“Pillole”, il 1° album dei Niente di Personale. L'intervista di Fattitaliani: l'ispirazione viene dalla Bassa Padana

È uscito “Marcobaleno”, un brano che parla di quella sensazione di invincibilità tipica della tarda adolescenza. Il pezzo è tratto da “Pillole”, il primo album dei Niente di Personale. Otto brani, ognuno con un proprio immaginario aperto alle contaminazioni più variegate, non solo musicali. Il titolo dell’album è dovuto al fatto che tutti i pezzi rappresentano dei piccoli microcosmi, contemporaneamente dipendenti e indipendenti gli uni rispetto agli altri. 

I Niente di Personale si formano nell’ottobre del 2011 con l’incontro di Marco Goi (basso) e Michele Veneziano (voce e chitarra acustica). Il duo prende fin da subito una forte inclinazione verso l’alternative folk, con testi in lingua italiana. Dal 2013 la formazione inizia ad arricchirsi con altri tre musicisti, Luca Bernardi (tastiere e voce), Tommaso Frassanito (batteria) e Nicola Maestri (chitarra elettrica). Dopo un anno di live, la nuova formazione si dedica al songwriting e alla registrazione del primo album Pillole, totalmente autoprodotto. Pillole esce su bandcamp il 12 Settembre 2016, e dal 19 settembre è disponibile anche su Spotify. Fattitaliani li ha intervistati.
Disco d'esordio e domanda di rito: facendo un po' il punto della situazione, quali sono le vostre impressioni fin ora, avete già avuto qualche feedback?
Abbiamo avuto un bel riscontro, c’è interesse, noi speriamo di suonare il più possibile in giro per farlo ascoltare dal vivo.
Pillole: storie diverse, ambientazioni diverse, ma c'è un filo conduttore. Vero? Volete raccontarcelo?
Sì, all’interno dell’immaginario di Pillole si possono trovare diversi mondi, nelle canzoni ci serviamo di personaggi a volte reali a volte no, come il Leviatano, Nikola Tesla, Dio o Gulliver. Altre volte è l’ambiente a creare il giusto contesto per una storia. Ogni racconto è visto con gli occhi di questo ragazzo, che sta uscendo dall’adolescenza. In questo momento della vita ci si ritrova davanti a delle scelte e a delle verità. Si provano tanti sentimenti, insicurezza, rabbia, ci sono ovviamente storie d’amore, perchè alla fine l’amore vince sempre.
Sin dall'inizio si può notare una certa introspezione, che si manifesta nell'uso della narrazione in prima persona. Timidezza che ci fa chiudere in noi stessi o curiosità di scavare nel profondo?
Probabilmente tutte e due, è una sorta di coscienza della vita che circonda il narratore, quasi impalpabile, difficile in alcuni punti per questo si crea la necessità di indagare ed andare più in profondità, ma proprio quando ci arriva la verità semplice e cristallina, probabilmente ci stiamo sbagliando. Il nostro adolescente narratore è per questo sicuramente timido.
Una notevole capacità narrativa è innegabile, lo stile è senza dubbio particolare: chi scrive i testi e da dove viene, di solito, l'ispirazione?
I testi li scrive e canta Michele, questo disco è molto Michele, alcuni testi sono stati scritti alcuni anni fa e quindi ripercorrono la sua adolescenza,  è sempre stato più grande dei suoi coetanei. L’ispirazione penso venga dal posto dove viviamo, la Bassa Padana, che è una sorta di prigione, ma dopo un po’ ci si affeziona. Ah, Michele non è affatto timido.
Lo stile musicale è indefibile: potremmo dire folk rock, potremmo dire alternative rock, sarebbe comunque riduttivo. Sfiorate il jazz, toccate di tutto, e tornate al folk rock. Se voi poteste, vi "ingabbiereste" in uno stile in particolare? (Ammettetelo che avete l'anima Hip Hop).
Assolutamente, l’anima Hip Hop c’è, io a sedici anni cercavo di fare il rapper, ma mi veniva male, abbiamo Luca e Nicola che sono jazzisti e questo si sente. Nella prima demo che abbiamo registrato nel 2012 eravamo solo io e Michele e suonavamo molto più folk misto a cantautorato. Questo stile è rimasto e si è andato a miscelare con più mondi, alla fine di tutto questo disco ci piace definirlo Prog Pop e Leviatano ne è l’esempio lampante. 

Personalmente nelle vostre canzoni ho sentito assonanze sia con il folk statunitense, sia con il cantautorato nostrano, tutti generi che ultimamente vanno (discograficamente parlando) relativamente bene. Ovviamente rappresenterebbero solo una faccia del vostro stile. Ci sono alcuni artisti che vi sentite di citare fra le vostre influenze?
Pillole è un disco in ritardo, per una serie di sfortunati eventi è uscito con due anni di ritardo, tra le influenze di quel periodo ricordo Bon Iver per il folk e Colapesce per l’italianità, anche se facciamo musica tutto sommato diversa da loro.
Il singolo Marcobaleno è una Smells like teen spirits più soft e paranoica? Cosa significa per voi questo pezzo?
Marcobaleno segna il passaggio di un età, il diventare padroni della propria vita e sentirsi al tempo stesso sia forti che fragili, tutto questo con la consapevolezza di essere liberi. Direi che hai azzeccato in pieno il profumo di “spirito adolescenziale".
Per togliermi una curiosità personale e per incuriosire chi non ha ascoltato il disco: ma secondo voi, se c'è una speranza, risiede veramente nei Prolet?
Nel romanzo 1984 di Orwell, i Prolet sono la classe sociale più bassa in questo mondo dove vige un regime dittatoriale, vengono considerati come schiavi, così inutili e vinti da venire sottovalutati, ma dove c’è bisogno di cambiamento c’è la speranza, e a ribaltare il mondo è spesso qualcuno di cui non sospetteresti mai.
Ultima domanda, dopo Pillole, cosa c'è nel futuro dei Niente di Personale?
Penso che faremo uscire al più presto un EP, ci stiamo già lavorando, si sono create sonorità molto interessanti qualcosa che va a toccare la black music e la psichedelia, speriamo di farvelo ascoltare al più presto. Giuseppe Vignanello.
©Riproduzione riservata
Fattitaliani

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