La mostra, curata dal Direttore generale Soprintendenza Pompei Massimo Osanna e da Carlo
Rescigno (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli), è promossa dalla Soprintendenza
Pompei con l’organizzazione di Electa.
Pompei e i Greci racconta le storie di un incontro: partendo da una città italica, Pompei, se ne
esaminano i frequenti contatti con il Mediterraneo greco. Seguendo artigiani, architetti, stili
decorativi, soffermandosi su preziosi oggetti importati ma anche su iscrizioni in greco graffite
sui muri della città, si mettono a fuoco le tante anime diverse di una città antica, le sue identità
temporanee e instabili.
Sono oltre 600 i reperti esposti tra ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture
provenienti da Pompei, Stabiae, Ercolano, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre
di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate - greco, etrusco, paleoitalico -, argenti e
sculture greche riprodotte in età romana.
La mostra nasce da un progetto scientifico e da ricerche in
corso che per la prima volta mettono in luce tratti sconosciuti di Pompei; gli oggetti, provenienti dai
principali musei nazionali ed europei, divisi in 13 sezioni tematiche, rileggono con le loro ‘biografie’
luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti.
Vengono così riscostruite le presenze greche prima di Pompei, le forme della città arcaica,
i cambiamenti imposti nel golfo dopo la fondazione di Neapolis - di cui si espongono materiali inediti
dai fondali del porto - fino al mondo ellenistico e alla grecità pensata e segmentata del mondo
romano.
Con l’occasione della mostra ritornano in Italia documenti e monumenti emigrati all’estero seguendo
le vie del commercio antiquario e si espongono gli elmi donati a Olimpia dal tiranno di Siracusa
Ierone per celebrare la vittoria dei cumani sugli etruschi, combattuta nelle acque del golfo di Napoli.
Sarà possibile riscoprire, nei frammenti di un monumentale cratere proveniente da Altamura, in
Puglia, il racconto della battaglia di Alessandro Magno contro Dario, nelle stesse forme e nello
stesso schema che troveremo quasi due secoli dopo nel ‘Gran Mosaico’ proveniente dalla Casa del
Fauno.
A partire da due scarichi, due immondezzai, uno rinvenuto nella agorà di Atene, la grande
piazza del principale centro della grecità, e uno presso i portici del foro di Pompei, si osserveranno
le tante similitudini tra oggetti e strumenti che denunciano forme del vivere simili nei due centri
nell’avanzato II secolo a.C.
E ci si meraviglierà nello scoprire la passione che gli stessi antichi nutrivano per gli oggetti greci
provenienti dal passato. Originale e copia perderanno i loro confini in un mondo che riadopera
immagini e le inserisce, come fossero parole, in nuovi universi.
L’allestimento espositivo, che occupa gli spazi della Palestra Grande di Pompei, è progettato
dell’architetto svizzero Bernard Tschumi e include tre installazioni audiovisive immersive curate
dallo studio canadese GeM (Graphic eMotion).
Il progetto di identità visiva della mostra Pompei e i Greci, realizzato dallo studio Tassinari/Vetta,
esplicita gli incroci tra la città italica e la cultura greca attraverso la metafora della scrittura:
due anime separate, ma unite nella realtà geografica dal Mediterraneo, si ritrovano anche nello
spazio da disegno, dove la tipografia diventa ponte tra due civiltà.
Pompei e i Greci illustra al grande pubblico il fascino di un racconto storico non lineare,
multicentrico, composto da identità multiple e contraddittorie, da linguaggi stratificati,
coscientemente riutilizzati: il racconto del Mediterraneo.
Una narrazione che suggerisce non da
ultimo, un confronto e una riflessione con il nostro contemporaneo con il suo dinamismo fatto di
migrazioni e conflitti, incontri e scontri di culture.
La mostra di Pompei è la prima tappa di un programma espositivo realizzato congiuntamente
con il Museo Archeologico di Napoli: qui, a giugno, si inaugurerà una mostra dedicata ai miti greci,
a Pompei e nel mondo romano, e al tema delle metamorfosi.