L’amore per
il Teatro e per Pirandello nasce ai tempi del Liceo Classico. Sebastiano Lo Monaco ha
frequentato da sempre il palcoscenico del Teatro di Siracusa,
distante solo dieci chilometri da Floridia, il paese che gli ha dato i
natali. Non ha nessun progetto al cinema e in televisione. Con Il Berretto a sonagli debutterà in Prima nazionale al Festival della Versiliana il 13 luglio (foto di Nino Ali). Il 17 sarà al Plautus Festival di Sarsina
e il 6 agosto a Lametia Terme. Fattitaliani lo ha intervistato.
Ha già affrontato molti testi di
Pirandello, quali ricordi scolastici ha di lui? Cominciò lì
l’innamoramento tanto che alla maturità Classica portai il suo
testo “Enrico IV” anche se non era materia d’esame.
Il Berretto a Sonagli debutta in
Prima Nazionale al Festival La Versiliana, il 13 luglio. Oltre ad
esserne interprete è anche Regista. Che versione offre?
Ho
voluto mettere in risalto la psicologia dei personaggi anche perché
siamo nel 1917 quando Freud pubblica la seconda parte di introduzione
alla Psicanalisi. Pirandello ha ascoltato, origliato, respirato
l’aria culturale del tempo e sicuramente si parla di psicanalisi
nel testo. Nell’opera teatrale ci sarà un approfondimento
psicanalitico dell’animo dei personaggi.
Pirandello definiva il suo “Berretto
a sonagli” una commedia nata e non scritta. La sua Regia è Viva e
non scritta. Vuole parlarcene?
Ho cercato di far lavorare gli
attori sull’opzione della recitazione retorica e classica per cui
il risultato è che gli attori parlino e non che recitino.
Ciampa, pur essendo apparentemente
grottesco, in realtà è straziante ma è anche il più moderno tra i
personaggi pirandelliani. Perché?
È moderno perché deve
dividere l’amore della sua donna con un altro uomo e può capitare
a tutti anche oggi. Lo strazio, il silenzio, il dolore della
sopportazione sono storie di tutti i giorni.
Secondo lei come reagirebbe un uomo
oggi? Sarebbe comunque disposto a condividere l’amore della moglie
con un altro?
L’uomo che accetterebbe ne soffrirebbe, ci sono
anche gli uomini che reagiscono e quelli che ammazzano.
È cresciuto e si è formato tra
la classicità ellenica e quella romana, il mestiere di attore è
stata una scelta predeterminata?
Non l’ho scelto, ho quasi
sempre fatto questo, a Scuola, al Liceo, in Parrocchia. Non sono
stato scelto, l’ho scelto io.
La sua prima lingua è il dialetto
siciliano quindi recitare Pirandello le è più facile rispetto ad
altri attori? Il colore linguistico aggiunge o toglie ad uno
spettacolo?
Sicuramente aggiunge perché i dialetti danno una
possibilità maggiore di espressività all’attore, un colore
maggiore, un approfondimento, una verità perché sono le nostre
lingue autentiche.
I testi di Pirandello quali verità
raccontano?
Non una sola ma tante, Pirandello è un autore che
dice “non esiste una sola verità ma quella della vita, dei fatti
quotidiani”: Uno, nessuno e centomila, Così è se vi pare raccontano tante verità possibili. Ognuno ha la sua, dall’alto di
ogni persona la verità viene vista in maniera diversa.
Il Teatro greco di Siracusa è una
sorta di casa ideale, umana e professionale. Perché?
Perché
sono nato a dieci chilometri da Siracusa, sono cresciuto in quel
Teatro e la formazione culturale è stata al Liceo Classico con le
traduzioni dei classici greci, mentre stavo al Liceo ho calcato le
scene di quel Teatro. Avere toccato quelle pietre da ragazzino, mi ha
talmente influenzato che poi è diventata la passione della mia vita.
Coltivo i classici greci che ancora traduco.
Il sogno di dirigere una tragedia a
Siracusa, rimarrà tale o potrebbe trasformarsi in realtà?
Spero
che prima o poi avvenga, presto non credo per come vanno le cose nel
nostro mondo.
Ha lavorato con Paola Borboni e Alida Valli che ricordi ha di entrambe?
Due donne straordinarie,
Paola Borboni rappresentava tutto il Novecento, ha attraversato
interamente quel secolo. Era nata il 1° gennaio del 1900 ed è morta
nell’aprile del 1995. Ha conosciuto tutti i personaggi del mondo
della cultura, da D’Annunzio a Pirandello. Era una donna che ha
dimostrato sempre grande coraggio. Alida Valli ha avuto fascino,
bellezza, era colta, elegantissima. Ha attraversato il cinema fino ad
arrivare ad Hollywood. Con entrambe grandi racconti e grandi
chiacchierate. Entrambe sono state delle Maestre.
Elisabetta Ruffolo