Viviamo in tempi duri, o
meglio, sicuramente non vivono un periodo felice i componenti di “Eva
Braun”: neonata band romana che durante l’aprile del 2016 ha dato
alla luce il suo album d’esordio "Dopo di noi il diluvio (Vol.1)", pubblicato per l’etichetta
romana Exit Records.
Già dall’immagine di
copertina è palese il messaggio: una spirale al neon che, in quanto
spirale, si avvicina ma allo stesso tempo si allontana dal centro.
Tutto ciò provoca una sensazione di smarrimento:
parola chiave che fa un po’ da filo conduttore a tutto il disco.
Lo smarrimento, la perdita
di un punto di riferimento e una sensazione di perenne sconfitta si
evincono principalmente dai testi, scritti interamente da Paolo
Amnesi, voce e chitarra del gruppo. Frasi
come: “ospiti e esuli nello spazio”, “chi di speranza vive,
disperato muore”, “Spiegami cos’è un ricordo, qualcosa che hai
o che hai perso per sempre?” sono tutti moniti, servono a farci
riflettere, ricordarci quanto è instabile l’esistenza, ma
soprattutto quanto è instabile una certa età che evidentemente è
quella che vivono i musicisti del gruppo. Loro stessi si inseriscono
all’interno di un’epoca storica che definiscono guerra
fredda musicale.
Il disco si apre con un
motivetto fischiato che ci porta subito in un luogo che è il sud
degli Stati Uniti, in un'epoca che è circa un secolo fa. Ma non
fatevi ingannare: la chitarra distorta non si fa attendere,
regalandoci quello che sembra essere un manifesto di poetica.
Impromptu n.1000, infatti,
è un primo brano violento, crudo, che mette subito le cose in chiaro
e non lascia dubbi su quello che è l’intento della band.
Segue Conoscersi
da sempre (video): brano che possiede tutte le carte
in regola per essere un singolo estraibile dall’opera nel suo
complesso. Le trombe e i flauti presenti invece di contrastare con la
potenza degli strumenti elettrici, si amalgamano a questi ultimi,
creando un unico suono che a tratti potrebbe risultare confuso ma che
rientra nella logica del disco.
Altri brani come Dopo
di noi e Il Diluvio,
che insieme formano il titolo dell’album, non fanno altro che
rafforzare l’atmosfera cupa e il suono secco e distorto che
sicuramente devono molto a generi musicali come il post-punk e il
grunge. Negli assoli, invece, si nota una piccola influenza del rock
un po’ più classico, tuttavia deviano sempre in un’altra
direzione conformandosi al sound del disco. L’influenza maggiore,
però, sembra provenire dalla scena indie italiana: il gruppo
apprende senza dubbio dal confronto con altre band, anche già
affermate (prima fra tutte i Verdena),
mantenendo comunque una certa originalità
Caso a sé sembra l’ultimo
brano: Il progetto Manhattan
al suono violento ormai collaudato nelle prime sette tracce
accompagna un intro un po’ più leggero ma che non dispiace.
Questa band con un nome
che possiede una forte valenza storica, sicuramente ad oggi ha tutte
le carte in regola per continuare al meglio il progetto e il fatto
che nel titolo sia inserita la dicitura Volume
1 senza dubbio fa ben sperare. C’è
senz’altro da aspettarsi un’evoluzione in una direzione che
risulta già abbastanza chiara dall’ascolto di questo primo lavoro.
Crediti DISCO:Dopo di noi il diluvio (Volume 1) (Exit Records), aprile 2016.Prodotto da Paolo Annesi e Daniele SgangaUfficio Stampa: press@lafamedischi.com
Registrato da Matteo Spinazzè presso Exit Music Studio di Roma nel novembre 2015.
Mixato e masterizzato da Matteo Spinazzè presso Jung Studio di Roma tra dicembre 2015 e gennaio 2016.Tutti i testi di: Paolo AnnesiTutti gli arrangiamenti di Paolo Annesi e Daniele Sganga. Con Marco Vollaro in "Impromptu n.1000", "Epoi dicono che non esiste attrazione chimica", "Il progetto Manhattan". Con Emanuele Bastianelli in "Tanatosi", La maggioranza silenziosa", "Il diluvio".Voci e chitarre: Paolo Annesi. Basso: Daniele Sganga.Batteria: Riccardo Macrì. Tranne in "Impromptu n.1000" Marco Vollaro e in "Tanatosi" e "La maggioranza silenziosa" Emanuele Bastianelli.Tromba e flicorno: Luigi OnestiFotoCopertina: Emanuela Arcaro / Progettazione grafica: Daniele Parisi
Info DISCO: Dopo di noi il diluvio (Volume 1) è la prima parte di un concept sulla labilità della vita tra i venti e i trent'anni. In uno stato sociale che ci vuole sottoposti alle sue logiche e ci illude "di avere un destino o peggio ancora un destino speciale" (Massimiliano Parente – Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler), ci ritroviamo a sprecare un'intera esistenza a reprimere ogni impulso ed emozione per far posto alla realizzazione di ambizioni e velleità. Prendere atto della propria inutilità, in un mondo che ci ha convinto del contrario, diventa indispensabile e rivoluzionario. L'insensatezza del nostro destino è la sua stessa fatalità.