Gabriele Mazzucco,
giovane autore di talento, in scena dall’8 aprile al Teatro Don Luigi Guanella di Roma con “La storia di mezzo” che racconta di un
licenziamento. Tema molto attuale oggi!
Ho scritto questa storia
nel 2009 ed in realtà la situazione di oggi era ancora in fase di
costruzione. Da lì a qualche anno sarebbero cominciati i tantissimi
suicidi di imprenditori e di lavoratori. In qualche modo è diventato
profondamente contemporaneo con il tempo. Quando l’avevo scritto,
avevo in qualche modo immaginato la situazione che di lì a poco si
sarebbe palesata. Oggi è diventato un testo terribilmente
contemporaneo. All’inizio voleva avere un ambito familiare più che
sociale. Ho raccontato la storia dei giovani di allora, le loro
difficoltà a trovare lavoro, la disoccupazione giovanile aveva
cominciato ad essere importante. Lo scontro era quasi sicuramente in
un ambito familiare, quindi le famiglie che i formavamo, quelle che
andavano a vivere insieme. L’ho allargato come linea narrativa fin
da subito cercando di fare una similitudine con un pensiero, una
teoria dell’anarchismo. Cercando di dare un respiro più ampio e
poi casualmente ha coinciso con gli eventi che sono andati a seguire.
La storia è
raccontata con una venatura comica e surreale. Come sei riuscito a
portare un tema così forte a Teatro?
L’ho scelto
deliberatamente. La linea dei miei testi è quella di divertire il
pubblico su tematiche profonde e drammatiche. E' uno spettacolo
deliberatamente tragicomico, c’è sicuramente più di uno spunto di
riflessione, però il sorriso e l’ironia sono le uniche armi che
l’essere umano ha per resistere ai drammi che spesso incontra
durante la vita. Ho scelto di metterlo in campo e di utilizzarlo sia
nella narrativa dei miei testi ed un po’ a tutte le produzioni
teatrali, sia per quanto riguarda i ragazzi, i bambini e gli adulti.
A te spesso piace
provocare il pubblico, soprattutto con i titoli dei tuoi testi, come
ad esempio con il precedente spettacolo “M’iscrivo ai
terroristi”. Il pubblico come reagisce?
Sicuramente ci sono dei
dibattiti prima, durante e dopo la stesura dei testi. Il titolo è
solo un pretesto all’interno della drammaturgia e della storia. Per
quanto riguarda “M’iscrivo ai terroristi”, il mio obiettivo non
era quello di riferirmi alla situazione attuale di chi sta
terrorizzando il mondo. Bensì mi riferivo ad uno scherzo telefonico
degli anni 80-90 che sentivamo da ragazzini. Per utilizzarlo come
similitudine delle caratteristiche dell’uomo medio di oggi.
In che senso “La
storia di mezzo è una favola per adulti”?
I personaggi sono molto
fiabeschi, si umanizza il gatto, il pesciolino. C’è una Musa della
musica che in realtà è un Talent-scout che trasforma i musicisti
mediocri in icone del Rock. In qualche modo si fa un salto nel
surreale, nello stile “fumettoso” che mi diverte scrivere e viene
presentato come una fiaba ma in realtà non è una fiaba per ragazzi
ma viste le tematiche che ho scelto di affrontare una fiaba per
adulti.
Questo spettacolo
nella stagione 2014/2015 è stato record d’incassi. Quest’anno il
Cast è stato in parte rinnovato. Che ruolo ha Gigi Palla?
E’ Amato un portiere
militarizzato, un braccio comico della legge. E’ parte di Tex
Willer che ci rimanda allo sterminio degli indiani. C’è Luca
Restagno nel ruolo di Simone il protagonista e poi c’è Armando
Sanna nel ruolo di Angel la Musa della Musica.
Come è nata la
passione per il Teatro?
In realtà nasco come
scrittore cinematografico, dopo le prime esperienze nel cinema, ho
visto che con il Teatro, riuscivo ad avere una forma di espressione
più diretta, riuscivo a rappresentare più facilmente quello che
scrivevo. Dopo il primo testo “Chi è di scena” che ha avuto un
grande successo, in qualche modo è diventata una prosecuzione logica
l’attività di scrittura finalizzata al teatro. Lavorandoci ho
scoperto la magia che si crea con il pubblico, oggi non riuscirei a
scrivere niente che non sia per il Teatro.
Non trovi che la
scrittura teatrale sia più libera, intesa come libertà di
espressione, senza censure.
Sicuramente c’è la
possibilità di creare dal nulla, di rappresentare qualsiasi
situazione, qualsiasi emozione, qualsiasi spunto espressivo dà dei
margini sicuramente molto più ampi della maggior parte delle altre
arti.
Con questi successi
pensi di aver realizzato il tuo Sogno o non è mai stato un Sogno?
Abbiamo
fatto il primo passo. Il mio sogno è quello di avere una produzione
sterminata di testi. Il mio sogno è quello di poter scrivere dalla
mattina alla sera di Teatro. Ci stiamo provando con il mio gruppo, i
ragazzi della Compagnia degli Arti gialli. Il mio sogno è abbastanza
irraggiungibile, nel senso che vorrei fare lo scrittore H24. Abbiamo
appena imboccato il sentiero e speriamo che questa strada ci porti il
più lontano possibile.
Sei un Autore
indipendente ed immagino avrai grandi difficoltà ad allestire gli
spettacoli. Come riesci a superarle?
Con tanta fantasia, con
tanto sudore e piano piano con il mio gruppo stiamo cercando di
essere indipendenti, facciamo le scene, i costumi. Io faccio anche il
disegno luci. Cerchiamo nel mio gruppo di lavoro composto da cinque
persone di superare tutte quelle che sono le esigenze tecniche
dettate dallo spettacolo così da poterci permettere di abbattere i
costi, cercando di fare al meglio le nostre rappresentazioni.
Hai parlato della
difficoltà dei giovani di trovare lavoro. Cosa consiglieresti a chi
vorrebbe intraprendere il tuo mestiere?
Innanzitutto quello di
saper convivere con il mal di testa e di stomaco perché non è il
mondo di lustrini che immagina chi si approccia al Teatro, almeno
all’inizio. E’ un lavoro artigianale che va fatto con cura,
passione e resistenza alle fatiche del lavoro. Farlo con amore e
senza aspettative che non corrispondono alla realtà. Il teatro non è
il successo che ci immaginiamo quando idealizziamo il mestiere di
attore e regista. Il bello del Teatro è quello di poter comunicare
con lo spettatore in sala, nel momento in cui c’è la
rappresentazione.
Elisabetta Ruffolo