Martedi 12 luglio alla libreria KOOB di Roma è stato presentato il nuovo libro di Michele Lo Foco "Seduttori Seriali", edizioni Bideri. L’autore fino all’anno
scorso non aveva trovato la chiave giusta per poter parlare di un
ambiente che lui stesso ha vissuto per tanto tempo.
Quale verità svela il
sottotitolo “Storia di un’epoca mai raccontata”?
Che non
c’è stato mai nessuno che sociologicamente o cinematograficamente
abbia saputo interpretare quel periodo. Un po’ perché era
veramente un ambiente in cui non giravano artisti o registi
particolari. Sorrentino con “La grande bellezza” non ha
raccontato quegli anni ma il degrado della maturità, la decadenza di
una certa intelligenza, decadenza “nobilastra” che c’è a Roma
e che chiamano “generone” e che si vede su alcuni siti quali
Dagospia o Cafonal. Ritengo che nessuno lo abbia descritto perché
non c’era nessuno che lo conoscesse a fondo.
Nel libro stupisce la
“descrizione filmica” di una gioventù che va dai 25 ai 35 anni,
accomunati da un’insaziabile curiosità. Come c’è riuscito?
Rispetto a quella di oggi, la gioventù di allora aveva
l’ambizione di ritrovarsi, di partecipare alle cose belle che la
vita offriva. Era una generazione che pur di stare bene avrebbe fatto
di tutto. Si viveva nella trasgressione per assenza di morale mentre
dall’altra parte c’era un mondo in forte evoluzione in cui i
giovani richiedevano un grande impegno sociale, un ruolo diverso
nella vita, per la prima volta si ribellavano ai genitori. Si era
creata una forma di rivoluzione sociale totale. Tutto questo era
assente nel mondo dei seduttori seriali, la famiglia era assente, la
competizione si basava sui soldi. Era una società che aveva bisogno
di soldi e si era disposti a fare qualsiasi cosa pur di averli. Oggi
quel mondo si è ridotto ai Calciatori ed alle Veline. E’ solo lì
che si ripete lo stesso meccanismo. Non c’è ricerca di cultura,
ambizione, è tutto basato su una sola serata. Non ci sono più dei
riferimenti. Oggi non ci sono più uomini ma sono stati sostituiti
dalle donne, Alla fine il libro finisce con la morte o con
l’allontanamento di queste persone che non hanno lasciato eredi.
Da chi ha preso spunto
per la figura di Mirco?
Mi serviva un personaggio che avesse dei
miei riferimenti personali come esperienze ma poi l’ho utilizzato
come si usa nelle fiction per portare avanti il discorso e poterlo
illustrare agli altri. D’altra parte il Mirco della situazione o
Angelo Donati il marito di Milly Carlucci e tanti altri ne sono
usciti bene. Gli altri sono morti anche in maniera tragica, Rapetti è
stato buttato giù da un grattacielo.
Esistono ancora
personaggi come Gigi Rizzi e Porfirio Rubirosa?
Non ci sono
perché non c’è più lo spirito di allora, i soldi hanno avuto una
prevalenza sulla personalità, le donne si sono imposte sugli uomini.
E’ più facile trovare una playgirl piuttosto che un playboy. Non
avevano nulla da lasciare, salvo cose negative.
Il libro permette di
guardare dal buco di una serratura un’epoca che abbraccia tutti gli
anni 70. E’ scritto in maniera cinematografica, Sbircia in un
Universo in cui la mondanità si svolgeva anche nelle camere da
letto. Voce narrante è Mirco che vive l’ambiente e lo esplicita
anche al lettore. Potremmo paragonarlo ad una macchina da presa che
ci fa conoscere i luoghi della realtà più torbida e segreta. Si
parla di gioco, di sessualità legata al denaro che spesso è una
mercificazione del corpo che viene fatta in maniera ludica. Il Carpe
diem viene vissuto in maniera effimera e diventa anche una realtà
interiore. Compare spesso la dicotomia tra essere ed apparire. Mirco
come noi tutti si barcamena tra sogno e realtà. Il non detto è ciò
che noi intuiamo e non leggiamo. Il tutto è irripetibile. In qualche
cosa ricorda le atmosfere dei film francesi di quegli anni. Chi legge
può adattarlo ad un’emozione vissuta o da vivere.
Durante la presentazione,
una ragazza ha chiesto: “L’amore esiste”?
Aldo Della
Gatta ha risposto “L’amore è uno stato di equilibrio tra la
guerra ormonale ed il controllo del cervello”!