoria
collettiva, e la giovane che nutre ancora speranza per il ritorno del re dalla
terribile guerra di Troia. Agamennone e Oreste sono impersonati dallo
stesso attore, traslando ciò che avviene normalmente con Elettra, che assume su
di sé la memoria del padre. Questa volta è il figlio a rivestire le sembianze
paterne, realizzando la vendetta e precorrendo Amleto, come sintetizza
Pirandello nelle pagine de Il fu Mattia Pascal. Cassandra
ci appare come una visionaria, dilaniata dalle bugie delle visioni, che
preconizza un futuro di devastazione, adatto a uno scenario
postbellico. Il linguaggio si mantiene alto e viene volutamente
contaminato con reviviscenze dialettali solo in occasione dell’arrivo del
Messaggero, che evoca scenari bellici e definisce così la condizione del
reduce. L’ultima parte dello spettacolo si concentra sul mito fondativo della
democrazia, consegnata da Atena all’intera umanità. La parola teatrale
definisce così il passaggio dallo stato di natura allo stato di diritto,
affermando la condivisione della norma come fondamento del consorzio civile”.
sabato
alle ore 21- la domenica alle ore 18
Teatro Tor Bella Monaca
via Bruno
Cirino, all'angolo di viale Duilio Cambellotti con via di Tor Bella Monaca
Info e prenotazioni
Prenotazioni: tel 06 2010579
Botteghino: feriali ore 18-21.30, festivi ore 15-18.30
Ufficio promozione: ore 10-13.30 e 14.30-19
Biglietti
Intero 10 euro
Ridotto 8 euro
Ufficio stampa
Brizzi comunicazione
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