Teatro Greco di Roma, dal 15 al 20 novembre Simona Marchini in “Croce e delizia, signora mia…”

Simona Marchini in “Croce e delizia, signora mia…” al Teatro Greco di Roma dal 15 al 20 novembre, attraverso uno speciale omaggio a Giuseppe Verdi, racconta tre storie appassionanti (Traviata, Rigoletto, Trovatore), la cosiddetta trilogia popolare, con la sua verve ironica ed elegante, coinvolgendo l’arte raffinatissima di Paolo Restani che descrive al pianoforte temi verdiani attraverso le parafrasi di Liszt.
Connubio audace su una materia che risuona nel profondo di ognuno di noi, su un genere denso di storia e di identità culturale.
Racconta Simona Marchini: “L’incontro con l’opera nasce dall’infanzia: eroi, eroine, drammi, passioni… tutto ha nutrito la mia vita, e quella della mia famiglia, da quando ho memoria condivisa con nonni e genitori. Spesso l’immedesimazione era fortemente emotiva, fino alle lacrime. Passavo tutto il repertorio, dal martirio d’amore alla malizia giocosa dell’intrigo sentimentale… Insomma ero totalmente immersa in un fantastico mondo pieno di suoni, costumi, luci e voci “miracolose”… bene, tutto questo si è sedimentato, depositato, nei molti strati del mio patrimonio di vita e di esperienza ed è diventato “spettacolo”. Credo di aver fatto un genere di teatro dedicato all’opera assolutamente unico: “Salotto Carmen” (1986) e “Dossier Trovatore” (1990 Festival di Verdiano, Parma), e monologhi da personaggio di “Quella della notte” con tutta l’ingenuità, la tenerezza e l’immedesimazione di un’anima semplice. Ironia leggera, ma anche commozione di un “genere” che è denso di storia e di identità culturale. Da qui nasce l’idea di raccontare tre storie appassionanti (Traviata, Rigoletto, Trovatore) la cosiddetta trilogia popolare… a modo mio, coinvolgendo l’arte raffinatissima di Paolo Restani che descrive al pianoforte temi verdiani attraverso la parafrasi di Liszt. E’ sicuramente un connubio audace, ma l’intenzione è un intrattenimento colto, gentile e appassionato su una materia che risuona nel profondo di ciascuno di noi. Basta che abbia occhi sensibili e “sorridenti” per guardare il melodramma con l’amore dovuto”.
Fattitaliani

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