Alessandro
Baccini è un giovane attore e regista che ho incontrato poche
settimane fa, presentatomi da Walter Nestola, giovane regista
emergente. Dopo le presentazioni di rito e dopo una breve
chiacchierata, abbiamo deciso di fare una conversazione-intervista
sulla settima Arte e sull’Arte in generale secondo la prospettiva
di Alessandro, e secondo la sua esperienza di attore, di regista e di
artista.
Alessandro
Baccini è un ragazzo nato a Lucca nel 1985, quindi è giovanissimo,
anche se ha già maturato diverse esperienze professionali
all’interno del mondo della recitazione e della Settima Arte.
Fin
da bambino Alessandro è stato trascinato da due grandi passioni: lo
sport e l’arte! Ha praticato diversi sport dei quali ci parlerà,
ma soprattutto, subito dopo la maturità, decide che è giunto il
momento per imparare l’Arte che vuole esercitare per la vita, per
acquisire l’abilità nell’uso degli “strumenti di lavoro” che
i Grandi “Maestri d’Arte” rinascimentale trasmettevano ai loro
allievi con dedizione e passione! Ha quindi frequentato diverse
importanti Scuole di recitazione, ed anche di questo Alessandro ci
parlerà nella nostra chiacchierata.
La
sua svolta professionale avvenne con Leonardo Pieraccioni che nel
2007 lo scelse per una parte suo Film di successo “Una
moglie bellissima”.
Quell’esperienza per Alessandro fu il primo importante gradino sul
quale ha poggiato i primi passi della sua carriera, che da quel
mometo continuerà con tutti i lavori di cui ci parlerà. Basti solo
citare, in questa presentazione, alcune importanti collaborazioni:
con Domenico Costanzo in “Io
faccio il rock”
del 2008; ancora con Leonardo Pieraccioni nel video del 2009
“Pieraccioni
che canta”;
e poi la partecipazione al reality “The
Italia Job”
del 2009; sempre con Leonardo Pieraccioni, recita una parte nel Film
del 2009 “Io
e Marilyn”
e ancora nel 2011 nel Film “Finalmente
la Felicità”;
ed altre produzioni ancora delle quali ci racconterà.
L’altra
svolta di Alessandro avvenne nel 2014, con la presentazione in
anteprima nazionale, al Cinema Centrale di Lucca, della Sua Opera
Prima quale regista: “Una
Ragione per Combattere”.
Primo Film italiano sui combattimenti clandestini: fenomeno italiano
sommerso ed inquietante di scommesse clandestine del quale nessun
mezzo di comunicazione di massa parla mai! Il Film riscuote
l’interesse culturale della politica italiana, tanto che il 22
ottobre dello stesso anno viene chiesto ad Alessandro di proiettarlo
alla Camera dei Deputati, presso Palazzo Montecitorio a Roma, come
Film di interesse nazionale.
Nel
2015 il film è stato distribuito in tutta Italia dalla casa di
distribuzione “30 Holding srl”; mentre di recente è stato
acquisito da una casa di produzione americana che si è occupata del
doppiaggio in inglese per la successiva distribuzione mondiale.
Il
2016 è ospite al Festival di Cannes per il medio-metraggio “Ashyxia”
di cui è protagonista. Anche di questo parleremo.
Ciao
Alessandro, e benvenuto per questa intervista-chiacchierata. Intanto
Ti ringrazio per aver accettato. Non è un’intervista vera e
propria, ma mi piace confrontarmi con gli artisti che conosco e
spesso ne nascono delle belle conversazioni sull’Arte che trascrivo
e diventano degli articoli da pubblicare sul Magazine.
Alessandro,
prima di iniziare questa conversazione, ho dato un’occhiata al tuo
Web-Site, e hai scritto una frase che mi appare come l’incipit del
tuo essere Uomo-Artista. La frase è questa: «Meglio
andare per la propria strada, che essere l'ombra di chi l'ha
trovata». Se
volessi spiegarla ai nostri lettori, cosa diresti loro di queste
parole che lasciano intendere qualcosa dell’Alessandro-Uomo, prima
che dell’Alessandro-Artista?
Buongiorno
Andrea e grazie per l’opportunità che mi offri con questa
intervista.
La
frase riassume perfettamente quella che è stata la mia esperienza
lavorativa e di vita fino ad oggi. Ho avuto modo infatti di osservare
molti colleghi che cercano in ogni modo di seguire qualcuno,
imitandolo e di provare a fare la stessa cosa di artisti già
realizzati ed affermati. Anch’io, agli albori della mia carriera,
ragionavo verso quella direzione per capire poi che la strada
migliore da percorrere è quella esclusivamente personale che ti
rende unico, che ti fa crescere e maturare anche attraverso
inevitabili errori di percorso; dagli altri deve carpire solo
qualcosa di buono da fare, però deve diventare tuo, senza
scimmiottare nessuno. Io pratico da tanti anni arti marziali, in
particolar modo il Jeet
Kune Do,
arte marziale fondata dal grande Bruce
Lee
che uso spesso nelle mie coreografie. Il Jeet
Kune Do
non è solo un'arte marziale, ma soprattutto, come spesso succede
nelle discipline orientali, una filosofia di vita che insegna appunto
a prendere ciò che c'è di buono in ogni stile, che sia Karate, Kung
Fu, Judo ecc... Ecco, io questa filosofia la applico nella vita e
nel lavoro prendendo ciò che di buono vedo negli altri,
personalizzandolo però secondo il mio stile e andando per la mia
strada come piace a me.
Alessandro,
ricordi quando e come hai scoperto il tuo talento? Come hai scoperto
l’Arte? Ed il cinema in particolare? Cosa è successo che ti ha
“costretto” a questa “mission”
d’Artista?
La
“colpa”, se così possiamo dire, è stata tutta di mia madre. A
dieci anni mi “costrinse” infatti ad andare con lei a vedere il
kolossal Titanic di James Cameron. Il film era uscito da più di un
mese nelle sale italiane e non si parlava d’altro. Fu la prima
volta che vedevo un film sul grande schermo, ma l’idea, visto il
genere, per me cresciuto a film horror che adoravo, non mi entusiasmava granché. Ma la visione di Titanic fu per me la classica folgorazione
sulla via di Damasco. Rimasi impressionato da tutto, a partire dagli
attori con un Di Caprio eccezionale per finire con gli effetti
speciali e la colonna sonora. Usciti dal cinema dissi a mia madre che
da grande avrei voluto fare anch’io dei film!
Ha
fatto bene allora tua mamma a portarti al cinema pe vedere un film
che mai avresti visto se avessi dovuto decidere da solo! (sorrido!).
Uno
dei più Grandi Registi italiani di tutti i tempi, nel 1995 ebbe a
dire questa frase durante un suo discorso pubblico. «Il
cinema lo chiamerei semplicemente vita. Non credo di aver mai avuto
una vita al di fuori del cinema; e in qualche modo è stato, lo
riconosco, una limitazione.»
Chi disse queste parole è una Very Big Star internazionale,
conosciuta nel mondo intero con il nome di Bernardo Bertolucci!
Tu,
Alessandro, cosa pensi di questa profonda e importante riflessione
del Grande Maestro Bertolucci?
Il
cinema e i film accompagnano le nostre esistenze da più di un
secolo, ed un maestro come Bertolucci, secondo me ha fatto sua la
frase per realizzare un capolavoro come “Novecento”. Il fatto è
che da sempre ci piace ascoltare storie che poi ognuno vive alla
propria maniera e con la propria idea. I bambini credono che se si
fanno male, con un semplice bacio dei genitori sulla “bua” passa
tutto, ma non perché siano dei creduloni o degli ingenui, ma
semplicemente perché credono in quello che gli dici e si fidano di
te. Ecco, con il cinema funziona alla stessa maniera, più riesci a
fare un film fatto come si deve e più la gente lo avvicinerà alla
realtà sentendolo proprio.
Alessandro,
ti chiedo di commentare un’altra frase storica, detta da un’altra
Very Big Star italiana della Settima Arte, Sergio Leone (1929-1989),
uno dei più Grandi Registi di sempre, che a proposito del Cinema
ebbe a dire: «Il
cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per
me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito».
E
con questa frase del maestro torniamo al discorso di poco fa.
Nell’antichità i miti altro non erano che storie tramandate nel
tempo attraverso racconti prima e libri dopo. E i miti vengono prima
delle filosofie. Adesso la parola “mito” o “mitico” viene un
po’ abusata, ma Sergio Leone i miti veri li ha creati. Ha preso un
tipo come Clint Eastwood di cui affermava che “come attore ha solo
due espressioni, con la sigaretta o senza” e lo ha trasformato
veramente in un personaggio universale grazie al genere degli
“spaghetti western” di cui è stato magnifico inventore. E quando
un regista riesce a creare un capolavoro come “C’era una volta in
America”, a mio avviso il più bel film della storia, capisci
davvero come lui abbia inteso e fatta sua la frase sullo spettacolo e
sul mito.
Alessandro,
il mondo del qual fai parte è un mondo durissimo vissuto
dall'interno, così come è bellissimo dall'esterno, da spettatore
comodamente seduto in una bella poltrona di una multisala attrezzata
con le nuove tecnologie per vedere e ascoltare la narrazione filmica
in relax e interesse. Ma vissuta dall'interno, passo dopo passo,
giorno dopo giorno, è tutt'altra cosa! Come è stata la Tua
esperienza artistica da quando hai deciso di iniziare questo percorso
all’interno del mondo della Settima Arte?
Io
ho avuto la fortuna di partecipare, dopo appena un anno di studi di
recitazione, ad un film che ha fatto record d’incassi. Ho avuto
infatti un piccolissimo ruolo (appena due battute) nel film “Una
moglie bellissima”
di Leonardo
Pieraccioni.
Feci il mio primo provino e fu proprio il popolare regista toscano a
comunicarmi di avermi preso.
L'esperienza
ad Anghiari (location principale del film) fu bellissima e
indimenticabile e passai una delle settimane più bella della mia
vita. Avevo infatti appena 20 anni e grazie al consiglio di non
seguire solo la strada di attore ma di sperimentare tutti i rami che
nel cinema esistono, consiglio arrivato da un mio carissimo amico
regista, Domenico Costanzo, che considero il mio padrino
cinematografico, e che è lo sceneggiatore di Pieraccioni, seguii
tutti gli aspetti della produzione, non solo quella riguardante il
ruolo di attore, ma anche quella di assistente, montatore,
sceneggiatore, aiuto regista, cameraman. Non finirò mai di
ringraziare Domenico per il suggerimento che mi dette e che seguo
tutt’ora continuando a fare l’attore, ma conoscendo bene a 360°
l’intera sfera cinematografica. Considera che io i miei film li
scrivo, li interpreto, li dirigo e li monto.
Un
po’ come i Grandi Maestri del Rinascimento italiano, se vogliamo:
erano artisti ma anche artigiani. Erano dei grandi innovatori, ma al
contempo erano loro stessi a costruire tutti gli strumenti di lavoro
che avrebbero reso possibile creare la loro opera d’arte. Questo
oggi si è perso completamente. È diventato tutto settoriale, tutto
separato: chi fa una cosa non ne fa un’altra. E dal mio punto di
vista, artisticamente parlando, è una grande limitazione culturale
dell’artista. L’ultimo Grande Maestro della settima arte che
seguiva i suoi film in tutti i dettagli e in tutte le componenti è
stato Stanley Kubrick, un vero genio del cinema che è riuscito a
creare produzioni che sono delle pietre miliari della storia del
cinema planetario. E Kubrick era proprio uno di quelli che sapeva
fare tutto per confezionare alla perfezione, quasi maniacale, un film
dall’inizio alla fine … tranne la recitazione ovviamente! Ma
certamente se ti ispiri ad un Grande Maestro come Kubrick in questa
componente di fame di sapere e di fame di fare, certamente hai
intrapreso la strada giusta!
Detto
questo, Alessandro, tu quali Scuole di recitazione o di regia hai
frequentato, e perché hai frequentato e scelto proprio quelle?
Ho
frequentato la “Scuola di Cinema Immagina” di Firenze, diretta
dal regista Giuseppe Ferlito. Me ne avevano parlato bene, e Ferlito è
un grande maestro ed un ottimo regista. Da lui si può imparare
tanto.
Qual
è stata, Alessandro, la difficoltà più dura e più difficile da
superare, da quando hai iniziato a pieno regime questa professione
così importante e così dura?
La
difficoltà più dura è stata la realizzazione della mia opera prima
“Una
Ragione per Combattere”.
Fare il regista ed il protagonista insieme è molto difficile e
richiede un’esperienza che non avevo, ma che sono riuscito ad
acquisire strada facendo avendo avuto la fortuna di lavorare al
fianco di una troupe, seppur giovane, formata da professionisti che
mi ha fatto passare l'esperienza più bella della mia vita artistica
e quella che, fino ad ora, mi ha dato più soddisfazione.
Spesso
il mondo dell'Arte, del Teatro, del Cinema, della TV, si caratterizza
per eventi spiacevoli che subiscono i protagonisti (gli attori, le
attrici, i registi, i produttori, gli sceneggiatori, etc..) e che si
materializzano dietro le quinte, nel backstage, nei luoghi che lo
spettatore non vede e non immagina nemmeno. Qual è stata nella tua
carriera l'esperienza più brutta che hai fatto e che non vorresti
fosse mai accaduta?
La
prima settimana di riprese del mio primo film è stata
difficilissima. Niente andava come volevo e come avevo immaginato,
soprattutto per la parte di mia competenza, ovvero il doppio ruolo
regista/protagonista. Sono dovuto passare attraverso scelte difficili
e dolorose, come il dover rinunciare a persone che collaboravano alla
realizzazione del film, ma che non reputavo all’altezza. In quei
momenti ho anche pensato di lasciare ed abbandonare tutto; ma
rimboccandoci le maniche e ripartendo quasi da zero, siamo riusciti a
realizzare un prodotto davvero bello di cui vado fiero e del quale
ringrazio la mia troupe per il sostegno e per essere sempre stata
presente.
Sai
Alessandro, in adolescenza, a diciassette anni circa, ho scoperto
quello che secondo me è il più grande scrittore del profondo
dell'animo umano della storia dell'Uomo e della storia della
letteratura di tutti i tempi: Fëdor Michajlovič Dostoevskij! In uno
dei suoi romanzi più conosciuti e più belli, “Memorie
dal sottosuolo”,
pubblicato nel 1864, tra le righe cita una “sorta” di “Teoria
dell'Umiliazione”. Sai che da questo concetto così importante che
tracciò Dostoevskij nel 1864, alcuni scienziati e psicologi
americani, a partire dagli anni '90, ne hanno fatto una vera e
propria teoria psicodinamica, un modello psicologico? Questo
approccio scientifico, che si basa su modelli scientificamente
validati, parte dal presupposto che: «sono
più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a
vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria
esperienza e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a
farceli notare e magari ridono di noi!»
Leggendo
queste parole, rispetto alla Tua esperienza di Uomo prima e di
Artista poi, cosa ti viene in mente? Cosa vuoi raccontare ai nostri
lettori dalla Tua prospettiva su questo tema così importante e
delicato che, prima o poi, “investe” tutti gli uomini e tutte le
donne di questo pianeta?
Quello
che ho detto poco fa. Solo attraverso gli errori possiamo acquisire
l’esperienza necessaria a farci diventare uomini migliori.
“Sbagliando
si impara”
… sembra a volte un detto così banale e scontato, ma racchiude una
verità inconfutabile. Le pacche sulle spalle ed i riconoscimenti ti
gratificano ma portano poco al tuo bagaglio d’esperienza.
Personalmente preferisco un rimbrotto ed una critica costruttiva ad
un falso sorriso.
Alessandro,
quando hai detto ai tuoi genitori di questa tua passione, e che ne
volevi fare la tua professione di vita, cosa ti hanno detto?
Ho
due genitori meravigliosi che mi hanno sempre appoggiato e
incoraggiato a seguire la mia strada ed in generale ciò che mi
rendeva felice. Non mi hanno mai ostacolato ed hanno sempre fatto di
tutto per aiutarmi. Se oggi faccio il lavoro che amo il merito va
anche a loro.
Ti
ricordi che età avevi quando ne hai parlato schiettamente con loro?
Sono stati da subito tuoi alleati oppure hanno cercato in tutti i
modi di dissuaderti?
Appena
dopo la maturità. Mio padre all’inizio non era molto favorevole,
ma i primi articoli e le prime soddisfazioni lo hanno fatto
ricredere. Adesso è il mio primo tifoso.
Alessandro,
questa è una delle mie domande ricorrenti che faccio a tutti gli
Artisti, come quella su Dostoevskij.
Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero rispetto ad una bellissima
frase incisa nel grande Frontale del Teatro Massimo di Palermo,
famoso perché costruito da due dei più grandi architetti del XIX
secolo, Giovan Battista Filippo Basile e il figlio Ernesto Basile. Il
Teatro Massimo di Palermo è il secondo più grande d'Europa per
grandezza e capienza di spettatori e possiede una qualità acustica
terza in Europa solo dopo l'Opéra National di Parigi e la Staatsoper
di Vienna.
La
frase incisa sul Frontale è questa: «L’arte
rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove
non miri a preparar l’avvenire».
Tu,
Alessandro, leggendo questa frase cosa ti ispira che vuoi dirci
riflettendoci un momento?
L’arte
arricchisce l’animo. Tutti i tipi di arte, dalla pittura alla
scultura, dalla poesia fino alla nostra che appunto viene definita
“la settima arte”. Ed è attraverso la conoscenza dell’arte e
della cultura che si cresce e si acquisisce la consapevolezza di chi
siamo e da dove veniamo, soprattutto noi italiani con il nostro
Belpaese che da sempre siamo la culla dell’arte, fascino,
tradizione, che per esempio in America, all’avanguardia su tutto,
non possono avere.
Alessandro,
nella presentazione che ho fatto prima, ho detto che hai partecipato
all’ultimo Festival di Cannes 2016, nel mese di maggio scorso,
quale attore protagonista di un medio-metraggio “Ashyxia”,
che ha riscosso un interessante successo di critica. Vuoi raccontarci
questa Tua esperienza francese? Come si vive l’esperienza
dell’attraversare il Red Carpet di Cannes? Qual è stato l’impatto
umano e professionale che hai vissuto, come prima esperienza di
livello internazionale, che certamente Ti avrà dato grande
visibilità nel mondo della Settima Arte?
Ero
accreditato per il Festival e questo mi dava la possibilità di
accedere al Marché
du Film
dove avevo degli appuntamenti per “Una
Ragione per Combattere"
che presentavo con il titolo internazionale “A
Reason To Fight”,
che era già in distribuzione in Italia. Ero ancora titolare dei
diritti per il mercato estero e cercavo appunto distributori
internazionali interessati. Il mercato è bellissimo e ci sono un
sacco di opportunità. Sono riuscito a presentare il film ad una casa
di produzione e distribuzione americana che aveva uno stand al
Festival ed è andata bene, dopo due settimane mi hanno mandato il
contratto per acquisire i diritti. Poi è stata la volta della
proiezione di “Asphyxia”,
e vedersi sul grande schermo al Festival di Cannes ti dà veramente
una grande carica ed emozione. La sala era gremita ed abbiamo
ricevuto un lungo e caloroso applauso. Ma se ti dovessi dire che
cos’è che è stato più emozionate di questa esperienza, non
potrei non partire dalla camminata sul Red Carpet che è qualcosa di
indescrivibile. Ti sembra di vivere in un sogno, è stata una delle
serate più bella della mia vita. Inoltre abbiamo avuto anche la
fortuna di assistere alla proiezione del film che si è aggiudicato
la Palma
D’Oro,
“I,
Daniel Blake”
di Ken
Loach,
un vero capolavoro presentato e premiato da Mel
Gibson.
Alessandro,
quali sono i lavori, le opere che hai creato e che ami ricordare ai
nostri lettori? Quelli che hai fatto negli ultimi due/tre anni, ed ai
quali sei legato affettivamente e professionalmente?
“Una
Ragione per Combattere”
rimarrà il film a cui sono legato di più. Ma so che “The
Last Fighter”,
di cui ti parlerò dopo, sarà il film della mia vita.
Quali
sono, invece, le opere alle quali stai lavorando in questi mesi, e
quando potranno goderne i tuoi ammiratori, i tuoi fan e i tuoi
follower?
Ora
sono molto impegnato nella preparazione del film “The
Last Fighter”,
prodotto dalla produttrice Ermelinda
Maturo
della casa di produzione “Maturo
Produzioni”.
Per
preparare al meglio il personaggio mi sto allenando 5 volte a
settimana e ho perso quasi 20 kg in pochi mesi. È la storia di Mark,
un giovane e brillante avvocato in carriera e campione di arti
marziali. Le sue conoscenze lo portano ad entrare in contatto con una
potente organizzazione massonica dove gli viene proposto di
combattere segretamente in incontri clandestini in cambio di cifre
astronomiche. Mark accetta e usa i soldi delle sue vittorie per
aiutare le associazioni che si occupano dei bambini poveri nel mondo,
di cui fa parte anche la fidanzata, Aurora.
In
un susseguirsi di emozioni e sfide all’ultimo sangue, Mark
rischierà la sua vita affinché le sue gesta diventino simbolo
d’amore e di speranza per tutti quei piccoli angeli che rischiano
di morire ogni giorno.
Ho
scritto la sceneggiatura con Domenico
Costanzo
che è autore della sceneggiatura dell’ultimo film di Pieraccioni,
"Il
Professor Cenerentolo",
campione di incassi a Natale 2015. Domenico però, con “The
Last Fighter”,
insieme a me, penso abbia scritto la sceneggiatura più bella della
sua vita.
Con
“Una
Ragione per Combattere”
ho alle spalle già un film sui combattimenti clandestini, quindi
credo che al momento questo sia il genere di film che voglio fare.
“The
Last Fighter”
è un film a cui tengo molto. Dentro c'è un messaggio forte legato
ad una realtà inaccettabile che farà molto riflettere lo
spettatore.
In
“Una
Ragione per Combattere”
parlo di una persona dal passato difficile, che si sacrifica per la
persona più importante della sua vita: la sua fidanzata. Mentre in
questo film parlerò di persone che lottano ogni giorno per un ideale
d’amore ancora più grande, la vita delle persone più indifese del
mondo: i bambini.
Ci
saranno comunque molte scene di combattimento spettacolari. Il film
ha avuto anche un contributo da parte della Fondazione Cassa di
Risparmio di Lucca. La pellicola verrà interamente girata in lingua
inglese e avrà una distribuzione internazionale. Le riprese sono
previste per la prossima estate. Il film sarà girato in lingua
inglese come richiesto dalla casa di produzione Maturo
Produzione
di cui Ermelinda
Maturo
è proprietaria e dalle case distribuzione che ci hanno contatto. Il
film uscirà in tutto il mondo. Prossimamente sarà presentato
all'European
Film Market in
occasione del Festival di Berlino 2017. Dedicherò questa pellicola a
mia figlia Aurora. È stata lei la fonte ispiratrice di questa mia
nuova incredibile storia. Un grande ringraziamento va anche ad
Ermelinda Maturo, la mia produttrice. In Italia ormai non si produce
più a nessuno … è la triste verità.
Alessandro,
sai benissimo, perché sei un artista, che quasi tutti gli artisti
famosi, di successo, hanno difficoltà a gestire la loro vita
affettivo-relazionale. Non è certo un caso che moltissime Big Star
Hollywoodiane amano dire «to
become a great actor you have to choose: either work or love!»
(per diventare un grandissimo attore devi scegliere: o il lavoro o
l'amore).
Tu,
Alessandro, per quella che è la Tua esperienza, cosa pensi di questa
frase? E come fai a conciliare, a gestire, questi due aspetti
importantissimi della Tua vita, così come della vita di ogni essere
umano: l’amore e la passione viscerale che hai per la Tua
professione, nella fattispecie per la Settima Arte?
L'unico
amore della mia vita è mia figlia Aurora. Lei viene prima di tutto e
lo sarà sempre. Fare i film invece è il lavoro più bello del
mondo.
Ti
sembrerà incredibile, ma nei miei film racconto storie d'amore
emozionanti e molto romantiche che fanno da cornice intorno a temi
particolari e scene d'azione. Ma nella vita reale non mi sono mai
innamorato, diversamente dai personaggi che interpreto e che vivono
un amore incondizionato e immenso.
Saprai
sicuramente, Alessandro, che oramai da anni, esiste un nuovo
approccio psicodinamico e psichiatrico, che si sta sviluppando
velocemente e sta richiedendo studi molto intensi ed interessanti che
sono indirizzati nel cercare di capire quella che gli scienziati di
questo modello definiscono “Second Life”.
È
una “vita virtuale parallela” che si vive in contemporanea con
quella reale del quotidiano, ma che spesso porta ad una sorta di
dipendenza e di distacco dalla realtà sconfinando nel patologico e
in vere e proprie forme di psicosi. Forse il Cinema Fantastico, il
Cinema di Fantascienza, nel recente passato, nel XIX e nel XX Secolo
hanno avuto questo ruolo: consentire l'immedesimazione dello
spettatore in una dimensione altra, fantastica appunto,
fantascientifica se vogliamo!
Oggi
tutto questo, almeno nei ragazzi e negli adolescenti, viene vissuto
normalmente attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie più
innovative e attraverso l'esperienza diretta della realtà virtuale
che porta molti giovani a vivere più intensamente e più
emotivamente quella che è una dimensione finzionale, piuttosto che
quella reale delle cose di tutti i giorni fatte di dolore fisico, di
gioie condivise, di contatto con il proprio compagno o con la propria
compagna, di umanità vera insomma. Secondo me, l'Arte può avere un
ruolo importante per arginare questo fenomeno in forte crescita ed
espansione all'interno del mondo delle nuove generazioni. Nuove
generazioni che si muovono su questi binari con estrema naturalezza e
leggerezza, che a noi adulti sono spesso sconosciuti e
incomprensibili: in fondo siamo un po' gli analfabeti del XXI secolo
rispetto alle nuove tecnologie multimediali e virtuali che gli
adolescenti di oggi, di tutte le latitudini, vivono come parte
integrante di loro stessi. Noi invece non sempre comprendiamo questa
“nuova dimensione” e non riusciamo ad introiettarla, come invece
fanno loro naturalmente e senza alcuna difficoltà, fin quasi dalla
nascita.
Cosa
pensi, Alessandro, di questo “nuovo mondo”, di questa “nuova
dimensione di vita vissuta virtualmente”? Di questa cosiddetta
“second
life”?
Le
nuove generazioni, quella cosiddette “native digitali” hanno la
possibilità di confrontarsi con tecnologie veramente
all’avanguardia, ipotizzate solo in certi film avveniristici ma
ormai sempre più reali ed a portata di mano. In questi contesti è
facile per i ragazzi perdersi e cominciare così ad avere rapporti
difficili con i coetanei ed in generale con il mondo esterno. In
quest’ottica, un ruolo chiave lo deve avere la famiglia che deve
essere brava a capire le problematiche cercando di far socializzare i
propri bambini senza chiuderli in una camera solo perché fagocitati
dai ritmi della vita moderna.
Alessandro,
se adesso, mentre stiamo chiacchierando di cinema e di arte,
improvvisamente si avvicinassero due bambine di dieci anni e ti
chiedessero con la semplicità e l’innocenza che hanno i bimbi:
«Alessandro,
ci spieghi cos'è l'Arte per Te?».
Cosa diresti loro?
L’arte
per me è dare vita a un mondo immaginario. L’Arte
è l'attività del creare, del dare vita a qualcosa attraverso
i
materiali che più ci piacciono.
L'arte
nasce dal bisogno di comunicare, di esprimersi. Questo direi loro.
Se
dovessi scegliere un colore tra il rosso e il blu, quale
sceglieresti?
Il
blu. Perché è il colore preferito di mia figlia.
Un'ultima
domanda Alessandro, che amo molto e che faccio sempre a tutti gli
Artisti con cui converso. È una domanda che ci porta d'emblée
a quando eravamo bambini, pieni di sogni e di belle speranze: qual è
il tuo sogno nel cassetto che fin da bambino ti porti dentro e che
oggi vorresti realizzare?
Come
ho detto prima, sto avendo la possibilità di realizzare quanto
sognavo da bambino, ovvero fare film, dirigerli, interpretarli e
mettere nelle storie che poi proietto sul grande schermo, parte di me
e della mia vita. Ecco, ora se potessi scegliere, vorrei poter fare
un film di genere fantasy adatto a tutta la famiglia, e che possa
farla sognare.
Grazie
Alessandro per essere stato con me e per aver parlato della Tua Arte,
della Tua Vita professionale e del Tuo Mondo incantato visto da noi
spettatori, ma arduo e temerario quando vissuto dagli Artisti Veri!
Non
posso che farti il mio in bocca al lupo per il tuo futuro
professionale, o come dicono gli Artisti Hollywoodiani … “Break
a leg…”!
Grazie
ancora e allora Ti aspetto per la prossima intervista!
Grazie
Andrea per questa intervista, e grazie al Magazine fattitaliani.it.
Spero di rivederti presto, magari per la mia prossima proiezione
cinematografica! (sorride).
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Per
saperne di più su Alessandro Baccini, potrete consultare i link di
seguito elencati:
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http://www.mymovies.it/biografia/?r=36508
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I
lettori che volessero conoscere l'autore dell'intervista, Andrea
Giostra, potranno consultare la sua Official Facebook Page e alcuni
link:
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