Raramente un disco live ha tanta importanza nella storia di una band, ma nel caso dei Barock Project Vivo è un capitolo davvero decisivo: un doppio album interamente dal vivo registrato durante il tour del 2015, che guarda al passato riassumendo un decennio di attività e immagina nuove ipotesi future, come testimonia l'inedito My Silent Sea.
Fondati nel 2003 dal compositore, tastierista e pianista Luca Zabbini, i Barock Project sono diventati una delle formazioni italiane di progressive-rock più seguite al mondo. Dopo tre album che hanno visto evolversi il gruppo (Misteriose Voci del 2007, Rebus del 2009, Coffee In Neukölln del 2012), nel 2015 Skyline - con copertina di Paul Whitehead e partecipazione di Vittorio De Scalzi - è stata l'opera della consacrazione. I quattro album sono ampiamente rappresentati in Vivo, con un occhio di riguardo verso l'acclamato Skyline, che ha riscosso apprezzamenti in tutto il mondo grazie alla personalità dei Barock, rispettosi della tradizione progressive ma con una chiave di lettura attuale. La scaletta di Vivo sintetizza perfettamente la crescita compositiva dei Barock e offre uno spaccato diretto, immediato e dinamico, di una band eccellente anche in concerto. Se un rifacimento della celebre Los Endosdei Genesis chiude il primo dischetto, al termine del secondo compare My Silent Sea, un inedito collegato all'esperienza Skyline, come dichiara Zabbini.
Negli
anni ’70, durante la grande stagione rock, un disco dal vivo era la
celebrazione di un momento di successo. Che significato ha VIVO
nella vostra storia?
LUCA
ZABBINI:
Credo che questo doppio live abbia molteplici significati per quanto
riguarda i Barock. Sicuramente c'è prima di tutto il desiderio di
fare arrivare nelle case delle persone l'energia che questo gruppo
sprigiona sul palco. Inoltre sono passati dieci anni dalla
registrazione del nostro primo disco, quindi Vivo
è anche una sorta di celebrazione di dieci anni di attività
discografica.
Non dimentichiamo che Vivo è anche una sorta di ''spartiacque'' per quanto riguarda il gruppo, sia per quanto riguarda la nuova formazione, sia per quanto riguarda l'intenzione musicale e la direzione che stiamo prendendo.
Non dimentichiamo che Vivo è anche una sorta di ''spartiacque'' per quanto riguarda il gruppo, sia per quanto riguarda la nuova formazione, sia per quanto riguarda l'intenzione musicale e la direzione che stiamo prendendo.
ERIC
OMBELLI:
E' un biglietto da visita dei nostri concerti presenti e futuri e
insieme un momento per celebrare i dieci anni di attività del
gruppo.
Per
voi il rapporto con il pubblico è essenziale: che differenze ci sono
tra Barock Project live e in studio?
LUCA
ZABBINI: Credo
fortemente nell'energia che il pubblico ci trasmette durante i nostri
concerti. E' un feedback magico che ci permette di dare sempre il
meglio di noi, sia on stage che nei dischi. In studio siamo sempre
stati molto metodici e ognuno di noi partecipa alle idee che possono
contribuire al prodotto finale. Quando abbiamo terminato un disco e
lo presentiamo dal vivo, naturalmente in un primo tempo tendiamo a
suonare i brani in maniera canonica come sono stati registrati. Ma
nel tempo ci piace poi variarli e questo ci consente alle prove e sul
palco di avere nuovi stimoli e divertirci suonando.
MARCO
MAZZUOCCOLO:
Beh credo davvero parecchia! Prima di tutto siamo tutti fan di
musicisti che hanno sempre messo l'energia al primo posto, e credo
che questo si rifletta sul nostro modo di suonare. Personalmente amo
musicisti come Hendrix, Monk, Hiromi, Eric adora Rush e The Who e
credo di poter parlare a nome di tutti riguardo ELP! Quando siamo
tutti assieme su un palco tutta questa energia si moltiplica ed è lì
che ci si diverte! Inoltre gli arrangiamenti in studio sono sempre
molto ricchi e dal vivo cerchiamo di riproporli in modo più diretto
proprio per dare un effetto diverso, più adatto al mood live.
VIVO è un vero e proprio viaggio nella storia dei Barock. Guardando al passato, siete soddisfatti dei tre album precedenti a Skyline?
VIVO è un vero e proprio viaggio nella storia dei Barock. Guardando al passato, siete soddisfatti dei tre album precedenti a Skyline?
LUCA
ZABBINI: Quei
tre album sono stati registrati in periodi e condizioni molto
diversi, sia a livello tecnico che di ''mood''.
Con
Misteriose
Voci,
nonostante fossimo già musicalmente abili e preparati, non lo
eravamo molto in fatto di coesione e non avevamo ancora un'identità.
Con Rebus
stavamo già trovando la nostra strada, anche se andavano affinati
ancora molti aspetti e inoltre c'erano varie tensioni. Ci tengo a
dire che non sono mai stato soddisfatto per quanto riguarda il
mixaggio di questi primi due dischi.
La nostra vera identità, soprattutto per quanto riguarda il mio periodo creativo e compositivo, l'abbiamo raggiunta al terzo disco, Coffee In Neukolln, un disco che ascolto sempre con piacere.
La nostra vera identità, soprattutto per quanto riguarda il mio periodo creativo e compositivo, l'abbiamo raggiunta al terzo disco, Coffee In Neukolln, un disco che ascolto sempre con piacere.
Al
di là dei riferimenti ai nomi dell'epoca d'oro, ogni band cerca di
offrire la propria interpretazione del genere: che cosa, secondo voi,
vi differenzia dai colleghi neo-prog?
LUCA ZABBINI: Ci sono davvero delle prog band fantastiche al giorno d'oggi. Credo che quello che ci differenzi maggiormente sia il fatto che nella nostra musica non vogliamo perderci in tecnicismi o virtuosismi fini a se stessi. Un bel brano può funzionare benissimo anche con quattro accordi. Purtroppo a volte mi capita di notare come alcuni si ostinano a etichettare la propria musica come ''prog'' per il semplice fatto che ci ha messo un Mellotron e ha fatto brani da venti minuti. Sono tutte peculiarità del progressive, ma vecchia scuola. Oggi come all'epoca serve comunicare con la musica, ma in maniera differente.
Sicuramente, in una società dove otteniamo tutto con un click, tante persone si giustificano col non avere più tempo per fare cose, come ascoltare un disco con attenzione e questa la dice lunga su come sia cambiato il modo di poter fare musica per l'ascoltatore.
ERIC
OMBELLI: Senza
dubbio un nostro punto di forza è l'assenza di pregiudizi e confini
mentali che spesso ingabbiano chi fa musica di questo genere. Il prog
non è un dogma ma un punto di partenza. Molte band replicano gli
stessi suoni degli anni 70 e basta, noi invece proviamo a portare il
vecchio genere nel nuovo secolo, anche con influenze moderne.
Parallelamente l'utilizzo degli arrangiamenti orchestrali finemente
curati da Luca Z è da sempre qualcosa che ci distingue e per cui ci
riconoscono.
MARCO
MAZZUOCCOLO:
Credo che la forza dei Barock Project sia proprio quella di non
riuscire ad essere catalogati. Sicuramente si sentono le influenze
del prog anni '70 che tutti noi amiamo, ma è tutto condito da
arrangiamenti sinfonici e, specialmente negli ultimi due dischi, da
un sound moderno. La melodia è sempre e comunque il filo conduttore,
mi ricordo quando, appena entrato nella band, sentii per la prima
volta brani come Back
To You
o Fool's
Epilogue,
nonostante fossero corposi e con un sacco di temi mi rimasero subito
in testa.
FRANCESCO
CALIENDO: da
musicista, ma prima di tutto da ascoltatore, sento in questa band
l’originalità che non sempre si trova nella musica, ma soprattutto
in un genere così radicato alle tradizioni. Le influenze sono tante,
spesso molto presenti, e spaziano in una lunga lista di artisti e
repertorio. Queste però sono parte del background musicale,
insidiate nella cultura del compositore della band, e questo per me
riesce a creare un prodotto non scontato, che viene ben miscelato con
un sound che tende ad esplorare nuovi orizzonti. Non so se questo ci
differenzia dalle altre band, ma credo fortemente che è una delle
principali caratteristiche.
Alla
fine del primo dischetto c’è una formidabile Los
Endos
dei Genesis: come mai?
LUCA
ZABBINI: Suonare
quel brano ai nostri concerti era abitudine durante i nostri live di
dodici anni fa. L'abbiamo riproposto semplicemente come tradizione
dei nostri live, solo perchè è un brano divertente da
suonare.
Skyline è stato un momento felice – non solo per il responso del pubblico – e i suoi brani animano il secondo dischetto. Che importanza riveste questo album?
Skyline è stato un momento felice – non solo per il responso del pubblico – e i suoi brani animano il secondo dischetto. Che importanza riveste questo album?
LUCA
ZABBINI: Skyline
per quanto mi riguarda è stato il frutto di un periodo di
vertiginosi alti e bassi nella mia vita. Indubbiamente per la band è
stato un bel momento e durante le registrazioni ci siamo divertiti
anche parecchio.Non posso nascondere che questo disco per me ha una
certa importanza, anche se devo dire che oggi, sebbene sia uscito
solo un anno fa, sento di aver scritto quei brani con una visione un
po' ''naif'' delle mie vicende personali.
ERIC OMBELLI: Sicuramente Skyline ha avuto una grande importanza per la band perché ha contribuito molto a diffondere la nostra musica nel mondo, anche grazie a pregevoli collaborazioni con nomi di fama internazionale (De Scalzi, Whitehead), ma rappresenta anche un traguardo e un orgoglio personale essendo il primo disco che realizzo dopo tanti tentativi non riusciti con altri progetti.
In
chiusura di album un inedito, My
Silent Sea:
di che si tratta?
LUCA
ZABBINI: Quando
ho scritto questo brano, mi sono reso conto di essere arrivato ormai
ad un punto di svolta e con i Barock stiamo deviando verso una
comunicazione diversa. Dovevo in qualche modo chiudere il capitolo
Skyline,
così ne ho ripreso musicalmente le atmosfere sognanti e il carattere
narrativo per dare così un epilogo alla storia di questo uomo sulla
zattera. Antonio De Sarno, il nostro scrittore di testi, ha ben
pensato di dare il giusto senso alla musica che avevo scritto.
Potrebbe tranquillamente sottotitolarsi Skyline
Epilogue.
ERIC
OMBELLI:
E' un brano piuttosto lungo che ricalca le atmosfere e i temi della
canzone Skyline.
E' stata scritta da Luca Z e sulla sua demo abbiamo lavorato dapprima
io, poi Marco e Francesco, contribuendo ognuno con le proprie idee…
sono molto soddisfatto di questo metodo di lavoro e del brano che ne
è scaturito.
MARCO
MAZZUOCCOLO:
My
Silent Sea
è un ponte verso il futuro, verso il prossimo orizzonte a cui
puntare, sia musicalmente che nella vita. Ognuno di noi sta vivendo o
ha vissuto distacchi importanti negli ultimi tempi, abbiamo dovuto
affrontare dei cambiamenti che ci portano a guardare più in la di
prima. Nel testo di Antonio emerge proprio questo, si giunge alla
fine di un viaggio che porta inevitabilmente ad un altro, d'altronde
l'orizzonte non si raggiunge mai, giusto? Musicalmente parlando credo
rispecchi tutto questo, il nuovo album, infatti, è il nostro nuovo
orizzonte, porterà grandi novità che non saranno certo le
ultime!
A proposito di live, il 18 giugno Luca Zabbini parteciperà a un evento importantissimo: il concerto di tributo a Keith Emerson. Per i Barock è stato più di un ispiratore…
A proposito di live, il 18 giugno Luca Zabbini parteciperà a un evento importantissimo: il concerto di tributo a Keith Emerson. Per i Barock è stato più di un ispiratore…
LUCA
ZABBINI: Keith
per me è stato molto più che un ispiratore. Direi un vero e proprio
mentore ''indiretto'' tramite la sua musica e se oggi sono un
musicista stimato lo devo a lui. I Barock stessi non esisterebbero se
non avessi mai scoperto i suoi dischi. Keith ha saputo trasmettere a
tante persone nel mondo ciò che significa voler bene alla musica,
perchè in fondo lui voleva questo. Al di la' della facciata esterna
su cui molti ancora si soffermano, come i coltelli nell'hammond e via
dicendo, il vero Keith era quell'uomo devoto alla musica. Questo è
ciò che ho avvertito da bambino quando l'ho ascoltato ed è stato
l'esatto momento in cui ho iniziato ad amare veramente la musica con
la emme maiuscola.
Qual
è secondo voi lo stato di salute del prog oggi? Ci sono vostri
colleghi che seguite e volete segnalare?
LUCA
ZABBINI: Inutile
dire che il prog oggi è un genere di nicchia ed estremamente
faticoso da ascoltare con attenzione, non nego il fatto che è così
anche per il sottoscritto. Onestamente, per quanto possa sembrare il
contrario, non ascolto quasi mai prog. Preferisco ascoltare diversi
generi dove posso trarre ispirazione per filtrarli, mischiarli e
scrivere qualcosa. Il prog è un genere per pochi affezionati, non ha
più quel potere che aveva quarant’anni fa.
Personalmente gli unici artisti che ascolto con piacere nel genere odierno sono sicuramente Steven Wilson e i Big Big Train. Il primo perchè guarda in avanti con un occhio rivolto al passato in maniera intelligente, i secondi perchè hanno delle soluzioni melodiche affascinanti e un cantante con una bella voce e che non mi stanca.
Personalmente gli unici artisti che ascolto con piacere nel genere odierno sono sicuramente Steven Wilson e i Big Big Train. Il primo perchè guarda in avanti con un occhio rivolto al passato in maniera intelligente, i secondi perchè hanno delle soluzioni melodiche affascinanti e un cantante con una bella voce e che non mi stanca.
MARCO
MAZZUOCCOLO: Domanda
difficile! Credo però che abbia vissuto momenti più bui di questo.
Ci sono band che hanno portato qualcosa di nuovo nel prog che hanno
avuto grande successo: Steven Wilson, Dream Theater, Tool, Porcupine
Tree e questo è importante perchè la nostra generazione ha più
riferimenti a cui ispirarsi, loro hanno avuto “solo” i giganti
degli anni '70 noi invece abbiamo anche altro ed è questo che porta
evoluzione alla musica. Ultimamente sono pazzo per gli Hiatus Kaiyote
che sicuramente non piaceranno ai lettori di queste intervista! Di
più simili a noi e più propriamente prog mi sono piaciuti molto i
Leprous a Veruno e trovo molto interessanti anche gli Haken.
Al
Festival Baja Prog di Mexicali è stato eretto un monumento - unico
al mondo nel suo genere - dedicato al progressive, con un sistema
audio che suona 24 ore non stop e include anche due vostri brani!
ERIC
OMBELLI: Sicuramente
qualcosa di cui essere fieri. Speriamo di poter portare là quelle
note di persona prima o poi.
MARCO
MAZZUOCCOLO:
Grandioso! Sono fierissimo di tutto ciò! Spero che questo serva a
cospargere il mondo di nuova musica senza isolare il mondo del prog
più di quanto già non lo sia.
FRANCESCO
CALIENDO:
Penso che questo si possa tradurre in un bel riconoscimento artistico
per Luca Zabbini e i Barock Project.
È
da Skyline
qui che partirete per il nuovo disco in studio o dobbiamo aspettarci
novità e sorprese?
LUCA
ZABBINI: Il
nuovo disco è già in lavorazione e avrà poco a che fare con i
precedenti. Abbiamo virato la ''zattera''... sarà un disco molto più
diretto e concreto. Non escludiamo le sorprese...
ERIC
OMBELLI:
Ogni disco dei Barock finora è stato un'evoluzione del precedente,
pur senza rompere la continuità del nostro suono. Anche per il
prossimo si può dire lo stesso. In più, pur mantenendo Luca come
primo compositore, il contributo di ciascuno è sempre maggiore,
rendendo i Barock sempre di più un gruppo nel vero senso della
parola. Credo che gli effetti di questo processo siano molto positivi
sulla nuova musica che ne è nata.
MARCO
MAZZUOCCOLO:
Il nuovo disco porterà grandi novità, per la prima volta stiamo
collaborando anche io e Eric alla stesura dei brani, agli
arrangiamenti e alle registrazioni. Un nuovo modo di lavorare con il
quale stiamo ottenendo risultati sempre più soddisfacenti in termini
sia compositivi che sonori. Sarà un sound nuovo, che però manterrà
i punti cardine della band, sinceramente siamo tutti molto entusiasti
e non vediamo l'ora di portarlo a termine!
Barock
Project:
Barock
Project Facebook:
Management:
Stars Of Italy