Cagli, Paolo Cevoli in "PERCHÉ NON PARLI" il 15 ottobre. L'intervista: "chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo"

Nello spettacolo "Perché non parli" il comico Paolo Cevoli interpreta Vincenzo "Cencio" Donati, un immaginario - nonché distratto e pasticcione - garzone nella bottega del grande Michelangelo Buonarroti: non riesce ad esprimersi correttamente per colpa della sua balbuzie. Per questo motivo lo scultore fiorentino gli si rivolge con la famosa frase "Perché non parli, bischero tartaglione!". Lo spettacolo il 15 ottobre apre la stagione del Teatro Comunale di Cagli. L'intervista.

Paolo Cevoli, parte la seconda stagione del suo "Perché non parli" lo spettacolo che  segna il suo ritorno a teatro come autore ed attore dopo il successo de "Il sosia di Lui" scritto nel 2013. Ci parla un po' di questo suo ultimo lavoro?
"Perché non parli" è ancora una volta un monologo comico, questa volta la storia è ambientata nel Rinascimento. Il protagonista è Vincenzo "Cencio" Donati, un orfanello allevato dai frati domenicani di Bologna che proprio nel convento incrocia Michelangelo Buonarroti e diventa garzone nella sua bottega. Da quel momento tutta la sua vita sarà segnata, nel bene e nel male, dal rapporto con questo grandissimo artista. Le situazioni comiche e drammatiche si alternano per presentare una storia che è accaduta verosimilmente 600 anni fa, ma visto che l’uomo è sempre quello può riferirsi anche a situazioni che ci sono oggi.
Lei ha trascorso anni sul palco di Zelig: le manca quella trasmissione? Un attore comico può fare a meno della ribalta televisiva?
Diciamo che l’esperienza di Zelig è stata una bella svolta nella mia vita e più che mancarmi spero di incontrare ancora avventure simili. Non so se un attore può fare a meno della televisione, sicuramente la popolarità che mi ha dato Zelig ancora oggi mi dà la possibilità di fare tante cose e di essere riconosciuto da tantissime persone con affetto.
Lei ha scritto "La Penultima Cena" dove narra le vicende di un immaginario cuoco dell’Ultima Cena  e poi "Il Sosia di Lui, dove invece si è inventato la controfigura di Mussolini. Ora tocca al garzone di Michelangelo. Come le è venuta l'idea iniziale di questa serie di personaggi?
Mi piace raccontare personaggi famosi e periodi storici importanti attraverso la visuale dal basso. Normalmente sono i servi che mettono in ridicolo le grandi persone e attraverso di essi passa la comicità. Non è una cosa che ho inventato io ma sin dall’antichità il grande Plauto, che era romagnolo, aveva inventato questo meccanismo comico.
C'è già un quarto personaggio all’orizzonte?
Diciamo che sto studiando e leggendo vite di uomini illustri… Chissà…
Come avviene, per lei, la scelta dei personaggi che interpreta? C'è un po' di Cevoli in ciascuno di essi?
Diciamo che ognuno rappresenta una sfumatura del carattere della mia personalità. I personaggi nascono dall’osservazione di cose che accadono in me e intorno a me.
Secondo lei la comicità possiede ancora quell'approccio rivoluzionario e liberatorio? 
Come diceva Leopardi chi ride, chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo.
Mi sembra una bella sintesi di quello che ancora oggi rappresenta il sorriso, il buonumore e l’ironia.
Fattitaliani

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