Teatro Anfitrione, "Il Misantropo" di Molière dal 15 al 26 marzo. Regia Marco Belocchi

In scena dal 15 al 26 marzo al Teatro Anfitrione di Roma Il Misantropo di Molière.

Sul palco del teatro di via San Saba, Marco Belocchi, Eleonora Pariante, Giustino De Filippis, Giuseppe Alagna, Maurizio Castè, Vittorio Ciardo, Valentina Maselli, Teresa Marra, Vittorio Aparo diretti da Marco Belocchi.
Alceste ha un carattere particolare, malinconico e ombroso, non tollera le ipocrisie degli uomini ed è convinto che dire sempre la verità in ogni occasione sia la miglior virtù possibile. Ne discute spesso con l’amico Filinte, che invece propone una visione del mondo più accondiscendente e volta alla pacifica convivenza civile. Alceste è anche innamorato di Céliméne, una ragazza cui piace essere sempre al centro dell’attenzione, viziata e corteggiata. Naturalmente ne è gelosissimo e mal sopporta di vederla attorniata da uno stuolo di spasimanti a cui lei dà ovviamente corda. Alceste stesso d’altronde è corteggiato e ammirato da Arsinoé e da Eliante, ma nonostante le profferte dell’una e la disponibilità dell’altra, rimane sempre Celiméne colei che ama. Quando però scopre alcuni comportamenti non proprio irreprensibili della donna, acconsente al perdono a patto che lei accetti di fuggire con lui dal mondo e rifugiarsi in un eremo lontano da tutto e da tutti. Céliméne non si sente pronta per una scelta così estrema e Alceste andrà via solo, mentre l’amico Filinte, gentiluomo di buonsenso, convolerà a nozze con la saggia Eliante.

Il Misantropo è unanimemente considerato uno dei grandi capolavori di Molière. Andato in scena per la prima volta nel 1666, aveva inizialmente come sottotitolo L’atrabiliare innamorato, appellativo che già definisce, almeno in parte, il carattere del protagonista Alceste. Ed in effetti tutta la commedia ruota intorno ad Alceste che, con la sua etica inflessibile, non solo si oppone al buonsenso e all’urbanità che la società impone, rappresentata del suo amico e uomo di mondo Filinte, ma è anche innamorato di Céliméne, una bella ragazza alquanto civetta, sentimento che contraddice la sua etica e ne fa infine un personaggio complesso, oltre che ridicolo. L’intransigenza del protagonista lo porterà infine ad isolarsi da un mondo dove troppo spesso dilaga l’ipocrisia, la corruzione, la piaggeria e la maldicenza, rinunciando perfino all’amore di Celimene che non può invece rinunciare a vivere la mondanità. Una commedia amara in cui il lieto fine è assegnato solo all’amico Filinte che riuscirà a sposarsi con l’equilibrata Eliante e a ricomporre l’ideale, sebbene in minore nell’architettura drammaturgica, della convivenza civile.

Il misantropo è quindi una opera dai tratti universali e in realtà modernissimi: la fuga da un mondo che si vorrebbe giusto e leale, e che invece giusto non lo è quasi mai, è un sentimento che molti hanno provato di fronte alle delusioni che la vita ci presenta. Non per questo si deve condividere la decisione di Alceste, che forse troppo chiede a una società umana, allora come adesso, fin troppo accomodante, ma certamente ci fa riflettere e ci mette di fronte ad un bivio: sporcarsi le mani per rendere il mondo migliore o isolarsi in una perfetta “torre d’avorio”? È uno dei grandi dilemmi che filosofi, santi ed eroi d’ogni tempo si sono posti e ancora si continuano a porre.

Nella nostra messa in scena, che per sottolineare l’attualità dell’assunto, portiamo verso un’epoca più vicina alla nostra, ovvero all'inizio del novecento, non propenderemo per una scelta o per l’altra, sicuramente verrà sottolineato l’aspetto “atrabiliare”, comico e ridicolo del protagonista, ma anche la superficialità del mondo che lo circonda con le sue ingiustizie, presunzioni e tradimenti. Starà poi al pubblico decidere quale sarà la posizione da preferire.

IL MISANTROPO
di Molière
con Marco Belocchi - Alceste; Eleonora Pariante – Céliméne; Giustino De Filippis- Filinte; 
Giuseppe Alagna – Oronte; Maurizio Castè – Acaste; Vittorio Ciardo – Clitandro; Valentina Maselli – Eliante; 
Teresa Marra - Lisette; Vittorio Aparo- La guardia / Du Bois
Scene e luci: Manuela Barbato
Costumi: Maria Letizia Avato
Aiuto regia: Vittorio Ciardo
Assistente regia: Anna Pizzato
Assistente scenografa: Francesca Forcella
Ufficio stampa: Rocchina Ceglia
Produzione: A.C. Genta Rosselli, Centro Teatrale Meridionale, 1° Agosto Film


TEATRO ANFITRIONE

via di San Saba 24 - Roma

dal 15 al 26 marzo 2017

ore 21.00 – domenica ore 18.00

Info e prenotazioni: 06.5750827 - 327.7386420

Biglietti Intero 20€ Ridotto 14€


L’autore


Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, è nato nel 1622 a Parigi da un tappezziere. Dopo aver studiato diritto, e forse filosofia, a soli ventun anni decide di unirsi ad una compagnia di teatranti e da allora dedicherà la sua vita al teatro. Dotato di un notevole talento comico, girerà per le province francesi per circa un decennio prima di tornare a Parigi ed esibirsi al cospetto di Luigi XIV, il Re Sole, che da allora lo prenderà sotto la sua protezione. Comincia a scrivere commedie nel 1653, dapprima farse sulla falsariga degli scenari italiani, poi commedie via via più complesse e pungenti che prendevano spesso di mira la buona società parigina, suscitando polemiche e proteste assai vivaci. Ma i capolavori, soprattutto apprezzati dal re, continuano a susseguirsi, dal Tartufo al Misantropo, dal Borghese gentiluomo al Malato immaginario, sua ultima commedia che lo vedrà ancora una volta protagonista, ma solo per poco. Molière, malato da tempo, si spegnerà dopo la quarta replica a soli cinquantuno anni.

Considerato uno dei grandi commediografi della storia del teatro, le sue opere sono state, nel corso dei secoli, costantemente rappresentate, non solo in Francia, ma in tutto il mondo, ribadendo ancora una volta la profondità del suo messaggio e dei caratteri che ha disegnato, facendone delle tipologie universali.

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