In gergo manageriale si chiama SWOT
Analysis, acronimo che sta per “analisi dei punti di forza, di
debolezza, delle opportunità e dei pericoli” e serve per aiutare a
scegliere in cosa conviene investire.
Qualcuno deve avere fatto una SWOT alla
Sicilia.
- Punti di forza? Clima, terreni a
quattro soldi, l’attitudine al “mi faccio i fatti miei.”
- Punti di debolezza? Beh, per
qualcuno, “mafia e mancanza di lavoro”, ma dal punto di vista dei
mafiosi, che il lavoro possono offrirlo, diventano ulteriori punti di
forza.
- Opportunità? Caspita se ci sono, ora
ci arriviamo.
- Pericoli? Mah, per certe cose pare
che non ce ne siano granché.
Quel “qualcuno” ha fatto due più
due, ha individuato un business ad altissimo valore aggiunto, roba da
stratosferico Ritorno sull’Investimento, e ci si è buttato sopra.
Risultato: un successone strabiliante.
Di che business parliamo? Ma
naturalmente della cannabis, nota anche come canapa indiana o
marijuana, da cui deriva l’hashish.
Quanta cannabis si coltiva in Sicilia?
Esattamente non si sa, ma un’idea ce la possiamo fare da questi
numeri: nel 2014 in Sicilia sono state individuate e sradicate 48.000
piante contro le 13500 della Puglia e le 13000 della Calabria, il
350% in più rispetto all’anno prima.
Lo so cosa mi volete dire: è come
cercare di capire quanta gente supera i limiti di velocità dal
numero delle multe che vengono elevate, o quante migliaia di
impiegati disonesti timbrano il cartellino dei colleghi dall’esiguo
numero di “sfortunati” che si fanno beccare.
So pure che i numeri relativi alla
Calabria sono un pochino strani, perché l’idea che la ‘ndrangheta
sia meno efficiente della mafia siciliana non convince moltissimo: ma
insomma, cari signori, questi sono i dati che abbiamo e di questi
dobbiamo accontentarci.
Quindi, grande soddisfazione per questo
importante primato siciliano dell’imprenditoria a valore aggiunto,
ne siamo veramente orgogliosi.
A piangere sono rimasti i poveri
albanesi: l’importazione dell’erba dall’Albania ha subito un
crollo tremendo.
D’altra parte,
scusate, saremmo scemi a importare marijuana da loro, con tutto quel
bendidio che produciamo a km zero.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.