La
vera sfida del buddhismo nipponico, visceralmente radicata nel potere
temporale giapponese di allora, non fu solo quella di torturare e
uccidere tutti i cristiani, ma quella di convertire alla loro
religione i Padri gesuiti, proprio per dare un esempio a tutta la
popolazione, col chiaro messaggio che la loro era una religione più
potente del cristianesimo: molti furono i Padri
Caduti
che alla morte preferirono il buddhismo e che contribuirono, con
diversi saggi e scritti, confortati dalla loro cultura cristiana, a
potenziare la barriera “spirituale” contro il cristianesimo. Fu
questa la vera vittoria del buddhismo giapponese sul cristianesimo
gesuita portoghese!
Il
bellissimo film di Scorsese è liberamente tratto dal romanzo
“Silenzio”
dello scrittore giapponese di religione cristiana Shusaku
Endo,
basato sulla storia di personaggi portoghesi e italiani del XVII
secolo realmente esistiti, come Padre
Christovao Ferreira
e il gesuita Giuseppe
Chiara,
su cui Endo costruisce il protagonista del suo romanzo, Padre
Rodrigues, interpretato nel racconto filmico dal bravissimo
Andrew
Garfield.
Ma
il film di Scorsese non è solo un racconto storico-religioso
impietoso e devastante, ma ha una stratificazione di messaggi
religiosi, spirituali, culturali, umani, emozionali, straordinaria e
ricchissima.
La
passione e morte di Cristo viene modellata e resa contemporanea dal
personaggio del gesuita Padre Rodriguez, con tutte le contraddizioni,
i dubbi, i pensieri, le solitudini, le sofferenze delle torture,
l’opprimente prigionia, le persecutorie allucinazioni spirituali, i
silenzi divini, che cercano rassicurazione nell’altro protagonista
della storia, il gesuita Padre
Caduto Ferreira,
interpretato da un ottimo Liam
Neeson,
che era stato il Padre Spirituale di Rodriguez ma che in Giappone,
per sfuggire alle torture e per salvare le vite di tanti cristiani,
decide obtorto
collo,
di abbandonato “apparentemente” il cristianesimo per convertirsi
al buddhismo.
Gli
strumenti di conversione gesuiti visti da una prospettiva
contemporanea, che vengono sintetizzati nel film nel dialogo tra una
donna cristiana giapponese e Padre Rodriguez, entrambi prigionieri e
pronti a sacrificare la propria vita in nome della fede nel Dio
cristiano:
-
«Padre,
ma se moriamo andremo in Paradiso?»
-
«Sì,
certo.»
-
«Ma
allora meglio il Paradiso che questa vita. In Paradiso non
soffriremo, non dovremo lavorare, non ci sono tasse da pagare, non
c’è la paura, saremo liberi e felici.»
-
«Sì,
in Paradiso saremo uniti a Dio e non soffriremo più.»
-
«Allora
è meglio morire.»
Il
tradimento e il continuo peccare del pescatore ubriacone Kichijiro,
che cerca subito dopo la redenzione dal peccato con la confessione
cristiana; ma che, nella sua fragilità umana e paura terrena, vende
all’inquisizione nipponica, per trecento monete d’argento, Padre
Rodriguez che verrà arrestato, imprigionato e torturato
psicologicamente e fisicamente fin allo sfinimento. In Kichijiro si
racchiudono diversi personaggi del Vangelo, dal padre della Chiesa
Cattolica Pietro, all’apostolo traditore di Gesù Cristo, Giuda.
Anche questa è una prospettiva resa contemporanea da Scorsese che
lascia allo spettatore diversi ed importanti elementi di riflessione
sull’umanità e sulla spiritualità.
Il
film di Scorsese è certamente da vedere, ma solo per chi ha voglia
di immergersi in un turbinio di dubbi e di componenti umani,
religiosi, spirituali, culturali, psicologici, che inevitabilmente lo
trascineranno a riflettere sulla religione, sul senso della vita in
questa terra, sul perché dell’azione di conversione della Chiesa
Cattolica che segue le parole di Gesù che disse ai suoi discepoli:
«Andate
in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi
crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà
condannato.»
(Vangelo secondo Marco, 16, 14-15).
ANDREA
GIOSTRA.